GIOVANNI TRAPATTONI: l’allenatore-icona. Biografia e aneddoti

Giovanni Trapattoni (credits: GETTY Images)

GLI ALLENATORI DEL MILAN

- STORIE, ANEDDOTI, CARRIERE E TITOLI -

Giovanni Trapattoni è tra gli allenatori più apprezzati e amati in Italia e all'estero, per la sua bravura e genuinità. Un'icona trasversale, di Milan, Inter e Juventus, ma anche di tutta l'Italia, e non solo per aver allenato la Nazionale tra il 2000 e il 2004. I suoi motti, i suoi sfoghi in conferenza stampa, qui come all'estero resteranno sempre negli annali del calcio. La carriera di Giuanin, come veniva chiamato in dialetto milanese, è particolarmente legata al rossonero: al Milan ha giocato dal 1957 al 1971, diventandone una bandiera. Smessi gli scarpini, ha poi iniziato la sua seconda vita da allenatore sempre con gli stessi colori.

Qui vi presentiamo la sua scheda biografica, con paragrafi ad hoc sulla sua carriera da calciatore (1) e allenatore (2). Ma anche curiosità e aneddoti particolari (3), qualche sua frase rimasta famosa (4) e cosa dicono di lui (5). Per gli amanti delle statistiche: i suoi dati da giocatore (6) e in panchina (7) e, infine, il suo ricchissimo palmares (8)

LA SCHEDA

Nome: Giovanni Trapattoni

Luogo e data di nascita: Cusano Milanino, 17 marzo 1939

Altezza: 175 cm

Peso: 73 kg

CARRIERA DA CALCIATORE

Milan

Mediano, ma anche difensore o terzino, il Trap, com'è soprannominato, fu una colonna portante del Milan allenato dal paròn Nereo Rocco, col quale vinse quasi tutto: due scudetti, due Coppe dei Campioni, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe e una Coppa intercontinentale. Ha giocato in rossonero per 14 stagioni, collezionando 274 partite di Serie A. Segnò nella partita valida per l'andata della Coppa Intercontinentale contro il Santos, vinta dal Milan per 4 a 2. Debuttò in Serie A il 24 gennaio 1960 in Spal-Milan 0-3. Terminò la carriera giocando una stagione nel Varese collezionando 10 presenze.

Nazionale

Prese parte con la Nazionale olimpica ai Giochi di Roma 1960. Con la Nazionale maggiore ha disputato 17 partite, la prima il 10 dicembre 1960 a Napoli contro l'Austria, l'ultima il 5 dicembre 1964 a Bologna contro la Danimarca, segnando un gol in amichevole contro l'Austria il 9 giugno 1963 a Vienna. Fu convocato per il Mondiale 1962 in Cile, in cui sarebbe stato il mediano titolare, ma dovette fare da spettatore a causa di un grave infortunio al legamento tibiale. La sua esperienza in nazionale è legata al ricordo di un'amichevole tra Italia e Brasile giocata a Milano il 12 maggio 1963 e vinta dagli azzurri per 3-0, dove Trapattoni riuscì ad annullare completamente il gioco di Pelé, che alla fine chiese il cambio al 26' e al suo posto entrò Quarentinha.

CARRIERA DA ALLENATORE

Milan

Cominciò ad allenare a soli 34 anni sulla panchina della squadra di cui fu bandiera da calciatore, il Milan. L'8 aprile 1974 subentrò come traghettatore a Cesare Maldini, debuttando due giorni dopo in occasione della vittoriosa semifinale per 2-0 di Coppa delle Coppe contro il Borussia Moenchengladbach, perdendo poi la finale della competizione contro il Magdeburgo. Il 21 maggio lasciò la guida della prima squadra a Gustavo Giagnoni, passando al ruolo di vice dello stesso per la stagione 1974-1975. Il 2 ottobre 1975 ridiventa capoallenatore ma affiancato dal suo ex allenatore Nereo Rocco quale direttore tecnico, concludendo il campionato al terzo posto.

Juventus

A sorpresa, il 25 maggio 1976, Giampiero Boniperti lo chiamò sulla panchina della Juventus tra lo scetticismo generale, ma facendo ricredere tutti sulla panchina bianconera vivrà un decennio d'oro. Subito al primo anno vinse lo scudetto stabilendo il record di punti nei campionati italiani a 16 squadre (51 su 60, nell'epoca dei 2 punti a vittoria). In questi dieci anni il suo palmares è di 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa europea e 1 Coppa Intercontinentale, diventando il primo e tuttora unico allenatore capace di conquistare tutte le maggiori competizioni confederali per club.

Inter

Già sul finire della stagione 1985-1986 annunciò la separazione dalla Juventus per trasferirsi all'Inter, diventando così il primo ad allenare, durante la propria carriera, tutte e tre le grandi del calcio italiano, eguagliato in seguito dal solo Alberto Zaccheroni. Nel campionato 1988-1989 portò i nerazzurri a vincere il tredicesimo scudetto della loro storia con 58 punti sui 68 punti disponibili, record per i campionati a 18 squadre coi 2 punti in palio per la vittoria. La stagione successiva vinse la Supercoppa italiana e mentre nel 1990-1991 conquistò la Coppa UEFA.

Ritorno alla Juventus

Nell'estate 1991 torna alla Juventusdopo cinque anni, ci rimane per un triennio senza raggiungere nemmeno lontanamente i fasti in bianconero dei primi dieci anni ma vinse un'altra volta la Coppa UEFA nel 1992-1993 portando a 14 i trofei vinti alla Juve.

