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Zaccardo racconta: “L’esperienza al Milan, Balotelli, Allegri e Galliani”

Cristian Zaccardo, qui con la maglia del Milan nel 2014-2015 (credits: GETTY Images)

MILAN NEWS - Cristian Zaccardo racconta la sua esperienza con la maglia del Milan e non solo. Ecco la sua intervista completa in diretta Instagram

Giacomo Giuffrida

NEWS MILAN - Verità senza particolari filtri. Grazie alle dirette sui social, molti calciatori, dirigenti e allenatori stanno ricordando e raccontando retroscena storici e spesso curiosi e divertenti, oltre che discutere della propria quotidianità. Oggi Cristian Zaccardo si è raccontato in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Zaccardo ha giocato nel Milan dal 2013 al 2015. Ecco la sua intervista completa:

L'ESPERIENZA AL MILAN - “Arrivo nel gennaio 2013 la chiamata di Galliani e dissi di sì. A Parma stavo molto bene, ma non potevo dire di no ai rossoneri che se in classifica loro erano ottavi e il Parma nono. Poi arrivò Balotelli e col Milan facemmo una cavalcata incredibile conquistando il terzo posto”.

ALLEGRI - “È un grande allenatore tagliato alla perfezione per le big. A livello tattico come Lippi non si inventa nulla, ma è straordinario nella gestione del gruppo e dei giocatori, che é quello che fa la differenza in una grande squadra”.

BALOTELLI - “Dispiace vedere la sua carriera. Avrebbe potuto fare molto di più sia a livello di club che in Nazionale. Il Mario del Milan era devastante: mostruoso fisicamente, era dominante e con un tiro straordinario. Non ha la fame di essere il più forte come Cristiano Ronaldo e tende a risparmiarsi. Avrebbe potuto diventare un top e invece con tutto il rispetto adesso gioca al Brescia...”.

KAKÀ - “Un Fenomeno. Quando partiva palla al piede, andava a cento all’ora. Professionalmente è top - ammette Zaccardo -, un esempio per tutti nello spogliatoio”.

PIPPO INZAGHI - “Mi ha fatto strano ritrovarmelo allenatore al Milan. Nello spogliatoio davanti a tutti ci si dava del lei, ho fatto solo 3 partite con lui. Era alla prima esperienza e c’erano tanti problemi in quel Milan ed è andato in difficoltà anche lui”.

GALLIANI - “È il numero  uno dei dirigenti italiani. È in assoluto il migliore, il più bravo di tutti nelle trattative. Ho avuto l’onore di lavoro con lui al Milan e c’è solo da imparare dal dottor Galliani. Mi piacerebbe imparare da lui il ruolo di dirigente, è un esempio nonché il mio modello”.

BERLUSCONI - “Persona eccezionale, carisma e personalità voto 10. Simpaticissimo ed era sempre disponibile nei nostri confronti. Tatticamente quando veniva a Milanello dava qualche indicazione agli allenatori di turno, sopratutto a Pippo Inzaghi. Un presidente straordinario”.

ATTACCANTI PIÙ DIFFICILI DA MARCARE - “Ibra fisicamente. Mutu per il dribbling e Di Natale per l’imprevedibilità”.

MONDIALE 2006 - “Un’impresa fantastica e straordinario, ancora adesso è emozionante pensarci e riparlarne. Lippi aveva plasmato un gruppo unito e coeso: eravamo legatissimi tra noi, anche chi giocava meno era il primo tifoso degli altri compagni. Vivemmo una estate difficile con Calciopoli, ma quelle polemiche ci resero un blocco unico ancora più forte. In campo poi ci sentivamo invincibili. Dopo l’impresa di Dortmund contro la Germania ho capito che avremmo alzato noi la Coppa, mentre contro l’Australia ho avuto davvero paura di andare a casa prima del rigore di Francesco Totti. Vincerlo giocando due gare è stata una emozione bellissima. Siamo entrati nella storia: come scrivono sui social Zaccardo ha vinto il Mondiale e Messi e Ronaldo no...”.

