Frasi come «Ho goduto ad ogni tuo infortunio», «Ca**o dici cancella dai», e il velenoso «Ma ti svegli che abbiamo sprecato 5 anni a starti dietro che eri sempre rotto» sono solo alcuni esempi del tenore di certi commenti apparsi sotto il tweet di Pato. Un linguaggio violento e gratuito che non rende onore alla passione sportiva e che evidenzia, ancora una volta, come i social network possano trasformarsi in un terreno fertile per l'odio online.
Il gesto di Pato, pur nella sua innocenza di voler riconoscere il successo di un'altra squadra italiana in campo europeo, ha toccato una corda sensibile nel cuore dei tifosi milanisti, ancora scottati dalla rivalità cittadina e, probabilmente, da un pizzico di nostalgia per un giocatore che, nonostante il talento, non riuscì mai a esprimersi pienamente a causa dei numerosi infortuni.
L'episodio solleva ancora una volta il dibattito sull'utilizzo dei social media da parte degli atleti e sulla reazione, spesso eccessiva e fuori controllo, di alcuni sostenitori. Se da un lato è comprensibile una certa amarezza per il successo dei rivali, dall'altro il ricorso all'insulto e all'odio personale rappresenta sempre un limite invalicabile. La vicenda Pato-tifosi del Milan è un triste promemoria di quanto il confine tra passione e intolleranza possa essere labile nel mondo del calcio, soprattutto nell'era dei social network. LEGGI ANCHE: Calciomercato Milan, Hancko: sondato il terreno. Le ultime>>>
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