Bayern Monaco e Cagliari

Nel 1994 inizia ad allenare il Bayern Monaco, con cui vince un campionato tedesco (1996-1997), la Coppa di Lega tedesca del 1997 e una Coppa di Germania (1997-1998). La sua esperienza bavarese, di cui resta leggendaria la conferenza stampa del 10 marzo 1998 in tedesco maccheronico nella quale attacca il proprio calciatore Strunz, viene inframezzata da un breve ritorno in Italia sulla panchina del Cagliari, che termina con le dimissioni dopo 21 partite di campionato.

Fiorentina

Dal 1998 al 2000 siede sulla panchina della Fiorentina. Nella stagione d'esordio chiude terzo in Serie A e raggiunge la doppia finale di Coppa Italia persa contro il Parma. L'anno successivo è settimo in campionato, mentre in Champions League esce nella seconda fase a gironi.

Italia

Il 6 luglio 2000 sostituisce il dimissionario Dino Zoff come ct dell'Italia. Nelle qualificazioni per i Mondiali del 2002 gli azzurri restano imbattuti, mentre per la fase finale divampano le polemiche perché non convoca Roberto Baggio e l'Italia esce negli ottavi di finale per mano della Corea del Sud tra polemiche per l'arbitraggio dell'ecuadoriano Byron Moreno. Anche agli Europei del 2004 fallisce l'obiettivo venendo eliminato nella fase a gironi.

Benfica, Stoccarda e Salisburgo

Dopo l'addio alla nazionale passa al Benfica che riporta a vincere il titolo portoghese dopo 11 anni, nella stagione successina (2005-2006) approda allo Stoccarda dove dopo 20 partite subisce il primo esonero della sua carriera. Nel 2006-2007 è la volta del Red Bull Salisburgo con cui vince il campionato austriaco.

Irlanda

Nel maggio 2008 diventa ct dell'Irlanda e si sceglie come collaboratori suoi calciatori dei tempi della Juve, così come del resto lo era Zoff, di soli 3 anni più giovane di lui: Marco Tardelli come vice e Liam Brady come ulteriore assistente. Nelle qualificazioni per i Mondiali del 2010 termina secondo un girone in cui c'è anche l'Italia (1-1 a Bari e 2-2 a Dublino i risultati) ma poi agli spareggi perde contro la Francia per un gol irregolare dei transalpini nel ritorno. Nelle qualificazioni per gli Europei del 2012 va di nuovo agli spareggi ma stavolta prevale contro l'Estonia. Nel 2011 vince l'unica edizione della Nations Cup battendo Galles, Irlanda del Nord e Scozia. Nella fase finale degli Europei perde tutte le partite del girone, tra cui quella contro l'Italia, viene riconfermato per altri due anni sulla panchina dell'Eire ma l'11 settembre 2013, dopo due sconfitte nel girone di qualificazione ai Mondiali del 2014 contro Svezia e Austria, che compromettono il passaggio del turno, rescinde consensualmente il contratto con la federcalcio irlandese.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Da allenatore, in particolar modo negli anni della Juventus e dell'Inter, è stato l'esponente di maggior successo del modulo a zona mista, che coniugava le caratteristiche dell'italiano "catenaccio" e del "calcio totale" olandese.

CURIOSITA'

È uno dei cinque allenatori, con lo jugoslavo Tomislav Ivić, all'austriaco Ernst Happel, al portoghese José Mourinho e al suo connazionale Carlo Ancelotti, che sono stati capaci di vincere almeno un campionato nazionale in quattro paesi diversi, oltre a sette titoli ufficiali a livello internazionale che ne fanno il sesto allenatore al mondo, il quarto in Europa, col maggior numero di trofei conquistati in tale categoria.

È il primo allenatore nella storia ad aver vinto le tre principali competizioni per club organizzate dall'UEFA con la stessa squadra e, in seguito, tutte le manifestazioni allora gestite dalla confederazione, un'impresa mai riuscita prima nel calcio europeo. È inoltre uno dei pochi sportivi ad aver vinto la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa Intercontinentale.

Nel 2007 è stato inserito dal quotidiano britannico Times nella lista dei cinquanta migliori allenatori della storia del calcio e, sei anni più tardi, dall'emittente televisiva statunitense ESPN nella speciale classifica dei venti più grandi allenatori. Infine è stato introdotto nella Hall of fame del calcio italiano nella categoria allenatore italiano nel 2012.

È stato opinionista di Mediaset Premium per le partite di Champions League, successivamente nella stagione 2015-2016 è in Rai come opinionista alla Domenica Sportiva e commentatore tecnico, al fianco di Alberto Rimedio, delle partite della nazionale italiana, venendo però sostituito da Walter Zenga prima dei campionati europei del 2016.

Nel settembre 2015 esce il suo libro "Non dire gatto" scritto con Bruno Longhi.

IPSE DIXIT, LE PERLE

"Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco".

"Pelé era così bravo che non veniva neanche voglia di picchiarlo. E poi quella volta lì, a Milano, aveva una caviglia in disordine. Ma doveva giocare. La tariffa del Santos era: 50mila dollari con Pelé dall'inizio, 10mila senza Pelé".

"Io sono stato un buon calciatore, ma lasciamo stare Pelé. Quello era un marziano".

