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RASSEGNA STAMPA

Milan, Jacobelli: “Cardinale ha capito, ecco i 10 comandamenti di Allegri”

Francesco De Benedittis
Jacobelli elogia il ritorno di Allegri al Milan e sottolinea che Cardinale ha capito cosa serve per vincere in Italia

Nella sua rubrica su Tuttosport intitolata "La domenica del 10 e lode", il giornalista Xavier Jacobelli ha parlato Massimiliano Allegri e del suo ritorno al Milan. Le sue parole.

I 10 comandamenti di Allegri

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"Avete presente il sergente maggiore Hartman, il severissimo istruttore dei marines in Full Metal Jacket? L’accostamento a Massimiliano Allegri va di moda in Casa Milan, dove circola un decalogo apocrifo, tuttavia comunemente attribuito all’allenatore ritornato a Milanello dopo undici anni, inframezzati dai dodici trofei vinti nell’arco dei due cicli juventini: 5 scudetti consecutivi; 5 Coppe Italia (di cui 4 di fila); 2 Supercoppe italiane, con l’aggiunta di due finali di Champions League (perse, è vero. Tuttavia, per perdere due finali bisogna arrivarci. O no?)".

"Leggete un po’.

1) Ritrovare il Dna Milan, nato per vincere.

2) Allenarsi molto e allenarsi bene: tanto per cominciare, due volte al giorno.

3) Conta solo e soltanto la squadra.

4) Non giochiamo le coppe, quindi sveglia: ogni giorno dobbiamo allenarci come se dovessimo giocarle.

5) Chi arriva in ritardo, si scorda la convocazione.

6) Cancellare dalla testa l’ultima stagione.

7) Cominciamo a fare in campo le cose semplici, alle difficili penseremo dopo.

8) Vietati i telefonini durante i pasti, durante le riunioni, men che meno negli spogliatoi.

9) Occhio perché vi peso.

10) A Milanello si fa colazione e si pranza tutti insieme".

Finalmente Cardinale ha capito

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Ha proseguito poi: "Il cinquantottenne signore livornese è stato l’unico tecnico in Italia ad aver vinto cinque tricolori l’uno dietro l’altro e l’unico a infilare la sequenza poker di Coppe Italia, consacrandosi come uno degli allenatori più vittoriosi nella storia del nostro calcio. Alla forsennata ricerca di un esorcista per il suo Diavolo ammosciato, non è difficile intuire perché abbia pensato al Max II il proprietario del Milan, Cardinale. Nomen omen. A proposito degli antichi padri, ammoniva Cicerone: “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore”. E siccome Mister RedBird non è certo uno sciocco, egli deve avere capito quanto fosse indispensabile cambiare rotta, dopo due anni di errori sesquipedali: il primo, imperdonabile, è stato il licenziamento di Maldini che ancora grida vendetta per la storia del Milan; il secondo, avere perso anche Massara. Allegri in panchina, Tare direttore sportivo: dai e dai, Cardinale ha compreso quanto la proprietà americana, se voglia tornare a vincere in Serie A, debba affidarsi a chi la conosce come le proprietà tasche. Maldini e Massara l’avevano fatto, costruendo con Pioli il Milan del diciannovesimo scudetto, il Milan tornato in Champions dopo sette anni di assenza, il Milan approdato pure a una semifinale del massimo torneo Uefa che il club ha vinto per sette volte, anche se l’ultima risale a diciotto anni fa".

Giochisti vs Risultatisti, Allegri non cambia

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Infine ha concluso: "È prevedibile che il rientro di Allegri sulla ribalta riaccenderà il dibattito fra risultatisti e giochisti. L’interessato se ne infischia, come se n’è sempre infischiato, dall’alto dell’Olimpo di cui alle prime righe. Che il muso sia corto o lungo, Allegri è il primo a sapere quanto conti per il Milan tornare a essere il Milan, dopo le brucianti delusioni della “stagione da cancellare” (sesto comandamento). “Sono contento di quelli che fanno il calcio spettacolo, per me lo spettacolo si va a vedere al circo”, disse Max nel 2017, in piena dittatura bianconera. Risulta non abbia cambiato idea. In fondo, è rimanendo se stessi che si diventa Allegri".