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Igli Tare, dirigente accostato al Milan 20/05/2025 PianetaMilan.it (getty images)
Ibrahimovic ha creato il Milan in sette giorni, ma solo all'ottavo è arrivato il direttore sportivo che mancava. A distanza di nove mesi da quelle parole dello svedese, il club rossonero si ritrova in una situazione a dir poco disastrosa. Un fallimento a tutto tondo, completato con la mancata qualificazione in Europa, una finale di Coppa Italia persa e un progetto tecnico passato sotto le mani di ben due allenatori. Il solo pensiero che, con un ipotetico successo contro il Bologna a Roma, le cose non sarebbero cambiate fa accapponare la pelle, poiché sarebbe stata l'ennesima riprova di una dirigenza che non ha capito gli errori commessi.
Fortunatamente, però, il direttore sportivo sembra destinato ad arrivare. Finalmente, aggiungiamo. Con qualche mese di ritardo, e delle riflessioni in più, il Milan si è deciso a ingaggiare un profilo fondamentale per ogni società calcistica. Il paradosso sta tutto qui: appare assurdo che un club come quello rossonero abbia potuto pensare che si potessero raggiungere grandi obiettivi senza un vero e proprio DS.
Tralasciamo giorni, creazioni e Dio, poiché Tare si ritroverà, come detto, in una pessima situazione. L'obiettivo è quello di ricostruire prima una dirigenza e poi una squadra, puntare a una stagione migliore di quella che sta per finire (non ci vuole poco) e aggiungere elementi di valore a una base già buona. Questo, ovviamente, dovrebbe escludere le cessioni importanti e stimolare la vendita di pedine che hanno deluso anche le più piccole aspettative.
Tuttavia, c'è una domanda che rischia di rovinare tutto: chi lo farà, davvero, il mercato? Prima della sfida di campionato contro il Bologna, Furlani aveva un po' confuso le idee, ribadendo che "il mercato lo fa la società e gli attori possono cambiare". Cosa voleva intendere con ciò? Semplice, che, DS o meno, l'ultima parola starà sempre a lui. Si potranno fare trattative, chiudere accordi, proporre idee, ma il lasciapassare starà sempre tra le mani di Giorgio Furlani. E allora, dato che dalle risposte possono nascere altre domande, ci chiediamo: che senso ha ingaggiare un direttore sportivo se poi non lo si lascia lavorare?
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