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INTERVISTE

Zaniolo: “Nessuno conosce il futuro, non posso garantire di restare qui”

Nicolò Zaniolo calciatore Galatasaray
Nicolò Zaniolo sta giocando in Turchia con la maglia del Galatasaray. L'ex Roma, sulle pagine de La Gazzetta, ha parlato anche del suo futuro

Emiliano Guadagnoli

Nicolò Zaniolo, ex calciatore della Roma ora al Galatasaray, ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole sul futuro e il calcio in Turchia.

Sulla clausola e il mercato: "Cominciamo subito col mercato? Guardi, il futuro non lo conosce nessuno. È ovvio che non posso garantire che resterò in Turchia cinque anni, ma finché sarò qui darò sempre il massimo".

Sul Feyenoord: "Facile. Alla Roma che lo ha pescato in Coppa. E a me torna in mente quella che probabilmente è stata la notte più bella della mia vita calcistica finora, insieme a quella contro il Porto, in cui segnai una doppietta in Champions, e all’esordio in Nazionale. Proprio aver segnato la rete decisiva in finale contro gli olandesi mi fa sentire la Conference tanto mia. Se poi penso alla festa al Circo Massimo e ai tifosi, mi vengono ancora i brividi, ma non voglio fermarmi qui. La Roma ha una squadra fortissima. Può vincere l’Europa League e arrivare fra le prime quattro".

Su come sta in Turchia: "Benissimo. È una città che vive di calcio, eppure i tifosi sono sempre gentili e rispettosi, anche quando ti chiedono video e selfie. Lo stadio, poi, è incredibile. Mai giocato in uno più caloroso, è almeno pari all’Olimpico. Quando ho segnato il mio primo gol mi sembrava di volare".

Sugli obiettivi del Galatasaray: "Vincere lo scudetto, la Coppa di Turchia e qualificarsi in Champions League. Vogliamo tutto".

Se il calcio in Turchia è per 'vecchi' giocatori: "Sbagliato. Siamo un grande gruppo con un ottimo allenatore, Okan Buruk, che per mia fortuna parla anche italiano. Questo Galatasaray in Italia sarebbe in zona Europa perché ha tanti giocatori davvero forti. Le dico solo che Icardi, che è uno dei miei partner in attacco, resta sempre uno dei migliori centravanti che ci sono in circolazione. Avevo bisogno di rimettermi in gioco. Così ho parlato con Sergio Oliveira, che era con me alla Roma, e mi ha detto che l’ambiente è bello e il campionato competitivo. Poi ho chiamato il c.t. Mancini e anche lui mi ha consigliato di andare, dicendo che sarei stato bene. E aveva ragione".

Sul perché non si trova in Nazionale: "Perché sono stato fermo per tre mesi e ho bisogno di lavorare. Ho parlato con Salsano, il vice del c.t., che mi ha detto di stare tranquillo, che sono seguito e quando starò bene le cose verranno automaticamente. Io alle finali di Nations League vorrei esserci. Alla Nazionale tengo tanto, non c’è niente di più bello che rappresentare l’Italia".

Sull'addio alla Roma: "Potrei parlare ore di promesse non mantenute. Mi dicevano che ero una punta di diamante, invece sono sempre stato considerato solo una plusvalenza. Per due anni mi è stato detto che il nuovo contratto era pronto. A gennaio dell’anno scorso avrei firmato a poco più di quello che guadagnavo, perché a Roma stavo bene e sapevo che c’erano problemi col Financial Fair Play. Dopo tante chiacchiere mi sono stufato. Se io devo riflettere sul mio addio, penso che debbano farlo anche altri. In realtà non c’erano solo Bournemouth e Galatasaray, ma per non avere accettato gli inglesi sono stato messo fuori e i tifosi se la sono presa con me. Alcuni mi hanno inseguito con la macchina, altri sono venuti sotto casa. Io e la mia famiglia ci siamo spaventati anche perché ci siamo sentiti soli. Era gente arrabbiata, con cui non si poteva parlare. In quei giorni ho spento anche il cellulare perché arrivavano pure brutti messaggi".

Sull'addio ai compagni: "Sono rimasto deluso da quasi tutti. Non faccio nomi, ma dicevano che eravamo come fratelli e poi non mi hanno neppure salutato". Milan, De Ketelaere a secco di gol: serve un cambio di rotta

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