SUPERLEGA

SuperLega, la guerra tra UEFA e club non è ancora finita: il punto

Daniele Triolo

La società costituita da 12 club per la SuperLega è viva. Florentino Pérez vuole portare la causa all'Antitrust. UEFA sul piede di guerra

Il 'Corriere della Sera' oggi in edicola ha parlato, ancora, della SuperLega. Il quotidiano generalista ha sottolineato come questa sia un progetto che non ha più alcuna speranza di essere riproposto (almeno per come è stato concepito). Ma la guerra vera, forse, deve ancora cominciare.

È impossibile prevederne, adesso, le conseguenze. Tutto potrebbe esaurirsi in vacue minacce. Oppure in una mediazione. Nuovi particolari, però, continuano ad emergere. La domanda più importante è: perché Aleksander Čeferin, Presidente della UEFA, continua a dire che quattro club (Real Madrid, Barcellona, Juventus e Milan) siano ancora 'dentro la SuperLega'?

Persino Andrea Agnelli, Presidente della Juventus, ha ammesso pubblicamente che il progetto è abortito. Florentino Pérez, numero uno del Real Madrid, insiste, però, ogni giorno nel ribadire la bontà dell'idea della SuperLega. Questo mentre il Barcellona ha fatto uscire una nota che la tiene viva ed il Milan ha fatto un comunicato di uscita studiato dai legali, che non contiene la parola 'withdrawal', ovvero ritiro.

In realtà, tutti i club sanno che è finita. Formalmente, però, ha ammesso il 'CorSera', fanno ancora parte della società consortile European SuperLeague Company SL. La quale esiste tuttora, ha sede in Spagna, ha un Consiglio d'Amministrazione dove siedono le proprietà delle 12 società (per il Milan c'è Gordon Singer, per l'Inter c'è Steven Zhang) e che ha un capitale minimo versato.

Si tratta, logicamente ed almeno per il momento, di un involucro vuoto. Perché alcuni club non ne usciranno? Perché pensano che, in questo modo, siano maggiormente tutelati dal punto di vista legale. Blindati, per esempio, dalle possibili cause milionarie che Florentino Pérez, Presidente della SuperLega, potrebbe avanzare per essere usciti senza il consenso degli altri. E, oltretutto, nell'ipotetica posizione di fare causa, a loro volta, ai club inglesi che, per primi, si sono ritirati dal progetto.

Perché Čeferin è spaventato dall'idea che la società resti in vita pur senza scopi? Perché teme la causa che Florentino Pérez vuole portare avanti all'Antitrust. Sfumata, infatti, la SuperLega, resta il bersaglio grosso da colpire: la UEFA. L'ente di Nyon, infatti, ha la doppia veste di regolatore (fa le norme e punisce chi non le rispetta) ed organizzatore nonché gestore dei proventi. Ruoli, che, per esempio, in Formula Uno sono distinti.

Nel calcio, invece, la UEFA ha sempre avuto questo doppio ruolo ed agisce, secondo i club 'ribelli', in un regime di monopolio nell'organizzare i tornei, impedendo alle squadre di crearne di alternativi. Florentino Pérez, oltretutto, può farsi forte della sentenza del Tribunale di Madrid che, martedì scorso, prima del naufragio della SuperLega, aveva già emesso una misura cautelare per tutelare la competizione.

Affermando, di fatto, che i club non possono essere espulsi dalle competizioni UEFA. Perché? Semplice: perché la UEFA non può essere l 'unico Ente che organizza le competizioni. Su questo punto il patron delle 'Merengues' vuole andare avanti. E siccome la European SuperLeague Company SL è una società spagnola, le prima tappe in tribunale si svolgerebbero in terra iberica.

La trafila sarebbe infinita e non si sa, ad oggi, quanto tempo potrebbe volerci per un esito della causa. Ma già la minaccia infastidisce, e non poco, la UEFA. Milan, ultimatum a Donnarumma: le ultime news sul portiere rossonero >>>