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Pagelle Milan, i voti del CorSport alla stagione: fenomeno Maignan

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Le pagelle del Milan vincitore del 19° Scudetto secondo il 'Corriere dello Sport' oggi in edicola. Voti e giudizi stagionali sui rossoneri

Daniele Triolo

Il Milan ha vinto il 19° Scudetto della sua storia. Ecco le pagelle stagionali dei rossoneri secondo il 'Corriere dello Sport' oggi in edicola.

PIOLI, voto 9: E’ stato l’architetto del Diavolo. Quello che è riuscito a costruire nell’arco di due anni e mezzo è da considerare un vero capolavoro. Ed è pure il coronamento di una carriera, visto che è il primo titolo da allenatore. Curioso che, da antico tifoso interista, ci sia riuscito alla guida del Milan e mettendosi dietro proprio l’Inter. Non ha perso un colpo nemmeno quanto l’infermeria si riempiva. La differenza l’ha fatta dando un’identità che la squadra non ha mai perso. E vincere senza avere il gruppo più forte è un merito ulteriore per il suo lavoro.

MAIGNAN, voto 9: Aveva una pesante eredità da raccogliere. Ma non ha mai tremato. Anzi, ha fatto dimenticare subito Donnarumma. Spesso gli è bastata una sola parata in 90’ per essere decisivo. Gli errori e le incertezze sono stati minimi. Ha fatto di tutto pure per rientrare in anticipo dopo l’infortunio alla mano. Atteggiamento super anche nel lavoro quotidiano. E, nella seconda parte del torneo, il Milan ha fatto la differenza proprio alzando il muro in difesa.

TATARUSANU, voto 7: Il rigore parato a Lautaro nel derby ha regalato un pareggio, poi rivelatosi decisivo per lo scontro diretto con l’Inter.

CALABRIA, voto 7,5: Vince lo scudetto con la fascia di capitano. Cosa augurarsi di meglio per un prodotto del settore giovanile rossonero? Meno arrembante di Theo, il suo pregio ormai è la continuità. Riconosce quando deve aggredire e quando deve aspettare.

BALLO-TOURÉ, voto 6: Qualche apparizione all’inizio, poi è scomparso dai radar.

ROMAGNOLI, voto 6,5: Accettato il ruolo da terzo centrale, aveva iniziato la stagione al meglio. Poi ha pagato l’esplosione di Kalulu.

THEO HERNÁNDEZ, voto 8: L’asse con Leão sulla fascia sinistra ha spesso e volentieri fatto le fortune del Milan. Ma sono state anche le sue incursioni dentro al campo a far saltare gli equilibri delle squadre avversarie, avendo a disposizione anche il tiro da fuori per fare male. Si è trattato di un’idea di Pioli, ma lui l’ha interpretata alla grande.

KALULU, voto 7,5: E’ indiscutibilmente una delle creazioni di Pioli. Arrivato come terzino, il tecnico rossonero l’ha plasmato e trasformato in fior di centrale. Con lui la difesa rossonera è diventata ermetica.

TOMORI, voto 8: Ormai è da considerare il Ministro della difesa. Ha giocato con Kjær, con Romagnoli, con Kalulu e pure con Gabbia, adattandosi sempre alle caratteristiche del partner. Non che ci fossero molti dubbi, ma è difficile trovare 28 milioni di euro meglio spesi di quelli investiti dal Milan per il suo riscatto.

KJÆR, voto 7,5: La sua stagione si è fermata a dicembre, ma fino a quel momento aveva assicurato solidità e leadership.

FLORENZI, voto 7: Pur essendo di fatto il titolare in Nazionale, ha accettato di buon grado il ruolo di vice-Calabria. Quando c’è stato bisogno, ha risposto sempre presente.

GABBIA, voto 6,5: Qualche buon segnale. Chiamato in causa solo in caso di necessità, avrebbe bisogno di giocare di più.

BENNACER, voto 7,5: I soliti piccoli guai fisici che, a volte, l’hanno fermato proprio quando il suo motore stava alzando i giri e quindi il livello delle sue prestazioni. Con Tonali, però, ha trovato un partner ideale: è meno fisico, ma ha più qualità nella gestione del pallone. Si integrano alla perfezione. Continueranno ad essere il fulcro del gioco del Milan.

BRAHIM DÍAZ, voto 7: Un avvio fulminante, ma la sua fiamma si è spenta troppo presto. Nel derby di ritorno, però, il suo ingresso ha contribuito al ribaltone.

KRUNIĆ, voto 7: E’ uno dei classici elementi che risultano sempre utili all’interno di una squadra. La sua duttilità è stata una risorsa preziosa per Pioli.

BAKAYOKO, voto 6: Il suo ritorno in rossonero non ha funzionato granché.

KESSIÉ, voto 6,5: Il peso del contratto in scadenza e poi di un addio divenuto certo si sono rivelati difficili da sopportare. Non ha reso come nella stagione passata. Ha segnato meno, ma il suo avanzamento sulla trequarti ha dato più robustezza al centrocampo.

