Sergio Conceicao, allenatore dei rossoneri, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Milan del 'Maradona'. Le sue dichiarazioni
Sergio Conceicao, allenatore rossonero, ha presentato ieri in conferenza stampa a Milanello i temi principali di Napoli-Milan, partita della 30^ giornata della Serie A 2024-2025 in programma stasera, alle ore 20:45, allo stadio 'Diego Armando Maradona'.
Le dichiarazioni di Conceicao sono state riportate, tra i quotidiani sportivi oggi in edicola, anche dal 'Corriere dello Sport'. L'allenatore portoghese, in conferenza, è sembrato essere più battagliero che mai. «Ci crediamo, abbiamo due obiettivi da qui alla fine: il quarto posto e la Coppa Italia. La partita è difficile e importante e non vogliamo nascondere i nostri obiettivi. E per quello è importante il risultato contro il Napoli. Abbiamo lavorato per vincere, conosciamo le qualità dell'avversario».
Napoli-Milan, Conceicao: "Non mi sento il Conte portoghese, ma ..."
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Spesso Conceicao è stato paragonato, per modi di fare e per come vive il suo lavoro, proprio ad Antonio Conte, allenatore del Napoli: ecco, a questa domanda, come ha risposto il tecnico del Milan. «Non mi sento il Conte portoghese, ma con Antonio abbiamo la stessa passione del mestiere. Penso che al di là della passione che abbiamo del calcio, viviamo la vita in modo intenso. Ognuno ha le sue caratteristiche, io sono sicuramente diverso da lui. Ho sfidato Antonio da calciatore, ci siamo affrontati tante volte. Però è vero che da allenatore è la prima volta».
Si parla molto, in questi giorni, di futuro in casa rossonera e di un nuovo, possibile cambio in panchina. Ma Conceicao, a poche ore da Napoli-Milan, ha evidenziato degli aspetti importanti. «Mi sento spesso con la dirigenza, sono tutti i giorni accanto a noi, ma voglio specificare una cosa: non ho bisogno di rassicurazioni, sono qua per fare il miglior lavoro possibile. Non ho bisogno della fiducia. Devo lavorare, non ho questa debolezza di avere qualcuno che mi dia rassicurazioni. Non ne ho bisogno, dipendo solo dai risultati. Non sono un bambino che ha bisogno che il papà gli dica che mi vuole bene».