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Agresti: “Milan, segnali di svolta: ora le idee sono chiare”

Agresti: 'Milan, segnali di svolta: ora le idee sono chiare'
L'analisi di Stefano Agresti, su 'La Gazzetta dello Sport', sul ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan dopo 11 anni
Daniele Triolo Redattore 

Il giornalista Stefano Agresti, su 'La Gazzetta dello Sport' di oggi, ha parlato di "segnali positivi dal mondo Milan" dopo l'arrivo di Igli Tare nel ruolo di direttore sportivo e di Massimiliano Allegri come nuovo allenatore. "Gli ultimi movimenti del club fanno pensare che qualcosa sia davvero cambiato, che qualcosa si sia capito".

A partire, ha scritto Agresti, dalla scelta di Allegri. "Può piacere o meno per il calcio che fa esprimere alle sue squadre, ma è indiscutibilmente un vincente; un professionista di acclarata esperienza, che sa navigare nel mare calmo e con il vento a favore però anche quando c’è tempesta; un uomo di personalità, abituato a trattare con i campioni veri e con quelli presunti".


"Ci voleva un Allegri in un Milan che non aveva uomini di calcio"

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Ci voleva, insomma, per Agresti uno così in un Milan "che di uomini di calcio, fino alla settimana scorsa, non ne aveva". Questo perché Zlatan Ibrahimović, fenomeno in campo, "non ha alcuna esperienza di scrivania, di mercato, di gestione degli uomini e degli spogliatoi, benché ne abbia frequentati di prestigiosissimi".

Per Agresti, poi, il fatto che Allegri sia arrivato al Milan pochi giorni dopo l'insediamento del DS Tare non è un caso. "È stato ingaggiato un dirigente con un vissuto nel calcio e ha subito dato un indirizzo preciso al Milan. Perché? Semplice: perché è arrivato con le idee chiare. E probabilmente le ha chiarite anche a chi di idee ne aveva tante e magari buone, solo un po’ confuse"

Tare, per Agresti, ha spiegato al Milan di quale tipologia di allenatore avesse bisogno il Milan, indirizzandolo verso Allegri quando questi sembrava vicino al Napoli. "Si continuava a prendere tempo, a girare attorno all’obiettivo, a discutere un po’ con un allenatore e un po’ con un altro, anche con professionisti dalle caratteristiche completamente differenti: l’esperto e l’emergente, quello che bada al risultato e quello che cura l’estetica. Segnali che testimoniavano - appunto - la difficoltà nel cancellare la nebbia, nel fare chiarezza. D’improvviso, negli ultimi tre giorni, la foschia è stata spazzata via, il cielo è tornato limpido e si è andati dritti alla meta".

"Vero che il suo calcio non ruba l'occhio, ma ha vinto. Vi sembra poco?"

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E Tare, estimatore di Allegri da sempre, ora potrà lavorare con lui in coppia al Milan. Per il giornalista della 'rosea', Allegri - spesso - è stato "oggetto di una campagna che ne ha sminuito i meriti". Come se 6 Scudetti, 5 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane e la disputa di due finali di Champions League non fossero meriti suoi. "Poi è vero che il calcio di Max raramente ha rubato l’occhio, ed è vero anche che non entrerà nella storia per il modo con cui ha vinto. Ci entrerà, però, per quello che ha vinto: vi sembra poco?", il suo commento.

Allegri, poi, sa sempre come ottenere il massimo dai suoi giocatori. E per un Milan che ha già una base fortemente competitiva, è l'ideale. "Ci sono tanti giocatori sui quali si può costruire: da Mike Maignan a Rafael Leão, da Theo Hernández a Christian Pulisic, da Youssouf Fofana a Santiago Giménez", e, ha proseguito Agresti, abbiamo la sensazione che il Milan del nuovo corso, il Milan di Allegri e Tare, cercherà in ogni modo di tenerseli stretti e di riportarli ai livelli dell’anno magico, quello dello Scudetto".

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