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INTERVISTE

Boban: “Milan, la vera sfida ora è ripetersi. Tra me e il club …”

Intervista Boban AC Milan
Zvonimir 'Zorro' Boban, ex centrocampista ed ex dirigente del Milan, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport'. E non soltanto del Diavolo

Daniele Triolo

Zvonimir 'Zorro' Boban, ex calciatore ed ex dirigente del Milan, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Queste le dichiarazioni del croato.

L'intervista di Boban (UEFA) sul Milan e non soltanto ...

Sulla Champions League 2022-2023: «Sarà la più bella di sempre? Sì, ma per me tutte le Champions sono state di una bellezza pazzesca, è la competizione calcistica che più ci definisce».

Sul fatto che si possa fare meglio del Real Madrid della passata edizione: «Ne sono convinto, perché il calcio ci sorprende sempre. Questa Champions ha mille motivi di fascino. Le mie favorite sono Manchester City, PSG e Bayern».

Sulla vittoria delle 'Merengues' nel 2022 nonostante fossero tra gli sponsor della SuperLega: «È stata la dimostrazione di quanto la UEFA sia pulita e che il calcio è imprevedibile, come la vita. Sono molto felice per Carlo Ancelotti e Luka Modrić: si meritano tutto».

Sulla SuperLega: «Era un piano assurdo e morto in 2 giorni nell’ aprile 2021. Anzi, possiamo dire mai nato. Qualsiasi progetto calcistico, dove sana competizione e valori dello sport non sono al primo posto, è destinato a finire male. Il calcio appartiene a tutti quelli che lo amano e lo seguono. La SuperLega è stato un maldestro tentativo di rubarlo a tutti noi ed è vergognosamente fallito come merita. Ne stiamo parlando anche troppo: non esisterà mai».

Su Adriano Galliani che caldeggia la SuperLega senza le inglesi: «Adriano è un grande, lo adoro, ma sono rimasto molto sorpreso e deluso dalle sue affermazioni. È come tradire la propria storia calcistica e quella rossonera per la quale lui è stato importantissimo. Quando la Serie A dominava nessuno si preoccupava degli altri, neanche lui. Ovvio che vorremmo tutti che le leghe crescessero e ci fosse più equilibrio, dai ricavi alla forza delle squadre. Quando si faranno nuovi stadi, sono sicuro che la Lega italiana potrà competere con quella inglese e vivere un vero rinascimento. Bisognava pensarci già 30 anni fa, ma meglio tardi che mai. Nel frattempo la Premier ha lavorato bene e ha meritato crescita e soddisfazioni. Ci sono dei cicli: questo è il loro».

Sul V.A.R.: «All’inizio capivo i dubbi di chi lo discuteva, era una reazione naturale e logica, calcistica direi. Ma dopo tutti i miglioramenti e le tante partite corrette da gravi errori, chi lo discute ancora non è intellettualmente onesto. Il V.A.R. non solo ha eliminato quasi tutti gli errori più grandi, ma è stato un messaggio di trasparenza del calcio, di risultati più giusti e una forma di protezione verso gli arbitri che possono sbagliare. Il V.A.R. non cambia il calcio, lo pulisce. La gente non si lamenta più urlando “Ladri”. A volte ora dice “Ma neanche con il V.A.R. …?”, però crede nel sistema calcio e questo non ha il prezzo. C’è voluto coraggio ma adesso è difficile immaginare il calcio senza V.A.R. e ne sono orgoglioso».

Sulle ultime novità introdotte: «Sono migliorative. A partire dal fuorigioco semi automatico che la UEFA introdurrà nella Champions già da quest’anno. Il sistema 3d abolisce le linee che nelle situazioni estreme erano meno chiare. Si velocizzeranno le decisioni e avremo una maggiore fluidità del gioco».

Sul pensiero della UEFA sulle simulazioni: «Che è meglio se i giocatori trattengono il fiato invece di urlare per ingannare l’arbitro. La linea della UEFA e del nostro designatore Roberto Rosetti è di avere un calcio più fisico, all’inglese. E io dico: meno male. Ai miei tempi se dopo aver subito un fallo facevi una sceneggiata, qualcuno dei tuoi ti strillava: “Ma che c... urli, alzati”! Adesso tanti, appena si sentono toccati, si buttano inscenando un dramma inesistente. Tutto questo è scorretto e disonesto: basta. Bisogna avere più rispetto per gli arbitri, gli avversari e il gioco del calcio».

Su cosa si aspetta dai Mondiali in Qatar: «Semplice: un bellissimo Mondiale come sempre».

Sui tornei nazionali spezzati a metà: «Bisognerebbe chiedere a chi l’ha voluto cosa pensava in quel momento. Ma sono finiti quasi tutti male, come meritavano. Se immagini un Mondiale in Qatar sei costretto a farlo d'inverno ...».

Sulle cose positive di questa scelta: «Solo che i giocatori saranno più freschi: giocheranno dopo 70 giorni dall’inizio della stagione. E le Nazionali piccole potranno tenere aggressività e ritmi più alti di quando si gioca a fine stagione, in estate. Potrebbe esserci più equilibrio».

