Tanti suoi ex giocatori nel giro della Nazionale. È emozionante? "Certo, ma non mi piace parlare dei miei ragazzi prendendomi il merito del loro exploit. È più bello quando sono loro a parlare di te".
Su Locatelli (che ha fatto esordire in Serie A): "Erano un paio d'anni che dicevo al presidente Berlusconi quanto fosse forte Manuel, e che un giorno sarebbe stato un giocatore importante per il Milan. Il mio contributo nella sua crescita non sta tanto nell'averlo fatto esordire in A, quanto più nel lavoro nel settore giovanile. All'inizio Manuel era tutto tacco e punta. Un centrocampista elegante e tecnico a cui mancava, però, qualcosa dal punto di vista difensivo. Capitava spesso che finisse le partite senza un minimo di fango sulla divisa. Ecco l'ho aiutato a sporcarsi, a metterci più agonismo, più grinta".
"Oggi quando lo vedo entrare in scivolata o vincere un duello mi esalto. Mentalmente, poi, è davvero forte. Ma ha dovuto fare un percorso: al Milan all'inizio ha vissuto di entusiasmo fino ad arrivare a quel gol meraviglioso con la Juve. Da lì in poi tutti si aspettavano che continuasse a giocare a quel livello e lui non è riuscito a reggere l'urto dal punto di vista mentale. L'esperienza al Sassuolo è stata fondamentale in questo senso. Alla Juve ora è pronto perché ha capito che per giocare a determinati livelli devi farti andare giù determinate dinamiche. Negli ultimi due anni non ha sbagliato una partita. Ha la personalità per poter indossare la fascia bianconera".
Sul giorno dell'esordio in A di Locatelli: "Quando ho preso il posto di Mihajlovic, lui era giù di morale perché non aveva ancora giocato un minuto. Ci teneva tanto, non vedeva l'ora. Siamo andati a Genova per la mia prima partita contro la Samp e l'ho tenuto in panchina. Al fischio finale è venuto da me chiedendomi perché non l'avessi mandato in campo. Per stemperare gli risposi così: 'Tra i miei sogni c'è quello di farti esordire a San Siro, perché lì ne giocherai tante'. È bastata quella frase per fargli tornare il sorriso. Si è tranquillizzato. E la settimana dopo ho tenuto fede a quella promessa, lanciandolo ne finale contro il Carpi".
È stato lui a volere Di Gregorio a Monza? "Sì, anche se è arrivato da noi per fare il secondo portiere. Lui è un professionista esemplare: all'inizio l'ho fatto lavorare tanto perché volevo che facesse un salto di qualità nel gioco con i piedi. Ha avuto qualche difficoltà, ma se non passi da questi momenti come fai a migliorare? Michele negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale. È fortissimo, solido. Non esistono portieri che nell'arco di una stagione non commettono almeno 2/3 errori. Quindi non toccatemi Digre: deve essere lui il portiere titolare della Juve".
Verso Juventus-Milan, la sua previsione
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Insomma, chi vince domenica? "Mi aspetto una partita equilibrata. Il Milan è diventato squadra: sa lottare e soffrire insieme. La Juve ha voglia e la volontà di mettere da parte gli ultimi risultati e rilanciarsi alla grande. Se mi devo sbilanciare dico che ha più probabilità di vincere il Milan. Ma al 51%... Ho molta stima nei confronti di Allegri: crea il gruppo a sua immagine e somiglianza: pragmatico, focalizzato sulla vittoria. I rossoneri dal centrocampo in su sono davvero forti. In difesa, però, gli manca ancora qualcosa... Ci vorrebbe un centrale forte, alla Bremer, per intenderci ...".
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