I rossoneri, infatti, erano alla ricerca di certezze e consensi, e per questo avevano ragionato su tre figure precise: Massimo Ambrosini, Fabio Capello e, appunto, Adriano Galliani. Tre personaggi sicuramente diversi, con competenze e ruoli differenti. Figure operative, non bandierine, giusto per essere chiari. E nessuna in sostituzione a figure apicali attualmente al Milan.
L'idea, giusto per esser chiari, non era quella di sostituire Giorgio Furlani con Adriano Galliani, ma di ritagliare addosso all'ex amministratore delegato rossonero un ruolo ad hoc, di super-consulente del Milan. Un'idea per nulla sgradita anche a Furlani, che ha eccellenti rapporti con Galliani e con cui ha assidui confronti telefonici. Insomma, tra i due c'è grandissima stima e rispetto.
Inutile dire che poi - dei tre citati - non ne è arrivato nessuno, per motivi diversi. Anche per una questione di timing. Galliani, infatti, era concentrato sul Monza e l'imminente cambio di proprietà dei brianzoli, passati poi da Fininvest alla società americana di venture capital Beckett Layne Ventures. E così non se n'è fatto nulla.
Attenzione però a clamorosi colpi di scena futuri. Chissà che più avanti questa possibilità non si possa concretizzare comunque, magari con un ruolo diverso. Stima e affetto ci sono, un posto lo si trova. D'altra parte, chi meglio di Galliani potrebbe aiutare il Milan a tornare ad avere quel peso politico e sportivo che i rossoneri meritano? Le amicizie nel calcio, tanto con i club quanto con gli agenti, sono cosa preziosa, speciale, rara. E poi "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano". (Cit)
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