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“VAR a chiamata” già bocciato: il pensiero degli allenatori

Revisione VAR allo stadio di 'San Siro' (credits: GETTY Images)

La FIGC aveva proposto alla FIFA la sperimentazione del "challenge", ovvero il "VAR a chiamata". Opzione bocciata da tutti gli allentori delle big italiane

Giacomo Giuffrida

NEWS MILAN - Il "VAR a chiamata" è stato bocciato da numerosi allenatori. Una proposta fallita ancor prima di partire. La FIGC aveva proposto alla FIFA una sperimentazione per la Serie A. Non si ha ancora nessuna risposta ufficiale, ma sembra un progetto destinato a finire presto nel dimenticatoio. Nelle varie interviste agli allenatori in questi giorni, sono emersi pareri fortemente sfavorevoli a questa "innovazione".

Oggi Stefano Pioli ha commentato così il "challenge VAR": "Non sono d'accordo, non mi piace. L'allenatore fa l'allenatore, l'arbitro fa l'arbitro. L'aiuto della tecnologia deve consentire all'arbitro di arbitrare con più serenità, non l'ho visto nelle ultime situazioni".

Antonio Conte ha spiegato: "Non mi piace. Abbiamo già tanti pensieri durante la partita. Vedendo la partita in video, gli arbitri hanno tutta la possibilità di prendere decisioni".

Simone Inzaghi ha dichiarato: "Lascerei tutto così com'è. Si è faticato, non lo nego, perché eravamo abituati un altro tipo di calcio. Ora abbiamo accettato il Var, che in casi oggettivi è fondamentale, ed è giusto che non cambi adesso".

Gennaro Gattuso, piuttosto che il challenge, chiede "buona fede" e dichiarazioni a fine partita: "Ho sempre detto di essere favorevole al VAR e negli ultimi anni il calcio è cambiato. Penso anche che l’arbitro, da professionista, deve parlare a fine partita. L’importante è credere che ci sia sempre buona fede. L’arbitro deve parlare, deve dare spiegazioni".

Rolando Maran negativo sul challenge: "Io credo che un episodio visto in tv non possa avere più interpretazioni, credo che anche la possibilità del challenge non cambi granché".

Più lunga e contorta la spiegazione di Claudio Ranieri, che comunque sarebbe favorevole: "Il VAR a chiamata è una cosa simpatica. Bisogna vedere come la prendono gli arbitri (ride, ndr). E' un segno di apertura. Gli arbitri sono sempre più competenti ma qualcosa può sfuggire e questa macchina può essere utile affinché le partite siano più giuste e reali. Quando ero ragazzo io giocavo a basket. Si potrebbe fare i 30 minuti canonici. In Inghilterra, non ricordo se un uomo della Lega o lo stesso arbitro, ci disse che il prodotto calcio è venduto in tutto il mondo e quindi l'operato dell'arbitro non deve essere criticato. In Italia si chiede il giallo, è una cosa bruttissima. Protestare sistematicamente su tutto non è bello per chi deve acquistare un prodotto che dovrebbe essere bello tatticamente e molto fluido".

Anche il vice-presidente UEFA, Michele Uva, ha spiegato: "Lo vedo come un'interferenza che va contro l'indipendenza della scelta dell'arbitro sulla decisione finale. Bisogna evolvere nel protocollo e non è semplice. In tutti i campionati si vede che c'è disomogeneità. Il protocollo va uniformato, ma il VAR è una novità epocale per il calcio, un grande aiuto per gli arbitri. La decisione finale però spetta sempre a loro, qualcosa può essere modificato".

VAR o non VAR, ora il Milan deve pensare al campo e in particolare al posticipo contro il Torino di lunedì sera. Per le ultimissime notizie sul match: continua a leggere >>>

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