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Brocchi: “Ha più probabilità di vincere il Milan. Ho molta stima nei confronti di Allegri”

Redazione PM
L'edizione odierna di 'Tuttosport' ha intervistato Cristian Brocchi in vista di Juventus-Milan. I suoi ricordi in rossonero (tra panchina e campo), le parole su Gattuso CT, su Locatelli, Di Gregorio e molto altro

Cristian Brocchi ha vissuto due vite al Milan. La prima da giocatore, la seconda da allenatore. I suoi ricordi più positivi in rossonero, chiaramente, sono legati alla prima tra queste due. Tanti i trofei vinti, tra cui la Champions League del 2003, sollevata nel cielo di Manchester dopo aver sconfitto la Juventus ai rigori. In vista della sfida di Serie A tra bianconeri e rossoneri all'Allianz Stadium, 'Tuttosport' ha intervistato Brocchi. Di seguito, si riporta l'intervista completa. Ha trattato tantissimi temi, dai ricordi al Milan (tra campo e panchina) ai giocatori che ha allenato e che saranno protagonisti di questo big match.

I ricordi di Brocchi al Milan da allenatore e da giocatore

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Sui ricordi di Juventus-Milan: "Da allenatore, mi viene subito in mente la sconfitta nella finale di Coppa Italia del 2016... Una serata che mi ha lasciato una grande delusione. In parte, forse, avrebbe potuto cambiare il mio percorso da allenatore. L'avevamo giocata bene, perdendola poi nel finale. Avremmo meritato di più. Ma fa parte del gioco ... Poi ovviamente ripenso alla Champions vinta con il Milan nel 2003. Un ricordo indelebile e stupendo. A Manchester non sono sceso in campo, ma nel corso del torneo ho dato il mio contributo anche da titolare, come nella semi contro l'Inter. Quel successo ce l'ho tatuato sulla pelle ...".

Che aria si respirava prima della finale? "A dire la verità, eravamo molto più tesi per gli euroderby in semi. A Manchester ci siamo arrivati con le spalle più larghe, dopo due vigilie toste. L'idea della sconfitta non ci ha sfiorato nemmeno per un secondo. Eravamo più pronti e consapevoli: sapevamo che, in un modo o nell'altro, l'avremmo portata a casa. Non servivano discorsi o frasi a effetto. Bastava guardarsi negli occhi: c'era un non verbale meraviglioso ...".

Su alcuni suoi ex giocatori

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Su Gattuso CT della Nazionale: "C'era bisogno di una figura che portasse garra e senso di appartenenza: valori che Ringhio ha sempre incarnato nel corso della sua carriera. Da allenatore, magari, non è ancora riuscito a imporsi come voleva. Ma questo non significa che lui e il suo staff non sappiano lavorare. Per gli Usa voglio essere fiducioso: ho un figlio di 16 anni che non ha mai visto l'Italia ai Mondiali. Non sarà facile, ma ci credo".


Tanti suoi ex giocatori nel giro della Nazionale. È emozionante? "Certo, ma non mi piace parlare dei miei ragazzi prendendomi il merito del loro exploit. È più bello quando sono loro a parlare di te".

Su Locatelli (che ha fatto esordire in Serie A): "Erano un paio d'anni che dicevo al presidente Berlusconi quanto fosse forte Manuel, e che un giorno sarebbe stato un giocatore importante per il Milan. Il mio contributo nella sua crescita non sta tanto nell'averlo fatto esordire in A, quanto più nel lavoro nel settore giovanile. All'inizio Manuel era tutto tacco e punta. Un centrocampista elegante e tecnico a cui mancava, però, qualcosa dal punto di vista difensivo. Capitava spesso che finisse le partite senza un minimo di fango sulla divisa. Ecco l'ho aiutato a sporcarsi, a metterci più agonismo, più grinta".

"Oggi quando lo vedo entrare in scivolata o vincere un duello mi esalto. Mentalmente, poi, è davvero forte. Ma ha dovuto fare un percorso: al Milan all'inizio ha vissuto di entusiasmo fino ad arrivare a quel gol meraviglioso con la Juve. Da lì in poi tutti si aspettavano che continuasse a giocare a quel livello e lui non è riuscito a reggere l'urto dal punto di vista mentale. L'esperienza al Sassuolo è stata fondamentale in questo senso. Alla Juve ora è pronto perché ha capito che per giocare a determinati livelli devi farti andare giù determinate dinamiche. Negli ultimi due anni non ha sbagliato una partita. Ha la personalità per poter indossare la fascia bianconera".

Sul giorno dell'esordio in A di Locatelli: "Quando ho preso il posto di Mihajlovic, lui era giù di morale perché non aveva ancora giocato un minuto. Ci teneva tanto, non vedeva l'ora. Siamo andati a Genova per la mia prima partita contro la Samp e l'ho tenuto in panchina. Al fischio finale è venuto da me chiedendomi perché non l'avessi mandato in campo. Per stemperare gli risposi così: 'Tra i miei sogni c'è quello di farti esordire a San Siro, perché lì ne giocherai tante'. È bastata quella frase per fargli tornare il sorriso. Si è tranquillizzato. E la settimana dopo ho tenuto fede a quella promessa, lanciandolo ne finale contro il Carpi".

È stato lui a volere Di Gregorio a Monza? "Sì, anche se è arrivato da noi per fare il secondo portiere. Lui è un professionista esemplare: all'inizio l'ho fatto lavorare tanto perché volevo che facesse un salto di qualità nel gioco con i piedi. Ha avuto qualche difficoltà, ma se non passi da questi momenti come fai a migliorare? Michele negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale. È fortissimo, solido. Non esistono portieri che nell'arco di una stagione non commettono almeno 2/3 errori. Quindi non toccatemi Digre: deve essere lui il portiere titolare della Juve".

Verso Juventus-Milan, la sua previsione

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Insomma, chi vince domenica? "Mi aspetto una partita equilibrata. Il Milan è diventato squadra: sa lottare e soffrire insieme. La Juve ha voglia e la volontà di mettere da parte gli ultimi risultati e rilanciarsi alla grande. Se mi devo sbilanciare dico che ha più probabilità di vincere il Milan. Ma al 51%... Ho molta stima nei confronti di Allegri: crea il gruppo a sua immagine e somiglianza: pragmatico, focalizzato sulla vittoria. I rossoneri dal centrocampo in su sono davvero forti. In difesa, però, gli manca ancora qualcosa... Ci vorrebbe un centrale forte, alla Bremer, per intenderci ...".