"A proposito della benedetta acqua santa, mia sorella Romilda soleva dirmi: 'Guarda, Gianni, che questa ti fortifica... ovviamente non ti assicura la vittoria'. Ebbene, mi scuseranno gli intellettuali e anche i teologi di professione, ma parole come queste valgono molto di più di tanti libri, sono il segno manifesto di quanto ognuno di noi (anche la persona celebre ed affermata) abbia bisogno di affidarsi, di affidarsi anche ad un segno che rimandi ad un'Appartenenza più grande, ad un'Appartenenza con la "A" maiuscola. D'altronde è proprio questo esser convinto che c'è Qualcuno lassù che mi ha voluto prima calciatore e poi allenatore, che mi fa continuare in questo stupendo lavoro..."

"A volte bisogna gettare un sasso nella pozza. Avete capito? Un sasso muove l'acqua. Un allenatore non deve dormire. Lui fa 'ronf, ronf' e la partita finisce 0-0. Sbagliato. Un coach deve sempre essere sveglio e indovinare il cambio decisivo".

"Abbiamo ritrovato il nostro filo elettrico conduttore".

"Bisogna costruire mattoni per essere solidi come il cemento armato".

"Bisogna far esasperare un po' di di di di ruota da titolare. Vuol dire che sono giocatori che hanno... le quali passati avevano delle qualità per le quali per i risultati raggiunti... quindi è stato un riconoscimento più che meritato attribuire questo premio".

"Caratterialmente abbiamo dimostrato che alla base c'è anche il carattere".

"C'è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l'arco lancia le frecce".

"C'è stato un momento di euforia per i tecnici più giovani. C'erano limiti ideologici, si pensava di aver trovato un elisir. Poi l'esperienza ha fatto riscoprire che la capacità, la preparazione e l'equilibrio tattico sono ancora la cosa più importante".

"C'è un organo ben preposto che devono stabilire se si può fare o non fare. Non so se tu partecipi solo in questa circostanza ad un evento del genere o se non hai mai visto Quelli della Domenica che mettono su la maglia con su... hanno fatto anche quella della Pace, no?, oppure per altre malattie".

"Del Piero è uno di quei giocatori che rimarrà negli annali come Piola o Boniperti, e non solo negli almanacchi, perché si è contraddistinto per i suoi modi dentro e fuori dal campo".

"C'è una propensione minore ad accettare un po' più serenamente, goliardamente un po' i risultati".

"Credo invece al fatto che l'esasperata interpretazione di una, dopo otto giorni, teletrasmessa, e dico non teletrasmessa come esasperazione ma teletrasmessa, cioè esasperazione sul terreno di gioco dal momento che una partita teletrasmessa rappresenta un'immagine, il risultato è importante e noi allenatori vediamo quale... di quale io ho scritto il 100%, ma noi ci esprimiamo già al 100% del potenziale di allenamento in quel momento di cui la squadra ha".

"Davanti a Baggio c'è il mondo e ha tutto per conquistarlo. A venticinque anni, è come un pozzo di petrolio, dal quale è stato estratto pochissimo greggio".

"Diciamo che puntualmente ogni tanto affiorano queste situazioni però lasciamo stare come stanno le cose perché mi sembra che da un'analisi fatta di una gara si sia voluto così creare una situazione fumogena molto, molto intensa".

"Direi... non è la prima partita, io direi che non è, anzi, forse, se andiamo a vedere, sicuramente una delle più numerose partite giocate così; forse non tutte si vorrebbe che fossero tutte così. Ma non ho... ci sono delle caratteristiche soggettive che è inutile andare a... ogni tanto si forma un po' di di di di... sull'ottone si forma un po' di opacatezza, poi lo tiri via e torna lucido, lo so, perfettamente. Ci sono degli elementi che questo tipo di plasmaggio caratteriale, così, .. viene col tempo no? Io queste cose le conosco, oggi magari è una partita che ci voleva la sciabola".

"È estremamente delicato, un tema che si è già dibattuto, e sul quale si andrebbero ad avere delle alienazioni, squadre di città minori e quindi il calcio io credo che in Italia sia veramente un grosso treno culturale e quindi, tutto sommato, ritengo che in questa forma possa mantenere e gestirsi sull'arco nazionale ancora abbastanza equamente ben distribuito".

"È un derby che, dolenti o nolenti, conta il risultato".

"Agnelli era un grande esteta del calcio, voleva vincere, ma prima di tutto amava i grandi giocatori, che fossero della Juve o avversari: da Hamrin a Baggio, passando per Sivori, Platini e Maradona. Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia".

"Forse per un rigore magari meno sbagliato sarebbe stato incensato invece che incensurato".

"Forse se andiamo a vedere, è una delle più numerose partite giocate così".

"Francesco è fondamentale proprio per le sue caratteristiche. Credo che in nessun'altra squadra europea ci sia un Totti con le caratteristiche di Totti".

"Giocando al calcio e poi allenando tante squadre (grazie a Dio con i successi che sono quelli che sono), ho sempre pensato che questo sport potesse e possa insegnare molto. Se è lo sport più amato del mondo, un motivo deve pur esserci. Ho infatti sempre pensato che nulla accade per caso. È un insegnamento che mi porto dietro... che mi porto dietro dalla mia storia, dalla fede dei miei genitori, dalla mia terra".

"Giocatori con caratteristiche diverse poi si eludono a vicenda e diventa poi anche difficile proporsi in emozione come usate dire voi".

"Guai a fare gli Icari della situazione. Ho detto gli Icari, non gli acari".

"Ho dei dubbi su due certezze".

"Ho voluto vedere cosa c'era dentro le viscere di questa truppa".

"I giocatori sono liberi di fare quello che dico io".

"I maghi non esistono, quelli li bruciavano nelle piazze nel '300".

