Nella squadra di Arrigo Sacchi e poi di Fabio Capello, Fuser vince praticamente tutto: Scudetto, Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale. Pur non essendo un titolare inamovibile, dimostra di essere un centrocampista completo, dotato di un gran tiro dalla distanza e capace di adattarsi a diversi ruoli. Nel 1991 viene girato in prestito alla Fiorentina per acquisire maggiore esperienza, prima di trovare la sua definitiva consacrazione alla Lazio.
Lazio: il cuore biancoceleste e la fascia da capitano
—Nel 1992 Diego Fuser passa alla Lazio per 7 miliardi di lire. È qui che vive gli anni migliori della sua carriera, diventando un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi. In sette stagioni con la maglia biancoceleste colleziona 242 presenze e segna 42 gol, dimostrando una straordinaria continuità di rendimento. La sua capacità di giocare sia da esterno che da trequartista, unita a una grande forza fisica e alla precisione nei tiri dalla distanza, lo rende uno degli uomini chiave della Lazio degli anni ’90.
Nel 1998, con la fascia da capitano al braccio, alza al cielo la Coppa Italia, conquistando il primo trofeo della gestione Cragnotti. La sua leadership e il suo spirito di sacrificio lo rendono amatissimo dalla tifoseria laziale, che lo identifica come simbolo della squadra.
Le vittorie con il Parma e il “tradimento” alla Roma
—Dopo aver dato tutto per la Lazio, nel 1998 Fuser si trasferisce al Parma, squadra ambiziosa e ricca di talento, dove arricchisce ulteriormente il suo palmarès. In Emilia vince un’altra Coppa Italia e, soprattutto, la Coppa UEFA nella stagione 1998/99, contribuendo al successo dei gialloblù con la sua esperienza e la sua duttilità tattica.
Nel 2001 arriva il trasferimento più discusso della sua carriera: il passaggio alla Roma. Nonostante il ruolo marginale nella squadra giallorossa, riesce comunque a vincere una Supercoppa Italiana, ma il suo approdo sulla sponda opposta del Tevere gli costa la rottura definitiva con i tifosi laziali, che non gli perdonano quello che considerano un “tradimento”.
L’ultimo ballo con il Torino e il richiamo del calcio dilettantistico
—Nel 2003, ormai vicino ai 35 anni, Fuser decide di tornare a casa, chiudendo la carriera tra i professionisti con la maglia del Torino in Serie B. Ma il richiamo del pallone è troppo forte e, dopo aver salutato il calcio di alto livello, si concede un’ultima avventura nei dilettanti con il Canelli, dove ritrova il vecchio amico Gianluigi Lentini.
Anche in Nazionale ha avuto il suo spazio: dal 1993 al 2000 colleziona 25 presenze e 3 gol con l’Italia, prendendo parte alla fase di qualificazione per Euro 2000, ma senza essere convocato per la fase finale dal suo ex allenatore Dino Zoff.
L’aneddoto con Borgonovo e la passione per le macchinine
—Fuori dal campo, Fuser è sempre stato un uomo dai modi pacati, ma con una vena scherzosa. Celebre il tiro mancino giocato da Stefano Borgonovo ai tempi della Fiorentina: l’attaccante convinse un cliente georgiano di un ristorante a fingersi uno sceicco interessato ad acquistarlo, portando Fuser a credere di aver firmato un contratto milionario… salvo poi scoprire la beffa. “Sono stato un boccalone, ma siccome sono il più forte, guadagnerò più di tutti voi”, fu la sua risposta, confermando il suo spirito autoironico.
Dopo il calcio giocato, Fuser si è reinventato con nuove passioni. Nel 2021 è diventato presidente della Lega Italiana di FootGolf, disciplina che unisce calcio e golf. Ma la sua più grande passione, fin da bambino, sono sempre state le macchine radiocomandate. Insieme ad alcuni amici ha costruito una pista nei dintorni di Asti, trasformando un vecchio campo da calcio in un autodromo per modellini capaci di sfiorare gli 80 km/h.
Un campione silenzioso, lontano dai riflettori, ma mai dimenticato dai veri appassionati di calcio. E come cantavano i tifosi della Lazio sulle note di Ufo Robot: “Ma chi è? Ma chi è? Diego Fuser! Diego Fuser!”. LEGGI ANCHE: Segui qui LIVE il derby di Coppa tra Milan e Inter!>>>
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