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Milan, Capello rivela un retroscena su Berlusconi: e sul suo ritorno in rossonero …

Fabio Barera Redattore 
Fabio Capello, ex allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista soffermandosi anche sul suo passato in rossonero

Fabio Capello, ex allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni del quotidiano 'El Mundo', ricordando la sua esperienza in rossonero e rivelando un retroscena su Silvio Berlusconi. Ecco, dunque, un estratto delle sue parole.

Capello: "Ecco perché tornai al Milan. Berlusconi mi chiese ..."

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"Mi chiamano da ogni dove. Il problema è che per me il calcio è una cosa naturale, anche se non lo vorrei. Cerco di fare cose diverse. Viaggiare, stare con la gente, leggere molta storia... Prima avevo tempo solo d'estate per godermi tutto questo, ora ne ho un po' di più, ma non molto. Alla fine, tu sei quello che sei e io sono un calciatore e un allenatore. Non posso farci niente. Un allenatore che, dopo aver preso il posto di Sacchi e aver vinto la Champions League con il Milan, ha allenato due volte il Real Madrid e in entrambe le occasioni ha vinto il campionato (96-97 e 06-07) ed è durato solo un anno. Come si spiega questo? Ognuno di loro era diverso. La prima volta vincemmo il titolo e Berlusconi mi chiamò per chiedermi di tornare al Milan. Glielo dovevo per l'opportunità e la fiducia che mi aveva dato all'inizio della mia carriera di allenatore. Ecco perché sono tornato".

"L'ho spiegato al presidente Lorenzo Sanz, lui mi ha capito e così ho legato la cosa con Berlusconi. La seconda volta ho vinto di nuovo il campionato, ma la società aveva agito troppo frettolosamente. In un momento di grande difficoltà a metà stagione, ingaggiarono un altro allenatore per l'anno successivo (Bernd Schuster) e, anche se in seguito tornammo e diventammo campioni, mi licenziarono. La verità è che non avevo un buon rapporto con il presidente, Ramón Calderón, ed è stato molto bello vincere quel campionato e dimostrare che non sapevo molto di calcio. Il Madrid era da tre anni che non vinceva un titolo e decise di licenziare colui che gli aveva regalato la Liga… In entrambe le occasioni il contesto era quello di un allenatore severo e difensivo in uno stadio che richiedeva un calcio offensivo e uno spogliatoio pieno di campioni con un atteggiamento, diciamo, permissivo. Ci sono molti luoghi comuni riguardo agli stili. Ho giocato per vincere".