"I sogni sono sogni e non peccati, ma la realtà è diversa, con i se e i ma non si va lontano e più che l'acqua santa servirebbero i santi".

"Il gatto potrebbe essere un eccellente calciatore, se non altro perché conosce perfettamente l'estensione del proprio territorio, lo difende con le unghie, non teme gli avversari".

"Il nostro calcio è prosa, non poesia".

"Il pallone è una bella cosa, ma non va dimenticata una cosa: che è gonfio d'aria".

"Il propagandarsi o l'essere il protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione, è una esigenza che molti hanno ma che è altamente inflazionistica".

"Il secondo maestro è stato Rocco. Un uomo diverso da com'è stato raccontato. Timido, rispettoso. Sembrava burbero ma non lo era, ogni tanto gli scappava una battuta in dialetto ma era un uomo colto, che non diceva mai nulla di banale. Parlava volentieri con noi, ma non aveva mai il coraggio di avvertirci: oggi stai fuori".

"Il successo è un pallone con quatttro spicchi. Uno appartiene ai giocatori, uno alla società, uno all'ambiente, cioè stampa e tifosi. Il quarto spetta all'allenatore".

"In certi paesi diciamo nordici, un professore di sessant'anni, e non sto parlando di me, faccio solo un esempio, viene considerato un esperto e degno di rispetto. In Italia è un vecchio".

"In Irlanda piove due volte a settimana. La prima da lunedì a mercoledì, la seconda da giovedì a domenica".

"In Italia si vuole l'uovo, il culo caldo e la gallina, ma quando la gallina ha fatto l'uovo va via eh? Quindi non può avere il culo caldo. Noi vogliamo tutto e subito. Coccodè coccodè and go. You understand?"

"In quel momento della partita eravamo un po' come il serpente con la coda in bocca".

"In questa squadra c'è ancora molto petrolio da estrarre".

"In vita mia sono stato fortunato. Quando sono arrivato davanti al passaggio a livello la sbarra era

sempre alzata. Forse sono stato io a inventare il Telepass".

"Inseguendo quel pallone ho visto il nostro Paese crescere e prosperare".

"Io non sono anziano. Sono antico. E i mobili antichi sono i più pregiati".

"Io preferisco la difesa mista ma se gli altri fanno da un secolo la zona pura avranno i loro motivi".

"Io non mi ritengo nella fase della cosiddetta terza età perché ho la fortuna di godermi un'esperienza professionale che mi dà vita. Sto bene fisicamente, non sono povero. Sbaglierei a pormi dei limiti. Ma non mi nascondo neppure di essere un privilegiato, come altri uomini della classe dirigente recente e passata. Penso a Cuccia, una persona unica. Penso ad Agnelli, di cui sono stato dipendente. Quando a 75 anni decise di farsi da parte, me lo confidò in anticipo. Con rammarico. Grandi vecchi, in senso buono".

"La palla non è sempre tonda, a volte c'è dentro il coniglio".

"La ricordate la storia di Golia e del gigante? È come nel film 'Il sesto potere'. Le tensioni sono aumentate al mille... di più, all'un per mille!"

"La squadra sta compiendo quel gradino per mettersi sullo stesso pianerottolo delle altre".

"La Juventus è un po' nel mio DNA, quindi la conosco bene. È come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un'altra. Non molla mai, e la sua forza è nell'ambiente: il Piemonte è ancora un'isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono prepararsi al meglio".

"La nostra è una situazione di classifica non dico tranquilla. Ma sicuramente tranquilla".

"La Spagna ora è insuperabile, come Davide contro Golia, un gigante da abbattere. Però mai dire mai: i gatti dormono solo quando sono tutti nel sacco".

"La vita ci dà martellate sui calli".

"Liedholm è stato il primo dei miei maestri, e anche il primo Campione che ho incontrato. Lo scriva così, con la c maiuscola. Per noi calciatori giovani era un papà e uno psicologo. Ti insegnava l'educazione e il modo di stare in campo. Noi gli insegnavamo l'italiano. Tutto inutile: non ha mai imparato la pronuncia. L'ultima volta che l'ho visto, alla festa per i suoi ottant'anni, dove c'erano anche Berlusconi e Maldini, si esprimeva con gli stessi suoni gutturali nordici del 1958, l'anno del mio esordio nel Milan".

"L'essere eruditi e preparati ha avuto una sua necessità... rispetto al passato ci sono degli approcci sicuramente più veritieri di tante fantasie".

"Mi bastarono dieci minuti per capire che Del Piero sarebbe diventato un campione. Alex è un giocatore che appartiene al popolo. Non sarà forse ai livelli di Pelé e Maradona, ma di Eusebio,

Sivori e Cruijff sicuramente sì".

"Mi è capitato di guidare le Ferrari e le Topolino ma sempre con la stessa passione".

"Mi regolo in base al materiale organico e intellettivo in forza alla squadra".

"Nella mia lunga carriera sono stato morso da otto scorpioni. Ormai ho dentro l'antidoto".

"Nella vita ci sono tre certezze: si nasce, si muore, si cambia. Io coltivo la terza".

"Noi non abbiamo vie di mezzo: o stiamo sulla luna o andiamo nel pozzo".

"Non accetto che mi facciano passare per 'bollito'. Non confondo i nomi dei giocatori, non chiamo Klinsmann uno dei miei centrocampisti, non annuncio formazioni con dodici titolari. Accetto le critiche. Non le cattiverie".

"Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla".

"Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma lasciamo i buoi dietro al carro".

"Non possiamo fare i coccodrilli e piangere sul latte versato e sulle uova mangiate".

