Fulvio Collovati, ex giocatore del Milan, ha parlato nella sua lunga intervista a 'La Gazzetta dello Sport
"Rocco e Bearzot erano duri, ma paterni. Liedholm aveva la fissazione dell’astrologia, diceva che i grandi calciatori dovevano nascere sotto il segno della Bilancia, come lui, e io sono stato attento, ho seguito il suo consiglio". Così Fulvio Collovati, ex giocatore del Milan, ha parlato nella sua lunga intervista a 'La Gazzetta dello Sport'.
La doppia retrocessione col Milan, Baresi e non solo: Collovati si racconta
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"Non fu Trap a segnalarmi al Milan, però è vero che lui viveva in una casa con una finestra affacciata sul campo. Il Cusano aveva un ottimo vivaio, da lì sono usciti Pierino Prati, Lele Oriali. Un giorno, il presidente del Cusano, Crippa, mi chiese: “Ti vogliono Milan e Inter, chi scegli?”. Risposi di getto: “Milan!”. Ero tifoso rossonero e Gianni Rivera era il mio idolo. I primi anni al Milan sono stati duri, da Limbiate dovevo prendere tre mezzi per andare ai campi di Linate. Poi mi misero in collegio a Milanello. Vivevamo lì, tutti ragazzi, dividevo la camera con Franco Baresi. La mattina ci portavano a scuola a Milano, in un istituto vicino a corso Como, in Porta Nuova, che non era come è oggi: c’erano le giostre, il luna park".
Su Nereo Rocco
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"Anche il Paron, nei suoi ultimi anni, aveva scelto di stare a Milanello. Cenava con noi e ci diceva: “Mona, me racomando stasera non andate a donne”. E noi: “Signor Rocco, al massimo possiamo andare in paese, a Carnago, e lì la sera c’è il deserto. Rocco veniva da un calcio in cui difensori erano duri, gente tosta come Anquilletti e Rosato, c’era Benetti a centrocampo. La grinta non mi mancava, ma ero un difensore che giocava pulito. Oggi mi viene da ridere quando sento parlare di costruzione dal basso: c’era già all’epoca, con Beckenbauer, Scirea, Franco Baresi. In compenso, Liedholm non voleva che si sprecasse il pallone, mai".
Lo scandalo scommesse e la Serie B
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"Io e Franco Baresi eravamo giovani, non sapevamo nulla, ma qualcosa in campo avevamo capito, c’era gente che si scansava. Restai al Milan in Serie B per riportarlo su e per non perdere la Nazionale per tre volte il sabato giocai con l’Italia nelle qualificazioni al Mondiale ’82 e la domenica pomeriggio nel Milan. Me lo chiese Bearzot e obbedii".