CHAT CAMPIONI DEL MONDO - “Ci teniamo sempre in contatto su Whatsapp per farci gli auguri e iniziative benefiche. Ci prendiamo in giro: i più scatenati? Totti e Gattuso”.

GRUPPO ITALIA - “Nesta, Pirlo, Materazzi e Gilardino erano i più forti alla Play. Io giocavo a Ping Pong: che sfide con Buffon e Barone. Adesso i ragazzi si chiudono in camera e vanno su internet, mentre prima nei ritiri si fraternizzava e si passavano le giornate insieme”.

IDOLO - “Da bambino ero milanista e impazzivo per Van Basten, mentre il modello come terzino destro era Cafu anche se non spingevo come lui...”.

FUTURO - “Ho smesso da un annetto e aspetto la chiamata giusta per rientrare in un nuovo ruolo. Mi piacerebbe fare il direttore sportivo - rivela Zaccardo - ho preso il patentino e amo il calciomercato: fare trattative e scoprire nuovi talenti. Non ho preferenze: partirei volentieri da una Lega Pro o lavorare in punta di piedi al fianco di un direttore importante”.

BAGGIO - “Con tutto il rispetto per tutti e per i fenomeni del 2006 il più grande calciatore italiano è stato Roberto Baggio. Avevo 16 anni e mi allenavo con la Prima squadra del Bologna, dove c’era lui. Era impressionante: scartava tutti con una facilità incedibile. Umanamente è pazzesco: era più umile lui di me. Io gli avrò detto a fatica buongiorno e buonasera dall’emozione, mentre lui era disponibilissimo con tutti. Un esempio a tutto tondo. Fa strano vedere un campione come lui fuori dal mondo del calcio...”.

SPEZIA - “È stata la mia prima tapp nei professionisti. Una bella stagione con Mandorlini allenatore. C’era il papà di Zaniolo: perdemmo i playoff per la B col Como. Un anno prezioso per me e diventare calciatore”.

ESORDIO IN A - “Era il 18 novembre 2001 e si giocava a Lecce-Bologna. Me lo ricordo come se fosse adesso: dopo i Giochi del Mediterraneo con la nazionale stavo andando al Siena di Papadopulo, ma mister Guidolin mi fermò. Voleva vedermi bene prima di cedermi e così sono rimasto. Da lì è partito tutto. Peccato solo per la sconfitta con rigore sbagliato da Julio Cruz”.

PRIMO GOL IN A - “Il 22 dicembre 2001: partita super all’Olimpico contro la Lazio campione d’Italia in carica. Erano uno squadrone con Nesta, Mihajlovic, Marchegiani, Veron e Crespo. Ho fatto l’assist e il gol del 2-2 una giornata indimenticabile. Mi sentivo un predestinato”.

CHIOCCIA - “Tomas Locatelli a Bologna mi aiutò molto a inserirmi nel mio primo anno da giocatore. Era un grande talento e una grande persona”.

PALERMO - “Appena vinto l’Europeo Under 21 e accettai subito la chiamata di Zamparini. In panchina poi c’era Guidolin che era il mio papà calcistico: non potevo dire di no. Sono stati anni meravigliosi, abbiamo sfiorato la Champions e conquistato più volte la qualificazione all’Europa League, battendo un sacco di squadroni”.

FANTACALCIO - “Il primo di stasera fu quello a Palermo nel 2004/05. Lo vinsi io, battendo Morrone, Zauli, Barzagli. Amavo fare gol e mi prendevo sempre all’asta. Ti racconto questa: Nel 2008/09 andai in sala stampa dopo Livorno-Parma per prendermi un gol che Sky aveva attribuito a Dzemaili, ma in realtà c’era stata la mia deviazione di tacco. Un +3 a cui non potevo rinunciare...”.

CRESPO - “Ogni tanto mi buttavo in avanti a caccia del gol e invadevo la sua zona in area di rigore, così Hernan scherzando nello spogliatoio mi diceva di stare dietro che ci pensava lui a segnare...”.

