Dal cooling break di Theo e Leao all'esultanza collettiva sul gol di Nkunku in Milan-Lecce: quanto è cambiato il Milan in un anno!
Ci sono due immagini potentissime che fotografano alla perfezione quanto il Milan sia cambiato dalla stagione scorsa: da una parte i volti tristi e solitari di Theo Hernandez e Leao durante il cooling break di Lazio-Milan, un anno fa, dall’altra l’esultanza collettiva della squadra in occasione del primo gol di Nkunku con la maglia rossonera in Milan-Lecce di Coppa Italia, giocata martedì. Rabbia e frustrazione da una parte, gioia condivisa dall’altra. Sguardi fissi, persi nel vuoto contro sorrisi e abbracci, stretti stretti. Frattura contro unità. Fa quasi impressione mettere insieme queste due fotografie.
Il cooling break di Theo e Leao vs Lazio
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Attenzione, con ciò non voglio gettare la croce addosso a Theo e Leao o puntare il dito contro di loro, ma solamente sottolineare quanto il clima e l’umore (non solo esterno, ma anche interno allo spogliatoio) sia cambiato. Theo e Leao in quel momento erano solamente due rappresentanti di classe, due portavoce di un sentiment condiviso. Quel cooling break era la rappresentazione di un malcontento, di un mal di pancia allargato, che i due giocatori più rappresentativi della squadra hanno voluto portare a galla.
Si parlò di ammutinamento nei confronti dell’allora allenatore Paulo Fonseca. Niente di più sbagliato. Quel gesto di protesta, di aperta sfida, era chiaramente indirizzato alla società, con un messaggio chiaro e inequivocabile: non siamo contenti. Quella parte di spogliatoio, che conteneva al suo interno i senatori di lungo corso, stava dicendo chiaramente, nel modo più plateale possibile: ci sentiamo traditi. Traditi da scelte conservative e poco ambiziose, traditi dai propositi di grandezza sbandierati e poi rimangiati. Traditi da promesse non mantenute (un allenatore TOP Mondo) e dichiarazioni di grandeur irraggiungibili (ricordate ‘il calcio dominante’?)
Tutti si aspettavano un salto in avanti, che non c’è stato. E questo era evidente a tutti, giocatori in primis. Sembrava tutto una pagliacciata, una messa in scena poco convincente e divertente. In quel momento i calciatori hanno detto ‘stop, non ci sto’. I problemi, però, sono arrivato dopo. Perché giocatori, società e staff non hanno più saputo trovare mezzi e condizioni per svoltare e riprendersi, trasformando la stagione in una via crucis. Le premesse non sono buone? Ok, lo dici, lo manifesti e poi ti rimbocchi le maniche. La sensazione, invece, è più di qualcuno abbia totalmente mollato