Sul secondo Mondiale di fila senza l'Italia: «Mai, mi dispiace tantissimo, l’Italia è la mia seconda patria. Qatar 2022 senza l'Italia perde tanto, ma  anche in Russia l’Italia non c’era e è stato un bel torneo lo stesso».

Su quanto ci metterà il calcio nel recuperare i ricavi persi con la pandemia: «Quel che è perso è perso, ma per il risanamento ci vogliono due, tre stagioni: quelle decimate dal Covid. Il calcio è più forte delle crisi, basta che non si torni più alle irresponsabili gestioni dei club viste negli ultimi anni».

Sulla preoccupazione per lo stato di salute di alcuni top club come il Barcellona: «Sinceramente sì, vedremo come andrà a finire».

Su Xavi che ha chiesto l'introduzione del gioco effettivo contro le perdite di tempo: «Nutro una profonda stima per un genio del calcio, ma sbaglia. Quando si parla di regole del gioco bisogna pensare bene alle conseguenze reali, avendo rispetto per la storia e le tradizioni del calcio. Quanto tempo si starebbe allo stadio, 4 ore? Con 40 gradi o con -5? E come faremmo con i diritti tv? Quanto servirebbe per battere una punizione, quanto per un corner? Introduciamo un semaforo con la sirena? Nel basket si giocano meno di 50 minuti effettivi e la partita dura quasi tre ore, ma nei palazzetti, al chiuso. Nel calcio sarebbe un disastro. Già adesso ogni partita dura circa un’ora di gioco effettivo. Magari si può migliorare sul recupero da dare, ma senza stravolgere il calcio e americanizzarlo. Il gioco è bello, si segna più che mai: perché cambiare le regole? Se ricordo bene, sempre Xavi aveva proposto di giocare 10 contro 10. L'unica idea peggiore che ho sentito è di eliminare il fuorigioco ...».

Su chi citerebbe tra i club europei ricchi e virtuosi: «Ce ne sono tanti che fanno bene seguendo strategie diverse. Per me contano molto le scelte sportive e sono felice di vedere club che si affidano a tecnici per cicli lunghi senza isterie. Questo offre stabilità. Basti guardare al lavoro di Pep Guardiola e Jürgen Klopp: semplicemente straordinari».

Su Guardiola e Klopp che si sono lamentati con la UEFA per le troppe partite: «Dovrebbero dirlo ai propri club che spingono per giocare più gare europee, da dove vengono i ricavi maggiori, per poter pagare i lauti stipendi di giocatori e allenatori e tenere conti in ordine. Io ne ho vissute di stagioni piene di partite, e non mi dicano che era un calcio diverso perché nel dopo Sacchi si andava a 300 all’ora. Non ho mai sentito Franco Baresi o Ruud Gullit lamentarsi e ne giocavano 60 all’anno. Mai sentito Fabio Capello o Marcello Lippi lamentarsi e vincevano tutto. Klopp e Guardiola con i loro club vincono la Premier da anni e arrivano sempre in finale o semifinale della Champions, hanno le rose di 25 campioni e 5 sostituzioni, non capisco le lamentele. Magari sono alibi ma a loro non servono. Capisco che in Inghilterra si gioca una competizione in più, ma allora facciano una critica alla loro Lega. Ha ragione Aleksander Čeferin, e senza populismo, sono altri quelli che soffrono, certamente non allenatori e giocatori: noi siamo dei privilegiati».

Sulle novità tecnico-tattiche che propone attualmente il calcio: «Vedo tanti tecnici che giocano a tre dietro e mi dispiace. È un sistema faticoso, con cui non si occupa lo spazio nella maniera corretta, pieno di tatticismi, un po’ retrogrado e che implica teorie sul comportamento dei giocatori che in campo difficilmente trovano applicazione. I fluidificanti e le mezzali corrono troppo e quasi tutti ricevono la palla spalle alla porta o già pressati. Se hai qualità, si può vincere in ogni maniera, ma la storia e i numeri sono impietosi; negli ultimi 30 anni hanno vinto per il 90-95% le squadre che giocavano con 2 esterni e 4 dietro. Quasi nessuna con il rombo e pochissime con i 3 dietro che di solito diventano 5. Negli ultimi anni si vedono raramente i centrocampisti che dribblano, rischiano una giocata verticale, inventano e questo impoverisce il gioco. Nelle scuole calcio sbagliano a credere nel calcio con l’iPad. Allenatori: il talento va liberato, non imprigionato».

Su Lionel Messi e Cristiano Ronaldo alla fine di un'era: «Ci sono ancora, sono fenomeni. Giocano ancora bene ma certo non sono uguali a prima».

Sull'era di Kylian Mbappé ed Erling Haaland: «Si, sono giocatori assurdi, incredibilmente concreti pur essendo tanto giovani. Mbappé è un miracolo, ha tutto: classe, tiro, visione del gioco, grande tecnica e sembra volare più che correre. Quest’anno sia lui sia il Psg saranno più forti che mai. Haaland è un vichingo, ha meno qualità ma quasi gli stessi risultati. È una vera forza della natura, un goleador nato. Ce li godremo tanti anni. Rafael Leão, se lavora bene, ha ambizioni grandi e rispetto per il suo talento, potrebbe avvicinarsi a loro. Ha fatto importanti progressi, ma il gol per lui deve diventare un obiettivo, non una conseguenza».

