Nel 2013 il Milan si trovava in un momento di trasformazione: Barbara Berlusconi e il mancato arrivo di Paratici
Nel 2013 il Milan si trovava in un momento di trasformazione, e Barbara Berlusconi era determinata a lasciarne il segno. Figlia del patron Silvio, Barbara entrò nel consiglio d’amministrazione del club con il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato, pronta a imprimere una svolta manageriale moderna e ambiziosa. Il suo ingresso segnò l’inizio di tensioni con Adriano Galliani, il quale fino a quel momento aveva gestito il club quasi in autonomia.
Barbara voleva rivoluzionare la struttura del Milan, rinnovando il settore dirigenziale e tecnico. Il primo passo fu la separazione da Ariedo Braida, storico direttore sportivo, che rassegnò le dimissioni il 31 dicembre 2013. Pochi giorni dopo, il 12 gennaio 2014, arrivò anche l’esonero di Massimiliano Allegri, sostituito da Clarence Seedorf, simbolo di una rifondazione più vicina alle idee di Barbara.
Per dare solidità al progetto, serviva un uomo forte sul mercato, un dirigente capace di costruire una squadra vincente nel tempo. Il nome ideale, per Barbara, era Fabio Paratici. All’epoca, Paratici era già un protagonista nel calcio italiano, essendo l’artefice, insieme a Giuseppe Marotta, della Juventus che dal 2011 aveva iniziato un dominio in Serie A, culminato poi nei nove scudetti consecutivi. La sua abilità nello scouting e nelle operazioni di mercato lo rendeva il candidato perfetto per guidare la rinascita del Milan.
Eppure, il sogno non si concretizzò. Paratici rimase alla Juventus, continuando a mietere successi con colpi di mercato straordinari come Pirlo, Barzagli, Vidal, Pogba, Dani Alves, Tevez, Dybala, Pjanic e Higuaín. La sua carriera lo portò poi a essere l’uomo chiave dell’affare Cristiano Ronaldo nel 2018, operazione che però segnò una rottura con Marotta, il quale lasciò Torino per passare all’Inter.