Il suo rapporto con la tifoseria è peggiorato incredibilmente dopo l'addio di Paolo Maldini. Si può dire qualsiasi cosa, ma il popolo rossonero indica proprio Furlani come primo colpevole per il licenziamento dell'ex bandiera del Milan. Di lì in poi solo investimenti errati: da Musah a Loftus-Cheek, passando per Morata, Emerson Royal, Terracciano e infine Joao Felix. Le sue (non) parole, poi, non hanno migliorato la situazione. La gestione del caso Cooling Break di Roma, l'esonero silenzioso di Paulo Fonseca, l'assenza di Ibrahimovic, le poche dichiarazioni ai microfoni e così via.
Al Milan, difatti, serve altro. Serve un uomo di campo, un profilo esperto, un dirigente che sappia come muoversi sia tra le mura del calcio italiano che quello europeo. Al Milan serve maggiore considerazione mediatica e politica, serve trasparenza, serve una comunicazione diretta ed efficace. Al Milan serve un volto e una voce, serve qualcuno che possa ricordare e far rispettare la storia di questo glorioso club. Al Milan, insomma, serve milanismo, senso di appartenenza e una programmazione ambiziosa. Il tempo dei quarti posti è scaduto perché, in questo momento, il Milan non riesce a raggiungere neanche l'obiettivo minimo.
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