EUROPEO UNDER 21 - “Eravamo una nazionale fortissima. C’erano Gilardino, De Rossi, io, Barzagli e Amelia che due anni dopo ci diamoci ritrovati al Mondiale in Germania. Erano poi anche altri giocatori importanti come Caracciolo, Bonera, Pinzi, Brighi e Moretti”.

ESORDIO IN NAZIONALE - “Si giocava il 17 novembre 2005 a Messina. Ero mezzo infortunato e non so neppure io come feci a stringere i denti e a giocare contro la Finlandia. Ero su una gamba sola, ma per la maglia azzurra questo e altro. Non potevo sprecare la chance di esordire in Nazionale, perciò non dissi nulla e strinsi i denti”.

ITALIA-SLOVENIA - “Il mio primo gol in nazionale. Si giocava a Palermo: cross dalla sinistra di Grosso e colpo di testa del sottoscritto che finisce in rete. Quel gol ci diede la qualificazione matematica al Mondiale 2006. Ricordo ancora i titoli dei giornali: Zaccardo porta l’Italia al Mondiale”.

WOLFSBURG - “Nel 2008 io e Barzagli andiamo insieme in Bundesliga e vinciamo il campionato al primo colpo, interrompendo il dominio del Bayern. È stata una bella esperienza di vita: poi vincere la Bundes con loro è come vincere lo scudetto in Italia col Sassuolo. Un’annata bellissima, col senno del poi avrei dovuto restare qualche anno in più in Germania ma avevo paura di perdere la nazionale. Guadagnavo un sacco di soldi in più rispetto all’Italia, ma volevo provare a essere convocato per il Mondiale 2010. Feci 5 gol e 2 assist il primo anno a Parma, ma Lippi non mi portò in Sudafrica...”.

PARMA - “A 28 anni sono tornato in Serie A per inseguire la nazionale, perché chi giocava all’estero veniva poco considerato all’epoca. A Parma c’era un bel progetto con una società ambiziosa. Poi la presenza di Guidolin in panchina era una garanzia per me. Mi sono trovato molto bene anche con Donadoni: stavo comprendo a casa e pensavo di chiudere la carriera in Emilia, se non fosse arrivata la chiamata del Milan. Ghirardi e Leonardi mi avevano già prospettato un ruolo da dirigente nel club al termine della carriera”.

CAVANI - “Se sta bene fisicamente, fa la differenza. Sarebbe un grande colpo. Può ancora fare 20 gol a stagione tranquillamente. A parametro zero sarebbe una grande occasione per l’Inter" Come lo vedo in coppia con Lukaku? Sarebbero micidiali, possono coesistere senza problemi. D’altronde Edi a Parigi ha fatto coppia con Ibra, perciò può giocare con chiunque. A Palermo aveva una fame incredibile, correva tantissimo. Mai visto un attaccante così disponibile al sacrificio”.

ANTONIO CONTE - “È uno dei migliori al mondo. Mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui. Ho avuto Lippi e Allegri e Antonio fa parte dei fuoriclasse della panchina, un vincente nato. Poi i miei ex compagni di nazionale che l’hanno avuto me ne hanno parlato tutti benissimo. Ammiro di Conte la bravura nel tirare fuori cose straordinarie da ogni suo giocatore".

RETROSCENA - “Una operazione saltata mia carriera dopo che era già chiusa? Lo scambio con Biabiany tra Milan e Parma, ma poi le visite mediche di Jonathan fecero saltare tutto, nonostante aveva già fatto le foto con la sciarpa del Milan”.

JUVENTUS - “Nel 2011 sono stato vicinissimo ai bianconeri. Nel mercato di gennaio Paratici mi voleva, ma Delneri scelse un altro giocatore. Peccato perché col mister avevo un buon rapporto e ce l’ho tuttora: avrei giocato ancora con Barzagli e vinto un po’ di scudetti. Ricordo ancora che dopo la vittoria 4-1 col Parma sul campo della Juve con due miei assist, Paratici mi disse di volermi portare in bianconero: tutta colpa di Delneri...”.

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