"Non sono né la Lollobrigida né Marilyn, non merito tante attenzioni, sebbene spesso abbia anch'io un bel culo!"

"Non vorrei che a enfatizzare troppo certe situazioni da una parte e non dall'altra finisce che si crea una uniformità di idee e non una forma equivalente generale: noi abbiamo giocato bene".

"Penso alla tutela della struttura societaria che vada tutelata".

"Per uno come me che ama il pallone e che non è mai stato tradito dal calcio, sarebbe la cosa più bella morire in panchina, durante una partita".

"Più vai in alto, più tira il vento".

"Poi c'era l'Avvocato. Arrivava negli spogliatoi e trattava allo stesso modo Platini e il magazziniere. Amava la Juve, ma quando gli chiesi di comprare Paolo Rossi rispose di no: 'Costa troppo e noi abbiamo migliaia di cassintegrati. Potrebbe fare un altro nome?'. Non mi ha mai dato un ordine, credo non ne abbia mai dati in vita sua, i suoi ordini erano domande: 'Ma perché quell' ala sinistra non gioca mai?'"

"Posso spezzare ancora una lancia a favore? Mi sembra che qualche mese fa si sia parlato di una nuova filosofia, no? Il famoso passaggio indietro che non dovrebbe interrompere la cosa, qui siamo sulla barriera veloce, gli daremo di punta la punizione per accelerare i tempi e l'ostruzionismo di fermare il gioco in questo senso dico che sia, c'è un orientamento anche in tale senso di portare un miglioramento a quello che è l'interruzione o me. Diventano momenti di flipper".

"Quando sento parlare di immagine, penso immediatamente a certi bei limoni che poi, al momento dell'apertura, sono completamente senza sugo".

"Quando ti abitui allo zucchero non accetti più il sale".

"Quando vengo in vacanza qui, mi capita di vedere persone che invecchiano di colpo da un anno all'altro. Non perché abbiano finito i soldi, gli si è solo spento l'interesse, l'ardore. Anche e soprattutto quello erotico. Il sesso è molto importante per non ridursi a esseri vegetali. Per essere ancora pieni del meglio che la vita può dare. Ma anche lavorare, se possibile, aiuta. Non rassegnandosi alla pensione e, anche se può sembrare strano che lo dica io, a una vita sulla panchina".

"Questi giocatori, nonostante il nostro paternalismo e il dialogo psicologico che a volte abbiamo, leggendo sui giornali certe frasi sono un po' umoralmente piuttosto abbacchiati, abbiamo il dovere non demagogico, magari di riservatezza".

"Questo mio atteggiamento è un attestato. E io ci credo molto perché è credibile".

"Questo qui è domenicalmente abbastanza appurabile".

"Sacchi dice che un ct è come un eunuco nell' harem? Parla per sé. Io ce le ho tutte e due..."

"Se non si può vincere bene, che almeno si vinca. I risultati restano, le squadre spettacolari e le parole durano ventiquattr'ore".

"Se si continua così non si esce dal baratro, ma dal barattolo".

"Si gioca fino alla fine! Anche la Lituania ha giocatori che giocano in giro per l'Europa. Non è più come prima: i giocatori della Lituania giocavano le renne ai piedi?"

"Sicuramente non si tratta del caso peggiore che ho dovuto affrontare. La squadra più problematica fu quella del dopo-Mundial, quando si aggiunsero Platini e Boniek, ritornò Bettega e utilizzammo sin dall'inizio Paolo Rossi. Allora bisognava far quadrare equilibri tattici e valori tecnici a dispetto dei singoli. Questa volta invece ci sono tanti giovani con i quali sarà più semplice lavorare, visto che hanno ancora molto da imparare".

"Sono lucido e non rincoglionito come crede qualcuno".

"Sulla mia nazionale non mi stancherò mai di ripetere la verità. In Corea siamo usciti per gli errori sotto porta e perché nella partita decisiva non ho avuto Nesta e Cannavaro. All'Europeo la squadra è arrivata volando, con 18 risultati utili consecutivi: è stata eliminata da imbattuta, con 5 punti in 3 partite, per un gol di tacco in un'azione della Svezia viziata da due falli. Se poi vogliamo fare gli struzzi, per non dire un'altra parola simile a struzzi, liberissimi di farlo".

"Tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c'è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c'è un'altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti".

"Tanto calore intorno a me fa piacere ma insieme all'onore c'è anche l'onere: è una responsabilità grossa e io non ho la bacchetta magica, non sono il mago Zurlì. Sono uno che commette errori anche se nella mia carriera sono stato abituato 'male' dai molti campioni che ho allenato e che mi hanno fatto vincere tanto".

"There is one ball, c'è un solo pallone e bisogna corrergli dietro. Se non lo rincorri fino alla nostra area, sei Ponzio Pilato".

"Un campione è colui che non lascia mai la squadra in 10, che ti dice cosa devi fare in campo e fuori, che non si tira indietro e non arriva in ritardo. È diverso dal fenomeno, che magari ti fa vincere la partita da solo".

"Un ct deve ascoltare il cuore che sta a sinistra ma seguire la ragione che sta a destra".

"Un palo che non para è una sòla".

"Una sfida ostica, ma anche agnostica".

"Tutti girano l'acqua e la raccolgono dalla stessa parte".

