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L’opinione – “Cessione Milan, il grande mistero: parola d’ordine, credere”

Silvio Berlusconi, ex Presidente del Milan (credits: GETTY images)

La vicenda del mancato 'closing' per il passaggio di proprietà del Milan ai cinesi solleva una dose massiccia di interrogativi: l'affondo di 'Repubblica'

Daniele Triolo

"Ieri, 3 marzo 2017, 'deadline' indicata da tempo per il passaggio di proprietà del Milan, si è rivelato, per l'ennesima volta, un giorno piuttosto nero per gli amanti dei colori rossoneri. Non solo, come era stato già anticipato nelle giornate immediatamente precedenti, il 'closing' per la cessione del 99,93% delle quote del club rossonero da Fininvest a 'Sino-Europe Sports' non si è concretizzato, ma sono emerse anche ombre piuttosto inquietanti sulla reale consistenza economica di 'SES' e sull'integrità morale del suo fondatore e Presidente, l'enigmatico Yonghong Li.

"A gettare, semmai ce fosse stato ancora bisogno, benzina sul fuoco di una situazione già di per sé piuttosto rovente è stata l'edizione odierna del quotidiano 'Repubblica' il quale, senza troppi giri di parole, ha sollevato interrogativi importanti sulla presunta provenienza dei capitali cinesi entrati finora a Fininvest (i 200 milioni delle caparre da agosto a dicembre 2016) e che, verosimilmente, potrebbero ancora entrare qualora la cessione del Milan andasse a buon fine.

"“La parola d’ordine è credere. Credere che il Milan verrà venduto a sconosciuti asiatici. Che un club fuori dalle coppe da tre stagioni valga un miliardo di euro o poco meno. Che l’affare saltato sempre all’ultimo istante sia soltanto questione di tempo e di contrattempi. E che la Fininvest, magnanima, perdoni i maldestri compratori d’Oriente: prima il broker di Bangkok, Bee Taechaubol, disposto nel maggio 2015 a sborsare 480 milioni per il 48 % delle azioni e stoppato dai guai giudiziari dell’advisor di Lugano, e ora il cinese Yonghong Li, capace di racimolare, via prestiti bancari, 200 milioni di caparra, ma non gli altri 320 del closing, più altri 170 per le gestione del club. Il problema è che ormai ci credono in pochi – ha sentenziato 'Repubblica' -. I buchi neri sono tanti. Yonghong Li, il collettore del fondo SES, non è un personaggio di primo piano della finanza cinese e così Han Li, il suo manager, a differenza della famiglia Zhang, che ha rilevato l’Inter”.

"La pesante accusa di 'Repubblica' non è terminata di certo qui: “Il prezzo accettato da SES (520 milioni più 220 di debiti, più 100 di gestione annua e 100 per il mercato) è almeno il doppio del valore reale del Milan. Il governo di Pechino ha varato norme contro la fuga dei capitali. Quando a settembre 2016 la prima delle due maxi-caparre affluì nelle casse di Fininvest (la seconda a dicembre è partita dalle Isole Vergini), Yonghong Li bollò all’Ansa come “notizia completamente infondata” l’ipotesi che i capitali di SES appartenessero a Silvio Berlusconi, né i magistrati hanno aperto inchieste. Fininvest, in particolare Marina Berlusconi, è determinata a vendere: i conti Mediaset vanno verso il terzo rosso consecutivo. Se l’operazione Milan saltasse, Berlusconi potrebbe tenersi i 200 milioni della caparra. Ma Fininvest sarebbe poi costretta entro l’anno a ricapitalizzare il Milan, con un rosso 2016 già ipotizzato in 75 milioni: per questo, in caso di fallimento della trattativa coi cinesi, ripartirà subito la caccia al nuovo acquirente. L’idea fissa di Berlusconi («ho speso 1,2 miliardi nel Milan, li voglio recuperare») ha fatto scappare molti”.

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