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Milan, vietato sbagliare: serve l’Europa per salvare la stagione

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
Il Milan è arrivato a un punto di non ritorno. La rincorsa è ancora aritmeticamente possibile, ma il tempo stringe e gli alibi sono finiti

Il Milan è arrivato a un punto di non ritorno. A poche giornate dalla fine del campionato, i rossoneri si trovano in una posizione scomoda: noni in classifica con 48 punti, a -9 dalla zona Champions e a -5 dal settimo posto, ultimo utile per l’accesso a una competizione europea. La rincorsa è ancora aritmeticamente possibile, ma il tempo stringe e gli alibi sono finiti.

Sotto la guida di Sergio Conceicao, il Milan ha mostrato una pericolosa discontinuità. Le statistiche sono impietose: nel 2025 nessuna squadra è andata più volte in svantaggio, dieci in totale, al pari di Empoli, Parma e Monza. Un dato che racconta una squadra fragile, che spesso parte male, si disunisce e rincorre. A questo si aggiunge un altro segnale allarmante: ben otto i gol subiti nei primi dieci minuti di gioco in questo campionato. Una partenza lenta cronica, che sa di blackout mentale e di limiti strutturali.

E il problema non è solo tecnico. Il Milan non può permettersi di restare fuori dall’Europa, non solo per ragioni di prestigio, ma soprattutto per motivi economici. L’assenza dalle coppe europee rappresenterebbe un danno serio per le casse del club: meno introiti da diritti televisivi, niente premi UEFA, sponsor meno attratti e stadio "vuoto" nelle serate infrasettimanali. Tutto ciò frenerebbe la crescita e metterebbe in discussione anche il progetto sportivo.

Proprio per questo, la Coppa Italia assume un valore enorme. I rossoneri sono ancora in corsa per il trofeo e si giocheranno l’accesso alla finale nel ritorno contro l’Inter. Vincere la coppa significherebbe assicurarsi almeno un posto in Europa League, salvare la stagione e mettere un punto fermo nel futuro immediato del club.


Perché senza Europa, il Milan rischia anche sul piano del mercato. In estate potrebbero partire giocatori importanti come Theo Hernandez, già seguito dai top club europei, ma anche Fikayo Tomori – accostato alla Juventus a gennaio – potrebbe lasciare, magari a cifre inferiori rispetto ai 30 milioni richiesti. E poi ci sono i nomi di Loftus-Cheek, Chukwueze, Musah, e Emerson Royal, tutti profili che potrebbero salutare in cerca di spazio o a causa di rendimento deludente.

Insomma, il Milan è appeso a un filo. Ogni partita da qui alla fine è una finale. Servono punti, serve mentalità, serve chiarezza. E se il campionato dovesse ancora deludere, allora la Coppa Italia dovrà diventare l’unica via possibile per evitare un disastro. L’Europa, per il Milan, non è più un obiettivo. È una condizione vitale.