L’ex arbitro Paolo Casarin ha analizzato il delicato momento della classe arbitrale italiana durante un intervento a TMW Radio
L’ex arbitro Paolo Casarin ha analizzato il delicato momento della classe arbitrale italiana durante un intervento a TMW Radio, nel programma Maracanà. Dopo un weekend di Serie A segnato da errori e polemiche, l’ex direttore di gara ha offerto una riflessione sul ruolo degli arbitri, sulla tecnologia e sulla necessità di maggiore personalità nel gestire le partite.
IL RUOLO DELL’ARBITRO – “Gli arbitri fanno parte del mondo del calcio e ogni componente deve dare il proprio contributo per far sì che il gioco prosegua nel modo giusto. Il calciatore è fondamentale, l’allenatore è importantissimo e l’arbitro è colui che tiene in piedi la partita. Le regole alla fine si riducono a due: fuorigioco e falli. Oggi si gioca diversamente e abbiamo modificato tante regole, ma spesso inutilmente, perché siamo presuntuosi. Non c’è più la discriminante della volontarietà nei falli di mano, ad esempio, e questo ha complicato il compito degli arbitri.”
LA VISIONE PARZIALE DELLA TV – “Noi guardiamo tutto attraverso le immagini televisive, ma questa è una visione parziale del gioco. Non sempre si capisce l’intensità di un contatto o una spinta. Solo chi è in campo può davvero percepirlo. Oggi gli arbitri vivono per questo mestiere, sono immersi nel calcio in maniera totalizzante. In passato era meglio quando gli arbitri avevano anche un altro lavoro, che permetteva loro di affrontare la professione con maggiore serenità.”
IL VAR, TRA VANTAGGI E LIMITI – “Il VAR può aiutare a risolvere alcuni errori, ma non sempre è sufficiente. Ho fatto abbastanza cavolate in carriera, quindi so quanto possa essere un sollievo correggere un errore evidente. Ma a volte anche il VAR non basta. Per essere un buon arbitro servono tranquillità e autorevolezza. L’arbitro deve far capire che è al servizio del gioco, non il contrario.”