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RASSEGNA STAMPA

San Siro: 100 anni di storie, leggende e un futuro incerto per la Scala del calcio

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
1° agosto 1925: ben cento anni fa venne posata la prima pietra di quello che sarebbe diventato lo stadio più grande d'Italia: San Siro

C'è una storia milanese, che oggi compie un secolo. Una storia che parla di pionieri visionari, di un tram ribattezzato "gamba de legn", e persino di un personaggio che evoca il "Pin" di calviniana memoria. È la storia di un anniversario speciale, quello della prima pietra, posizionata esattamente cento anni fa, il 1° agosto 1925, di uno stadio che sarebbe diventato un'icona: San Siro.

Dalle scuderie al terzo anello: un secolo di San Siro, tra gloria e incertezza

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L'idea nacque dalla mente di Piero Pirelli, all'epoca presidente del Milan, che sognava un impianto esclusivamente calcistico, sulla falsariga dei modelli inglesi, privo di piste d'atletica. Fu Anteo Carapezzi, dirigente rossonero, a battezzarlo "San Siro", ispirandosi a una piccola chiesetta nelle vicinanze, tra via Masaccio e via Uccello. Il progetto prese forma grazie a Ulisse Stacchini, maestro del Liberty già noto per la Stazione Centrale e il Ristorante Savini, affiancato dall'ingegnere Alberto Cugini.

La nascita di un gigante: un'impresa da record

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La costruzione della Scala del calcio, come riferito dalla Gazzetta dello Sport, fu un'impresa monumentale per l'epoca. In appena 13 mesi, vennero impiegati 10.000 quintali di cemento, 3.500 metri cubi di sabbia e 1.500 quintali di tondini di ferro. Per le sole linee del campo, furono necessari ben 80 chili di gesso. Il costo totale? Ben 5 milioni di lire. Un'iniziativa così imponente che il Comune di Milano si adoperò per estendere la linea del tram fin lì, per facilitare l'afflusso dei tifosi.

Dalle scuderie al palcoscenico del grande calcio

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Le prime immagini di San Siro, risalenti a cento anni fa, mostrano uno stadio totalmente irriconoscibile, con quattro tribune rettilinee e l'assenza delle curve. Eppure, già nel 1925, vantava una capienza di ben 35.000 spettatori. Curiosamente, la sua vasta area sottostante, oltre a ospitare spogliatoi e uffici, fungeva anche da scuderie, fienili e magazzini per il foraggio.


L'inaugurazione ufficiale avvenne il 19 settembre 1926, con un derby infuocato: Milan-Inter, conclusosi 3-6. Il primo storico gol fu siglato dal milanista Giuseppe Santagostino, detto "Pin". Il giorno seguente, il Corriere della Sera riportava l'evento, sottolineando la cerimonia presieduta dal Duca di Bergamo e un pubblico numeroso.

Il "nonno degli stadi" e il dubbio sul suo futuro

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San Siro, il nostro "vecchietto" centenario, ha attraversato infanzia, gioventù e maturità, testimone silenzioso di epoche e trasformazioni. Il primo ampliamento nel 1935 portò la capienza a 55.000 posti. Nel 1947, l'Inter abbandonò l'Arena per trasferirsi a San Siro, rendendolo il teatro condiviso delle due squadre milanesi. Seguirono il secondo anello nel 1955, l'impianto di illuminazione nel 1957, il tabellone elettrico nel 1967 e, nel 1980, l'intitolazione ufficiale a Giuseppe Meazza. La ristrutturazione per Italia '90, con la creazione del terzo anello, lo ha consacrato tra gli stadi più moderni e imponenti del mondo.

Oggi, però, il "nonno degli stadi" vive un periodo di incertezza. Ha visto nascere e tramontare progetti per nuovi impianti al Portello e "Cattedrali" rimaste incompiute. La sua sorte è appesa a un filo, con la prospettiva di una votazione a settembre per la sua vendita a Milan e Inter, che ne prospettano l'abbattimento per il 70%. Sebbene ci siano stati tentativi, come il progetto degli ingegneri varesini Riccardo Aceti e Nicola Magistretti per un suo mantenimento con la rimozione del primo anello e la creazione di un centro commerciale sotto il prato.

Attualmente, San Siro attende, come un turista in vacanza, osservato dai visitatori che arrivano con la metro. Nell'attesa della decisione del Consiglio comunale sul suo destino, lo stadio dorme il sonno dei giusti, privo del calpestio dei calciatori, dei fischi degli arbitri e dei cori dei tifosi.  Cosa riserverà il destino a questo monumento del calcio milanese? Solo il tempo potrà dirlo.