E la sentenza di Rui Costa, quel "il Milan ti entra nelle vene e non ne esce più", risuona come un'amara constatazione di una realtà sempre più rara. In un calcio dove i passaggi tra squadre rivali sono all'ordine del giorno e la figura della "bandiera" è quasi mitologica, mancano forse al Milan quei giocatori che incarnano lo spirito del club, che sentono il peso della sua storia e che trasmettono ai nuovi arrivati cosa significhi realmente indossare quei colori.
La ricerca dei nuovi talenti per il Milan del futuro non può prescindere da questa riflessione. Certo, le qualità tecniche e atletiche sono imprescindibili, ma la capacità di un giocatore di innamorarsi del club, di comprenderne l'essenza e di farla propria come fecero Kakà e Rui Costa, rappresenta un valore inestimabile. La loro grandezza non si misurava solo in gol e assist, ma in quel legame indissolubile con il popolo rossonero, in quell'amore reciproco che li rendeva ancora più forti in campo e fuori.
Ricostruire un ciclo vincente per il Milan di oggi passa inevitabilmente attraverso la riscoperta di questo "Milanismo", attraverso la ricerca di giocatori che vedano in questa maglia non solo un'opportunità di carriera, ma un vero e proprio amore sportivo. Solo ritrovando questo spirito, questa connessione profonda tra giocatore e club, si potrà forse riaccendere quella magia che ha reso il Milan un club unico e leggendario nel panorama calcistico mondiale. L'eco delle parole di Kakà e Rui Costa non sia solo un ricordo nostalgico, ma un faro che illumini le scelte del presente, riportando al centro del progetto rossonero non solo il talento, ma soprattutto il cuore e la passione per i colori.
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