Non particolarmente memorabile neanche la parentesi da allenatore di un altro ex rossonero come Clarence Seedorf, subentrato ad Allegri nel 2014. L’olandese riuscì a raccogliere 11 vittorie e 2 pareggi in 19 giornate, concludendo la stagione con un anonimo 8° posto in classifica. Due anni più tardi toccò a Sinisa Mihajlovic sedere sulla panchina del Diavolo, anche in tal caso senza troppa fortuna; il tecnico serbo venne esonerato dopo 32 giornate (13 vittorie e 10 pareggi) ma ebbe comunque il merito di far esordire Gianluigi Donnarumma in prima squadra. Paulo Fonseca, l’ultimo tecnico straniero del Milan prima di Conceicao, ha lasciato in eredità un ruolino di marcia piuttosto anonimo (7 vittorie e 6 pareggi in 17 partite di campionato) ma con all’attivo i successi nel derby e in casa del Real Madrid.
Stranieri di successo sulla panchina del Diavolo
—Non mancano, al contempo, gli esempi di tecnici stranieri in grado di portare a casa almeno un trofeo alla guida del Milan; se si escludono il fondatore Herbert Kilpin (protagonista a inizio Novecento nella doppia veste di giocatore e allenatore) e il già citato Liedholm, bisogna tornare agli anni Cinquanta, quando la panchina rossonera era spesso affidata a coach stranieri.
Il più vincente è stato Lajos Czeizler, che nella stagione 1950/51 conquistò lo scudetto e la Coppa Latina; quattro anni dopo, Ettore Puricelli (uruguaiano naturalizzato italiano) subentrò a Bela Guttman e guidò il Milan alla conquista del quinto scudetto della storia rossonera. La stagione seguente, confermato in panchina, Puricelli sfiorò il bis in campionato (2° posto alle spalle della Fiorentina), raggiunse la semifinale di Coppa dei Campioni e si aggiudicò la Coppa Latina.
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