DICONO DI LUI

"A me piaceva giocare a sinistra, lui mi imponeva la destra perché vent'anni fa il tornante stava a destra e basta. Delle volte facevo finta di niente: svariavo e mi ritrovavo dall'altra parte, a sinistra. E lui giù a fischiare come un pazzo, a chiamare, a ordinare. Grande, il Trap: ho avuto discussioni anche forti, ma sempre leali. È stato, anzi è, uno dei personaggi più alla mano che abbia mai conosciuto". (Domenico Marocchino)

"Che cosa ho imparato da lui? A non cullarmi sugli allori. Era uno che, se vincevi una partita importante, ti faceva esultare cinque minuti e subito ti ricordava che la domenica successiva ce n'era un'altra. E poi, era bravo a gestire il gruppo. Aveva giocatori che erano stati suoi avversari in campo e sapeva calibrare il peso dei senatori della squadra". (Antonio Cabrini)

"Dicevano Mazzone è il Trapattoni dei poveri. Rispondevo: amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi". (Carlo Mazzone)

"È uno che saprebbe farsi capire anche dai giapponesi". (Arrigo Sacchi)

"Grandissimo allenatore e grandissimo uomo. Aveva una passione incredibile che sapeva trasmettere a tutti, in particolare ai giovani. Finiti gli allenamenti spesso rimaneva lì per spiegarti alcuni movimenti, per migliorarti tecnicamente, negli stop, nei tiri. Un personaggio veramente carismatico". (Massimo Carrera)

"L'ho sempre ringraziato per avermi dato fiducia, non so quanti avrebbero subito buttato in campo un ragazzino come titolare nella Juventus. Dopo quella partita [un'amichevole contro il Bayern Monaco nel 1991, ndr] ci siamo incontrati in ascensore e in dialetto mi ha detto: 'O tu sei matto o sei un giocatore'. Era il mio papà del calcio. Lui mi seguiva al di fuori del campo, mi consigliò di smetterla con le troppe interviste e di pensare solo a giocare". (Moreno Torricelli)

"La cosa che l'ha contraddistinto dagli altri è che riusciva a rallegrare il gruppo. Un allenatore ironico, faceva spesso delle battute per tenere alto il morale della squadra. Al di là delle idee tattiche, ha vinto tanto soprattutto per questo aspetto". (Cristiano Zanetti)

"È un grande tecnico perché parla il linguaggio dei calciatori". (Lothar Matthäus)

"È uno che cura la squadra nei minimi particolari dal lunedì alla domenica. È uno che ti sta addosso, che e non ti dà respiro, che ti tiene sempre sulla corda. È scrupuloso come pochi, studia gli avversari con acutezza e da buon tattico prepara le contromosse che hanno quasi sempre successo". (Enzo Bearzot)

"Invece delle lavatrici io gli avrei fatto pubblicizzare le superpile, quelle che durano una vita". (Alberto Bigon)

"Trapattoni non si discute: è il migliore allenatore d'Europa e, forse forse, anche d'Italia". (Mauro Bellugi)

"Un grande gestore del gruppo e una grande competenza calcistica. Era paziente, sapeva parlare ma anche ascoltare. Aveva umiltà, sapeva organizzare e programmare tutto, non lasciava nulla al caso". (Sergio Brio)

