Perché due ragazzi di generazioni diverse e di paesi diversi tifano Milan fin da piccoli? Per Sacchi la risposta è molto semplice: "basta guardare la bacheca del club dove brillano ben sette (dico sette) Coppe dei Campioni, oltre a tanti altri trofei". Nessun'altra squadra italiana può vantare un simile palmarès. Dunque, l'equazione risulta semplice: più trofei vinti fuori dai confini nazionali, più appeal internazionale. E aggiunge: "La storia di un club è fondamentale, io la metto al primo posto nella classifica delle qualità che sono necessarie per raggiungere la gloria. La società, con la sua storia, con il suo stile e con i suoi valori, viene prima degli allenatori e prima dei giocatori".
Ecco da dove bisogna ripartire
—A partire da questo tipo di consapevolezza si possono costruire i futuri successi. Il nuovo direttore sportivo Igli Tare e il nuovo allenatore Massimiliano Allegri ne sono consci. Lo hanno dimostrato a parole nelle rispettive presentazioni e a loro spetta comunicare questo messaggio così importante a tutti i giocatori in rosa.
In questa operazione potranno essere aiutati proprio da Modric e Jashari, conoscitori della gloriosa storia rossonera che li ha appassionati fin da bambini. La loro qualità in campo potrebbe dunque non essere l'unica risorsa a disposizione del club. Il loro attaccamento alla maglia, infatti, potrebbe ben sposarsi con la necessità di creare un gruppo solido, con una precisa unità d'intenti. Insomma, ciò che forse è mancato più di tutto negli ultimissimi anni. Come precisa Sacchi, infatti, "il club è una famiglia. Anzi: è un'azienda famigliare. Il che significa che i conti, alla fine del mese, devono tornare come in ogni famiglia che si rispetti, e che alla base dei rapporti ci devono essere solidi valori morali".
Sembra proprio che Modric e Jashari siano pronti a condividere tali valori morali. I due centrocampisti rappresentano (almeno finora) i colpi in vetrina del calciomercato estivo e dai loro piedi passeranno le trame del gioco rossonero. Ciò fa ben sperare i tifosi milanisti, abituati a una squadra che ha sempre conquistato successi "attraverso il gioco, il bel gioco, e quindi c'è anche una componente estetica che non deve essere sottovalutata".
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