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Massimiliano Allegri (allenatore AC Milan) | Milan News (Getty Images)
Il giornalista Fabrizio Salvio, sulla Gazzetta dello Sport, ha analizzato la carriera di Massimiliano Allegri. Salvio mette in risalto i numeri da vincente di Allegri e ribadisce che, nonostante l’etichetta di difensivista e il tormentone del “corto muso”, Allegri è in grado di far giocare bene le proprie squadre, come dimostrato nella sua prima avventura in rossonero. Ecco l’analisi del giornalista sulla Rosea:
"Nelle sue 804 partite da allenatore, tra campionato e coppe varie Massimiliano Allegri ha raccolto 435 vittorie. Di queste, 114 sono arrivate col punteggio di uno a zero, il cosiddetto minimo scarto per conquistare i 3 punti: poco più del 26 per cento del totale. Quella battuta sul ‘corto muso’ - diretta in verità più che altro a illustrare la filosofia allegriana, dell’importante è vincere il campionato, e chissenefrega se per un punto solo - ha effettivamente inciso sul suo modo di fare calcio, almeno da un certo punto della carriera in poi".
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"E, se è vero che è quasi sempre il ricordo più fresco che si ha di una persona a orientare l’opinione su di essa, ecco che Allegri è diventato, obtorto collo, il simbolo di un calcio che (a parole) non piace più a nessuno. Tutti, insomma, gli rinfacciano gli ultimi tre anni alla Juve, invero forieri di delusioni più che di soddisfazioni, e pochi scavano nella memoria alla ricerca dei larghi sprazzi di ‘bel giuoco’ (per dirla alla Berlusconi, che, su consiglio di Galliani, lo portò al Milan) messi in mostra in rossonero prima e in bianconero poi".
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