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RASSEGNA STAMPA

Andrea Beretta e le ombre sulla curva interista: tra politica, affari e criminalità

AC Milan stadio San Siro
Il mondo del tifo organizzato continua a rivelare retroscena inquietanti. Andrea Beretta, ex ultrà della Curva Nord ha deciso di parlare
Redazione

Il mondo del tifo organizzato continua a rivelare retroscena inquietanti. Andrea Beretta, ex ultrà della Curva Nord dell’Inter e ora collaboratore di giustizia, ha gettato luce su una realtà dove si intrecciano politica, affari illeciti e violenza. Arrestato per l’omicidio del rampollo della ’ndrangheta Antonio Bellocco, Beretta ha raccontato, durante un interrogatorio, la complessa rete di interessi che si cela dietro il tifo organizzato nerazzurro.

Affari e guadagni illeciti

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Beretta ha svelato un sistema ben rodato per generare profitti: rivendita di biglietti, gestione di abbonamenti, controllo del merchandising e servizi di “sicurezza” per imprenditori contro i venditori abusivi. Secondo quanto riportato da La Repubblica, i guadagni potevano raggiungere cifre impressionanti: fino a 10mila euro a partita per i capi della Curva Nord.


Uno degli esempi più eclatanti è la cavalcata dell’Inter in Champions League nella stagione 2022/2023, culminata nella finale di Istanbul. Quella straordinaria avventura fruttò ai tre leader della curva circa 90mila euro ciascuno. Un business parallelo che si alimentava dell’amore per i colori nerazzurri, ma che tradiva la sua natura con attività illecite e interessi personali.

L’infiltrazione dell’estrema destra

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Non sono solo gli affari illeciti a gettare ombre sulla curva interista. Beretta ha raccontato anche della presenza di un gruppo che faceva proselitismo politico all’interno della curva, influenzando i giovani con idee di estrema destra. “Facevano tipo un lavaggio del cervello”, ha dichiarato, aggiungendo che questi gruppi avevano ramificazioni che arrivavano fino a partiti neonazisti in Ucraina e Germania.

Beretta ha persino evocato, seppur con dubbi, contatti con il Ku Klux Klan. “Hanno una sede a Bollate dove fanno riunioni, sono organizzati”, ha spiegato. Durante la sua leadership, Beretta sostiene di aver allontanato questi elementi, ma oggi teme che possano riprendere il controllo della curva: “Hanno la forza per farlo”, ha dichiarato al pm.

Il ricordo della morte di Belardinelli

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Nel corso dell’interrogatorio, Beretta ha ricordato anche uno degli episodi più drammatici della sua esperienza da ultrà: la morte di Daniele “Dede” Belardinelli, travolto da un Suv durante gli scontri tra tifosi prima di Inter-Napoli il 26 dicembre 2018.

“Vedo uno a terra che urlava come un pazzo, come un animale scannato”, ha raccontato Beretta, descrivendo la scena straziante in cui Belardinelli giaceva ferito mortalmente. “I suoi vestiti erano pieni di sangue. È una scena che rivivo ogni volta, e ogni volta c’è un dettaglio diverso”, ha aggiunto, visibilmente tormentato dai ricordi.

Beretta si interroga ancora su come sarebbero potute andare le cose quella notte: “Se non mi fossi fermato, magari avrebbero investito me. Lui mi ha superato, mi ha toccato. La morte di quel ragazzo mi perseguita”.

Conclusioni

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Le dichiarazioni di Andrea Beretta dipingono un quadro oscuro di ciò che accade dietro le quinte del tifo organizzato. Tra affari illeciti, infiltrazioni politiche e violenza, la Curva Nord dell’Inter sembra essere diventata un terreno fertile per interessi che vanno ben oltre l’amore per il calcio.

Le sue parole aprono interrogativi pesanti sul futuro della curva e sul rischio che questi gruppi estremisti possano riprendere il controllo. Un monito per le istituzioni sportive e civili, chiamate a intervenire con fermezza per riportare il calcio al centro della scena, lontano da logiche di potere e violenza. 

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