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Walter Bianchi: “Sacchi ha trasformato il Milan. Su Berlusconi…”

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan (credits GETTY Images)

MILAN NEWS - Walter Bianchi, ex terzino rossonero, nell'intervista al "Corriere dello Sport", ha parlato di Sacchi e della sua esperienza al Milan

Salvatore Cantone

MILAN NEWS - Walter Bianchi, ex giocatore del Milan, nell'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha ricordato la sua esperienza in rossonero con Arrigo Sacchi. Bianchi si è soffermato anche sulla battaglia che sta affrontando contro il tumore: "Come sto? Meglio, grazie a Dio. Per la stessa patalogia ho perso il papà che aveva 47 anni e io 13. A febbraio 2019 l'ho scoperto per qualche difficoltà nella digestione, ho insistito per fare una gastroscopia. Sacchi il primo che mi ha aiutato. Ho fatto subito la chemio, poi l'intervento e altri quattro cicli. Ero un capellone, ho perso i capelli, adesso mi stanno tornando. E' andato bene l'ultimo controllo di una ventina di giorni fa".

Il Coronavirus la spaventa?

"No, lo rispetto stando a casa a Cantanio nell'entroterra pesarese al confine con l'Umbria. Esco solo per aiutare mia moglie Anna Lea, mettendo la mascherina e i guanti. Mi preoccupano i riflessi economici sui nostri giovani. Ho due figli, Luca e Lucia, e sarà nonno di Manuel a luglio. Non so se farà il terzino, Luca mi vedeva sempre infortunato e non ne ha voluto sapere".

Chi è Sacchi per lei?

"Una figura illuminante. Quando arrivò a Cesena come responsabile e tecnico della Primavera, ci parlò e rimasi colpito da come parlava. Avevo 15 anni. Ero contento che ci chiedesse determinate cose, non voleva i fenomeni ma i comportamenti, l'educazione e il rispetto. Era rassicurante".

Al Milan l'apoteosi?

"Ho visto realizzati i sogni personali e di un allenatore unico. Mi portavo dietro da Parma la pubalgia, avrei voluto rendermi più utile. Era una squadra statica e Sacchi l'ha trasformata: lui voleva far apprendere i movimenti e si sono visti fenomeni fare le stesse cose delle sue squadre giovanili a Cesena e Rimini".

Com'era fare il vice di Maldini?

"Avevo più anni, l'ho già trovato campione dopo averlo affrontato da avversario. Il mito era Cabrini, poi ho visto Maldini il fuoriclasse. Gli facevo vedere i movimenti che voleva Sacchi. Paolo era intelligente, modesto e seguiva tutto. In quella squadra c'era gente forte e umile. Mi arrabbio quando sento dire che con quel Milan avrebbero vinto tutti: ci vuole la persona giusta per guidare la macchina giusta. E' stato magico l'incontro tra Berlusconi e Sacchi".

Il suo rapporto con Berlusconi?

"Ricordo che a 28 anni stavo smettendo di giocare dopo i soliti problemi e la promozione in Serie A con il Verona di Fascetti. Mi ha chiamato Braida a nome di Berlusconi, che mi offriva un contratto per rimettermi in sesto. Ho accettato, c'era Capello che mi consigliò a Reja. Così a Cosenza è ripartita la mia carriera". Intanto Rangnick deve decidere il suo ruolo, continua a leggere >>>

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