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Ex Milan - Robinho protesta contro Lula. E il governo gli nega l'estradizione (getty images)
È trascorso esattamente un anno dall'ingresso di Robinho nel carcere brasiliano di Tremembé. L'ex attaccante 41enne, con un passato glorioso tra Real Madrid, Milan, Manchester City e Santos, sembra aver trovato una nuova, seppur precaria, stabilità nella sua vita da detenuto. Condannato in via definitiva a 9 anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo, reato commesso a Milano nel 2013, Robinho continua a proclamarsi innocente, ma la sentenza italiana è stata riconosciuta e confermata dalla giustizia brasiliana.
Nella struttura penitenziaria, Robinho condivide la quotidianità con un altro volto noto del crimine informatico, Walter Delgatti, condannato a 8 anni per aver violato i sistemi del Consiglio Nazionale di Giustizia. Nonostante occupino celle separate, i due trascorrono del tempo insieme nel cortile e avrebbero già iniziato a pianificare il futuro: si dice che stiano progettando di lanciare una piattaforma di scommesse online una volta tornati in libertà.
Robinho si sta impegnando attivamente per ottenere il passaggio al regime di libertà vigilata. Ha completato con successo corsi di elettronica, partecipa regolarmente a un club di lettura e si dedica alla cura dell'orto del carcere. Ha inoltre terminato i 10 moduli del programma di rieducazione civica. Il suo lavoro quotidiano consiste nella riparazione di TV e radio, attività che gli consente di ottenere uno sconto di un giorno sulla pena per ogni 12 ore lavorative.
Le visite della moglie e dei tre figli sono costanti, con particolare attenzione al primogenito, Robson Jr., un talento emergente nelle giovanili del Santos. Tuttavia, nonostante l'impegno e il supporto familiare, fonti vicine a Robinho rivelano che l'ex campione stia attraversando un momento psicologicamente difficile.
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