Poi, l’estate della rivoluzione. Gli arrivi di Christian Pulisic e Samuel Chukwueze hanno stravolto le gerarchie sulle fasce, e Saelemaekers è finito progressivamente ai margini del progetto tecnico. Prima il prestito al Bologna – sfumato senza riscatto – poi il nuovo prestito alla Roma, questa volta nell’ambito dell’operazione che ha portato in rossonero Tammy Abraham.
E qui nasce il grande rimpianto. Perché alla Roma Saelemaekers è tornato ad essere protagonista. Non solo gol e assist, ma anche prestazioni solide, concrete, da giocatore vero. Un’arma tattica che hanno saputo valorizzare, come forse a Milano ci si era dimenticati di fare.
Forse il Milan ha avuto troppa fretta. Forse non ha creduto abbastanza nella capacità di Alexis di reinventarsi, di adattarsi a ruoli diversi e di ritrovare continuità. In un calcio moderno dove la polivalenza è un valore inestimabile, lasciarsi sfuggire un giocatore capace di coprire più zone di campo, e con rendimento crescente, rischia di essere una leggerezza pagata a caro prezzo.
Il futuro? Ancora tutto da scrivere. Ma oggi una cosa è certa: guardando la stagione di Saelemaekers alla Roma, il Milan qualche domanda dovrebbe cominciare a porsela. E in fretta.
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