STATISTICHE DA CALCIATORE

1957-1958 Milan

Coppa Italia: 2 presenze 0 gol

1959-1960 Milan

Serie A: 2 presenze 0 gol

Coppa Italia: 1 presenza 0 gol

Coppa dell'amicizia italo-francese: 2 presenze 0 gol

1960-1961 Milan

Serie A: 30 presenze 1 gol

Coppa Italia: 1 presenza 0 gol

Coppa dell'amicizia italo-francese: 1 presenza 0 gol

Nazionale: 4 presenze 0 gol

1961-1962 Milan

Serie A: 32 presenze 0 gol

Coppa delle Fiere: 1 presenza 0 gol

Coppa dell'amicizia italo-francese: 1 presenza 0 gol

Nazionale: 3 presenze 0 gol

1962-1963 Milan

Serie A: 30 presenze 0 gol

Coppa Italia: 2 presenze 0 gol

Coppa dei Campioni: 8 presenze 0 gol

Coppa dell'amicizia italo-franco-svizzera: 1 presenza 1 gol

Nazionale: 4 presenze 1 gol

1963-1964 Milan

Serie A: 28 presenze 1 gol

Coppa dei Campioni: 2 presenze 0 gol

Coppa Intercontinentale: 3 presenze 1 gol

Nazionale: 5 presenze 0 gol

1964-1965 Milan

Serie A: 30 presenze 0 gol

Coppa Italia: 1 presenza 0 gol

Coppa delle Fiere: 1 presenza 0 gol

Nazionale: 1 presenza 0 gol

1965-1966 Milan

Serie A: 18 presenze 1 gol

Coppa Italia: 1 presenza 0 gol

Coppa delle Fiere: 2 presenze 0 gol

1966-1967 Milan

Serie A: 23 presenze 0 gol

Coppa Italia: 5 presenze 0 gol

1967-1968 Milan

Serie A: 24 presenze 0 gol

Coppa Italia: 9 presenze 0 gol

Coppa delle Coppe: 9 presenze 0 gol

1968-1969 Milan

Serie A: 22 presenze 0 gol

Coppa Italia: 5 presenze 0 gol

Coppa dei Campioni: 5 presenze 0 gol

1969-1970 Milan

Serie A: 20 presenze 0 gol

Coppa dei Campioni: 2 presenze 0 gol

1970-1971 Milan

Serie A: 15 presenze 0 gol

Coppa Italia: 7 presenze 0 gol

1971-1972 Varese

Serie A: 10 presenze 0 gol

Coppa Italia: 3 presenze 0 gol

STATISTICHE DA ALLENATORE

Aprile-maggio 1974 Milan

Serie A: 6 partite, 1 vinta 4 pareggiate 1 persa

Coppa Italia: 1 partita, 0 vinte 0 pareggiate 1 persa

Coppa delle Coppe: 3 partite, 1 vinta 0 pareggiate 2 perse

1975-1976 Milan

Serie A: 30 partite, 15 vinte 8 pareggiate 7 perse

Coppa Italia: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0 perse

Coppa UEFA: 6 partite, 3 vinte 1 pareggiata 2 perse

1976-1977 Juventus

Serie A: 30 partite, 23 vinte 5 pareggiate 2 perse

Coppa Italia: 10 partite, 4 vinte 4 pareggiate 2 perse

Coppa UEFA: 12 partite, 8 vinte 0 pareggiate 4 perse

1977-1978 Juventus

Serie A: 30 partite, 15 vinte 14 pareggiate 1 persa

Coppa Italia: 10 partite, 5 vinte 2 pareggiate 3 perse

Coppa dei Campioni: 8 partite, 5 vinte 2 pareggiate 1 persa

1978-1979 Juventus

Serie A: 30 partite, 12 vinte 13 pareggiate 5 perse

Coppa Italia: 9 partite, 6 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

1979-1980 Juventus

Serie A: 30 partite, 16 vinte 6 pareggiate 8 perse

Coppa Italia: 4 partite, 1 vinta 3 pareggiate 0 perse

Coppa delle Coppe: 8 partite, 3 vinte 2 pareggiate 3 perse

1980-1981 Juventus

Serie A: 30 partite, 17 vinte 10 pareggiate 3 perse

Coppa Italia: 8 partite, 5 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 4 partite, 2 vinte 0 pareggiate 2 perse

Torneo di Capodanno: 4 partite, 1 vinta 2 pareggiate 1 persa

1981-1982 Juventus

Serie A: 30 partite, 19 vinte 8 pareggiate 3 perse

Coppa Italia: 4 partite, 2 vinte 1 pareggiata 1 persa

Coppa dei Campioni: 4 partite, 1 vinta 1 pareggiata 2 perse

1982-1983 Juventus

Serie A: 30 partite, 15 vinte 9 pareggiate 6 perse

Coppa Italia: 13 partite, 8 vinte 4 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 9 partite, 5 vinte 3 pareggiate 1 persa

1983-1984 Juventus

Serie A: 30 partite, 17 vinte 9 pareggiate 4 perse

Coppa Italia: 7 partite, 2 vinte 3 pareggiate 2 perse

Coppa delle Coppe: 9 partite, 6 vinte 3 pareggiate 0 perse

1984-1985 Juventus

Serie A: 30 partite, 11 vinte 14 pareggiate 5 perse

Coppa Italia: 9 partite, 5 vinte 2 pareggiate 2 perse

Coppa dei Campioni: 9 partite, 7 vinte 0 pareggiate 2 perse

Supercoppa europea: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0 perse

1985-1986 Juventus

Serie A: 30 partite, 18 vinte 9 pareggiate 3 perse

Coppa Italia: 7 partite, 2 vinte 3 pareggiate 2 perse

Coppa dei Campioni: 6 partite, 3 vinte 2 pareggiate 1 persa

Coppa Intercontinentale: 1 partita, 0 vinte 1 pareggiata 0 perse

1986-1987 Inter

Serie A: 30 partite, 15 vinte 8 pareggiate 7 perse

Coppa Italia: 9 partite, 6 vinte 3 pareggiate 0 perse

Coppa UEFA: 8 partite, 4 vinte 3 pareggiate 1 persa

1987-1988 Inter

Serie A: 30 partite, 11 vinte 10 pareggiate 9 perse

Coppa Italia: 11 partite, 5 vinte 5 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 6 partite, 2 vinte 2 pareggiate 2 perse

1988-1989 Inter

Serie A: 34 partite, 26 vinte 6 pareggiate 2 perse

Coppa Italia: 8 partite, 3 vinte 3 pareggiate 2 perse

Coppa UEFA: 6 partite, 4 vinte 1 pareggiata 1 persa

1989-1990 Inter

Serie A: 34 partite, 17 vinte 10 pareggiate 7 perse

Coppa Italia: 4 partite, 3 vinte 0 pareggiate 1 persa

Coppa dei Campioni: 2 partite, 0 vinte 1 pareggiata 1 persa

Supercoppa italiana: 1 partita, 1 vinta 0 pareggiate 0' perse

1990-1991 Inter

Serie A: 34 partite, 18 vinte 10 pareggiate 6 perse

Coppa Italia: 4 partite, 3 vinte 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 12 partite, 6 vinte 3 pareggiate 3 perse

1991-1992 Juventus

Serie A: 34 partite, 18 vinte 12 pareggiate 4 perse

Coppa Italia: 10 partite, 6 vinte 3 pareggite 1 persa

1992-1993 Juventus

Serie A: 34 partite, 15 vinte 9 pareggiate 10 perse

Coppa Italia: 8 partite, 4 vinte 4 pareggiate 0 perse

Coppa UEFA: 12 partite, 10 vinte 1 pareggiata 1 persa

1993-1994 Juventus

Serie A: 34 partite, 17 vinte 13 pareggiate 4 perse

Coppa Italia: 2 partite, 0 vinte 1 pareggiata 1 persa

Coppa UEFA: 8 partite, 4 vinte 1 pareggiata 3 perse

1994-1995 Bayern Monaco

Bundesliga: 34 partite, 15 vinte 13 pareggiate 6 perse

Coppa di Germania: 1 partita, 0 vinte 0 pareggiate 1 persa

Champions League: 10 partite, 2 vinte 5 pareggiate 3 perse

Supercoppa tedesca: 1 partita, 0 vinte 0 pareggiate 1 persa

1995-1996 Cagliari

Serie A: 21 partite, 7 vinte 3 pareggiate 11 perse

Coppa Italia: 4 partite, 3 vinte 0 pareggiate 1 persa

1996-1997 Bayern Monaco

Bundesliga: 34 partite, 20 vinte 11 pareggiate 3 perse

Coppa di Germania: 4 partite, 3 vinte 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