GIROUD, voto 8: Secondo campionato vinto in carriera dopo quello al Montpellier un decennio fa. Arrivato come alter ego di Ibra, è diventato presto il titolare. Ha firmato le vittorie contro Inter e Napoli nel girone di ritorno, avviando anche la rimonta con la Lazio. Tutte prodezze che si si sono rivelate macigni nella corsa Scudetto.

REBIĆ, voto 6,5: Qualche acciacco di troppo, accompagnata da qualche “luna” di troppo. Con la testa dentro la partita, però, resta un elemento in grado di fare la differenza.

D. MALDINI, voto 6,5: Da ricordare il gol allo Spezia nella sua prima da titolare.

MESSIAS, voto 7: Ha dimostrato di poter reggere anche un palcoscenico come quello rossonero. Magari non proprio da titolare, ma come componente della rosa. Ha segnato reti preziose.

SAELEMAEKERS, voto 7: Un piccolo passo indietro rispetto alla scorsa stagione, comprensibile per un ragazzo di 22 anni. Elemento più tattico, si è alternato con Messias sulla corsia di destra.

IBRAHIMOVIĆ, voto 7,5: Il voto è la media tra quello che è riuscito a fare in campo e quanto ha inciso al di fuori. I guai fisici, inevitabili per un “ragazzo” di 40 anni, hanno pesantemente condizionato la stagione dello svedese, soprattutto nella seconda parte dell’annata. Ma dietro la crescita portentosa del Milan, come squadra, come consapevolezza della propria forza, come applicazione, concentrazione e capacità di trovare le risorse per emergere dalle situazioni più negative, c’è proprio l’esempio di Ibra. A lungo considerato un individualista, nella sua seconda avventura rossonera, il totem di Malmö si è trasformato in un modello, un punto di riferimento, per un gruppo costituito in gran parte giovani: giovani che avevano appunto bisogno di una guida per trasformarsi in campioni. E Ibra ce l’ha fatta, aggiungendo un altro trofeo ad una straordinaria carriera. L’ultima coppa sollevata era stata l’Europa League 2016/17 con il Manchester United. Peraltro, conquistata da semplice spettatore, visto che la finale l’aveva vissuta sulle stampelle con un ginocchio rotto. Da lì, però, ha comunque saputo rinascere, come una sorta di Fenice: si è nuovamente alzato in volo, si è preso il Diavolo e l’ha riportato in vetta.

TONALI, voto 9: Un anno fa, di questi tempi, qualcuno poteva pensare che Tonali sarebbe diventato uno dei leader dei Milan campione d’Italia? No di certo, dopo una prima annata in rossonero densa di difficoltà. E allora essere riuscito a ribaltare la situazione è un merito in più che va riconosciuto a Tonali. Come ha più volte ricordato Pioli, sin dal primo allenamento della stagione, ha capito di aver davanti un giocatore diverso. Tifoso rossonero sin da bambino, l’ex-Brescia aveva coronato un sogno arrivando ad indossare quella maglia. Solo che forse è rimasto incagliato in quel sogno. Il risveglio, però, è stato il migliore possibile. Tornato alla realtà, infatti, Tonali è sbocciato, prendendosi le chiavi del Milan. Ha guidato lui in mezzo al campo, con autorità e personalità. E quando Pioli gli ha chiesto di aggiungere qualcosa al suo gioco, ovvero gli inserimenti in area, ha risposto presente, come testimoniano i gol che han no indirizzato dalla parte rossonera la volata Scudetto. Ora, però, Tonali ha davanti un altro obiettivo: non solo confermarsi su certi livelli, ma crescere ancora di più. Il futuro è suo: un futuro nel quale potrà scrivere pagine di storia del Milan. Magari un giorno anche con la fascia di capitano.

LEÃO, voto 9: E’ lui Mister scudetto. è lui il volto da copertina del Milan campione d’Italia. Leão è stato il giocatore più determinante della squadra: ha spostato gli equilibri come nessun altro in questo campionato. In certi momenti è apparso letteralmente devastante, imprendibile per qualsiasi avversario. A 23 anni ancora da compiere ha vissuto la stagione della consapevolezza. Fino ad un anno fa, probabilmente, nemmeno lui si rendeva conto della quantità di talento che aveva a disposizione. Il talento non è tutto, però, se non si riesce ad incanalarlo nella direzione giusta e al momento giusto. Leão ci ha messo un po’ a capirlo, ma la sensazione è che nella sua testa l’interruttore si sia girato definitivamente. Ora deve comprendere che il percorso non è finito, che i margini di crescita sono ancora enormi. In questa annata, il portoghese ha esibito colpi straordinari, giocate da campione, che gli hanno permesso di segnare 11 reti pesanti (quante volte ha sbloccato il risultato?) o di servire comodi assist per i compagni. Ma possono diventare ancora di più nel momento in cui troverà la completa continuità, anche all’interno dei 90’ di una partita. Quando è sbarcato sul pianeta rossonero, Leão era ancora un diamante grezzo, ora è un brillante che illumina. Maldini pronto a chiudere subito un acquisto! Le ultime news di mercato >>>

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