Zvonimir Boban Milan

Sulla Serie A 2022-2023: «Mi sono divertito l’hanno scorso, l’equilibrio porta sempre la magia del calcio, credo e spero che sarà un altro anno così».

Sui nostri club competitivi ai massimi livelli anche in Europa: «Mi pare difficile, ma lo dicevamo tutti anche per l’Italia che vinse l’Europeo».

Sullo stupore per lo Scudetto del Milan: «Sì e no. No, perché la rosa era più forte di quel che la gente pensava. Sì, perché l’Inter era comunque superiore e aveva un vantaggio enorme».

Su quanto si sente suo lo Scudetto: «Non sta a me dirlo, ma da milanista totalmente!».

Sulla prima persona a cui ha telefonato per complimentarsi: «A Paolo Maldini e Frederic Massara che poi mi hanno passato Stefano Pioli sul pullman di ritorno da Sassuolo. Allo stadio c’erano mio padre e mio figlio, pazzi rossoneri. Io ero nel buio della mia camera a vedere gli scacchi su YouTube, non avevo il coraggio di guardarla».

Sulla sua esperienza al Milan: «Tornassi indietro rifarei e ridirei tutto? Assolutamente sì, questione di principio e dignità. Non mi dipingo come un santo, non lo sono, ma andava fatto. Dispiace quanto accaduto, ma ne vado fiero».

Su quanto c'è di Maldini e Pioli in questo Scudetto: «Tantissimo. Paolo ha lavorato benissimo e gli vanno riconosciuti tutti i meriti, lui è fondamentale. Stefano è stato grande nel creare uno spirito di gruppo pazzesco, non ha mai mollato un centimetro e merita grandi complimenti. Qualche volta non la vediamo allo stesso modo, ma è il bello del calcio».

Sulla fatica fatta da Maldini per ottenere un rinnovo di contratto: «Sì, molto, è stato un fatto deludente».

Sul cambio di proprietà del Milan: «Si parla tanto e si sa poco, vedremo quando avverrà».

Su Zlatan Ibrahimović che continua a giocare a calcio: «Non fa bene, ma capisco se continuerà perché so come ragiona. Tutti noi milanisti, io in particolare, gli saremo grati per sempre. Hai detto bene: con Zlatan è cambiato tutto, lui ha cambiato tutto. Ibra è unico».

Sull'anno della consacrazione per Sandro Tonali e Rafael Leão: «Quando giochi per il Milan, la consacrazione è senza tempo, deve avvenire in ogni partita, ogni anno. Loro due sono stati straordinari l’anno scorso, hanno enorme qualità e talento e sono stati decisivi nelle partite più importanti. Quest’anno, credo e spero sarà l’anno di Ismaël Bennacer, una persona e un giocatore straordinario, ingiustamente sottovalutato».

Su Charles De Ketelaere uomo giusto per un altro salto di qualità del Milan: «Ha classe, personalità e vede tutto. Ho dubbi per quel che riguarda la velocità, che ci vuole per essere un fuoriclasse. Certamente è da Milan, è un talento. Per Demetrio Albertini somiglia a me? Speriamo».

Sull'avversaria più pericolosa per il Milan: «La Juve è affamata, ha qualità, ma ho tanti dubbi .... Anche se Dušan Vlahović in Italia fa la differenza. L’Inter è sempre la favorita ma è una lotta aperta».

Su chi si è mossa meglio sul mercato estivo: «Per l'Inter riprendere Romelu Lukaku è stato un grande colpo. La Roma non è stata da meno con Paulo Dybala».

Sulla Roma di José Mourinho che potrebbe inserirsi nella lotta al vertice: «Secondo me dovrebbe giocare con il 4-3-3, avere maggiore equilibrio a centrocampo e più controllo del gioco. Allora sì, potrebbe diventare molto forte».

Su quale squadra lo incuriosisce maggiormente: «Il Milan. Lo Scudetto è stato anche più bello di quello di Perugia nel 1999, ma la vera sfida ora è ripetersi. Ma mi incuriosisce anche la ricostruzione del Napoli dopo tanti addii importanti».

Sulla Conference League: «Tutta la UEFA è orgogliosa e anche un po’ sorpresa della Conference nata per le società medie e più piccole. Un successo pazzesco, aiutato anche dalla vittoria della Roma e di Mourinho. Sono stati grandi nel rispetto di una competizione nuova e straordinari nella passione calcistica che li ha portati nella storia».

Sui progetti e prospettive personali: «Vorrei rimanere qui in UEFA tanti anni, mi trovo benissimo e mi diverto tanto. Quando lavoro non penso al lavoro, penso alla vita, penso al calcio». Difesa, la nuova idea di Maldini e Massara: le ultime di mercato sul Milan >>>

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