Se questa è stata la chiave più importante per la vittoria del Milan nel derby: «L’altra è che l’Inter sa sfruttare molto anche i cambi di campo, però in questo caso non ha mai trovato un varco vero dove entrare. Allegri ha lavorato bene nonostante il pochissimo tempo a disposizione: con la squadra al completo ha potuto fare solo due allenamenti».
Capello sul perché il Milan sia da Scudetto: «La premessa è che resta un problema evidente davanti: manca un centravanti. Ma, detto questo, nella squadra si vedono chiaramente voglia, spirito e l’idea di essere protagonisti. Il tutto favorito da una classifica dove non eccelle nessuno. E poi c’è ovviamente il vantaggio netto di non avere le coppe, che permetterà ad Allegri di lavorare con giocatori che non sono stanchi e stressati. Infine, Allegri è riuscito a entrare nella testa dei giocatori. La squadra ha fatto risultato contro quattro squadre di vertice, sarebbe riduttivo parlare solo di derby».
Su dove è cresciuto il Milan di Allegri: «Nell’ordine in campo. Prima era una squadra che io definisco sparpagliata, e non mi riferisco solo alla scorsa stagione ma anche ad alcune partite di quest’anno. Succedeva soprattutto quando veniva persa palla, ora invece vedo tutti ordinati e attenti. Si aiutano dal primo all’ultimo».
Su quanto c'è di Allegri in questo Milan: «Direi il 70-80%, perché contro le grandi non vinci se non sei entrato nella testa dei giocatori. Lungo una stagione ci sono degli step da superare e li superi solo se sei convinto che le direttive dell’allenatore siano corrette».
"Sono i dettagli che fanno la differenza. E si vede che Max ha buona memoria"
—Sul Milan che accetta il possesso palla altrui e che punta sulle ripartenze: «Non sono così convinto che questo piano gara sia un rischio: se hai delle attitudini a giocare in quel modo e riesci a restare sempre concentrato, può essere un’arma vincente».
Su Allegri che dice che il Milan fatica quando deve dettare il ritmo: «È paradossale ma è vero. Non dimentichiamo anche che non ha a disposizione una rosa ricchissima e quindi non ha un’infinità di soluzioni per variare il piano tattico».
Sulla gestione del gruppo di Allegri a Milanello, con attenzione maggiore a regole e comportamenti: «C’è chi pensa si tratti di dettagli, in realtà sono proprio le cose che fanno la differenza. Servono a creare gruppo e mentalità vincente, questa è sempre stata l’anima e la forza del Milan. Per come sta gestendo la situazione Allegri, direi che sta riportando in vita il vecchio Milan. Si vede che Max ha buona memoria ...».
"Rabiot fondamentale. Contento per la crescita degli italiani"
—Su Alexis Saelemaekers che dice come Allegri abbia ricreato il senso di 'famiglia' dell'anno dell'ultimo Scudetto: «Beh, giova ricordare che la scorsa è stata un’annata da dimenticare nel modo più assoluto. Mancavano orgoglio, anima e forza, non c’era la capacità di gestire squadra come il Milan».
Sul nemico più infido per il Milan di Allegri: «La mancanza di concentrazione. Le partite più importanti mentalmente si preparano da sole, quelle che ti fanno arrabbiare di più sono contro le squadre di livello inferiore».
Sull'importanza di Adrien Rabiot nel Milan: «Uomo fondamentale. In lui vedo la voglia di rivincita, di dire al mondo “avete sbagliato, ora ve la faccio vedere io”».
Sul derby di Davide Bartesaghi: «Sono contento per lui e per gli altri italiani. Anche Matteo Gabbia sta crescendo, mi è piaciuto molto».
Su Mike Maignan: «La grande notizia è che è tornato. Giocare con un portiere che ti dà sicurezza significa punti. Io ho giocato con Dino Zoff ed era facile. Ho allenato Gianluigi Buffon ed era una garanzia, lo stesso con Sebastiano Rossi. Portieri come Mike fanno punti».
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Sul rinnovo di Maignan complicato: «Dopo Gianluigi Donnarumma il Milan ha avuto la fortuna e la bravura di mettere le mani su Maignan, quindi il consiglio è scontato: prolungare. Trovare portieri che fanno punti non è facile».
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