1997-1998 Bayern Monaco

Bundesliga: 34 partite, 19 vinte 9 pareggiate 6 perse

Coppa di Germania: 6 partite, 5 vinte 1 pareggiata 0 perse

Champions League: 8 partite, 4 vinte 1 pareggiata 3 perse

Coppa di Lega tedesca: 2 partite, 2 vinte 0 pareggiate 0 perse

1998-1999 Fiorentina

Serie A: 34 partite, 16 vinte 8 pareggiate 10 perse

Coppa Italia: 10 partite, 6 vinte 3 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 4 partite, 2 vinte 1 pareggiata 1 persa

1999-2000 Fiorentina

Serie A: 34 partite, 13 vinte 12 pareggiate 9 perse

Coppa Italia: 4 partite, 1 vinta 2 pareggiate 1 persa

Champions League: 14 partite, 6 vinte 5 pareggiate 3 perse

2000-2001 Italia

9 partite, 7 vinte 1 pareggiata 1 persa

2001-2002 Italia

12 partite, 5 vinte 4 pareggiate 3 perse

2002-2003 Italia

10 partite, 6 vinte 2 pareggiate 2 perse

2003-2004 Italia

13 partite, 7 vinte 5 pareggiate 1 persa

2004-2005 Benfica

Primeira Liga: 34 partite, 19 vinte 8 pareggiate 7 perse

Coppa del Portogallo: 6 partite, 4 vinte 1 pareggiata 1 persa

Champions League: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 8 partite, 5 vinte 1 pareggiata 2 perse

Supercoppa portoghese: 1 partita, 0 vinte 0 pareggiate 1 persa

2005-2006 Stoccarda

Bundesliga: 20 partite, 5 vinte 12 pareggiate 3 perse

Coppa di Germania: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 6 partite, 4 vinte 0 pareggiate 2 perse

Coppa di Lega tedesca: 3 partite, 1 vinta 1 pareggiata 1 persa

2006-2007 Salisburgo

Bundesliga: 36 partite, 22 vinte 9 pareggiate 5 perse

Coppa d'Austria: 3 partite, 2 vinte 0 pareggiate 1 persa

Champions League: 4 partite, 2 vinte 0 pareggiate 2 perse

Coppa UEFA: 2 partite, 0 vinta 1 pareggiata 1 persa

2007-2008 Salisburgo

Bundesliga: 36 partite, 18 vinte 9 pareggiate 9 perse

Champions League: 4 partite, 3 vinte 0 pareggiate 1 persa

Coppa UEFA: 2 partite, 1 vinta 0 pareggiate 1 persa

Maggio 2008 Irlanda

2 partite, 1 vinta 1 pareggiata 0 perse

2008-2009 Irlanda

10 partite, 3 vinte 6 pareggiate 1 persa

2009-2010 Irlanda

10 partite, 4 vinte 3 pareggiate 3 perse

2010-2011 Irlanda

13 partite, 8 vinte 1 pareggiata 4 perse

2011-2012 Irlanda

13 partite, 4 vinte 6 pareggiate 3 perse

2012-2013 Irlanda

13 partite, 6 vinte 4 pareggiate 3 perse

Agosto-settembre 2013 Irlanda

3 partite, 0 vinte 1 pareggiata 2 perse

PALMARES DA CALCIATORE

 1958-1959 Milan: Torneo di Viareggio

1959-1960 Milan: Torneo di Viareggio

1961-1962 Milan: Campionato italiano di Serie A

1962-1963 Milan: Coppa dei Campioni

1966-1967 Milan: Coppa Italia

1967-1968 Milan: Campionato italiano di Serie A, Coppa delle Coppe

1968-1969 Milan: Coppa dei Campioni

1969-1970 Milan: Coppa Intercontinentale

PALMARES DA ALLENATORE

 1976-1977 Juventus: Campionato italiano di Serie A, Coppa UEFA

1977-1978 Juventus: Campionato italiano di Serie A

1978-1979 Juventus: Coppa Italia

1980-1981 Juventus: Campionato italiano di Serie A

1981-1982 Juventus: Campionato italiano di Serie A

1982-1983 Juventus: Coppa Italia

1983-1984 Juventus: Campionato italiano di Serie A, Coppa delle Coppe

1984-1985 Juventus: Coppa dei Campioni, Supercoppa europea

1985-1986 Juventus: Campionato italiano di Serie A, Coppa Intercontinentale

1988-1989 Inter: Campionato italiano di Serie A

1989-1990 Inter: Supercoppa italiana

1990-1991 Inter: Coppa UEFA

1992-1993 Juventus: Coppa UEFA

1996-1997 Bayern Monaco: Bundesliga

1997-1998 Bayern Monaco: Coppa di Germania, Coppa di Lega tedesca

2004-2005 Benfica: Campionato portoghese di Primeira Liga

2006-2007 Salisburgo: Campionato austriaco di Bundesliga