INTERVISTE

Sordo: “Il calcio mi ha dimenticato. Allegri? Mi sembrava un amico e poi…”

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
Attraverso le pagine del Corriere della Sera, Gianluca Sordo esprime il suo profondo rammarico e rievoca un passato glorioso: le sue parole

Attraverso le pagine del Corriere della Sera, Gianluca Sordo esprime il suo profondo rammarico e rievoca un passato glorioso, segnato però dalla dolorosa sensazione di essere stato obliato dal panorama calcistico. Con un curriculum di tutto rispetto, che include oltre 140 presenze in Serie A con le maglie di Torino, Milan, Reggiana e Bari, e impreziosito dai successi con l'Under 21 (oro europeo) e dalla partecipazione olimpica a Barcellona '92, l'ex mediano ha concluso la sua carriera nel 2004. L'anno successivo, un brutale episodio di violenza in un locale compromise gravemente la sua salute, rendendo necessario un delicato intervento alla testa che gli ha lasciato conseguenze fisiche durature. Le sue parole:

"Non meritavo di stare in mezzo A quei campioni": il rimpianto milanese di Sordo

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La parentesi al Milan: "Il calcio? Mi ha dimenticato, nessuno si è degnato di chiedersi se fossi ancora vivo o no, solo gli ex compagni di squadra. Maldini, Savicevic, Boban, Baggio, non meritavo di stare in mezzo a quei campioni - ammette -. Avevo ancora un anno di contratto col Torino, dove avevo vinto la Coppa Italia. Potevo usare l'interesse dei rossoneri come leva per un rinnovo e diventare una bandiera. Ma il mio procuratore, Oscar Damiani, badò più alla sua parcella che al mio interesse.  Avevo 24 anni, ti chiama un club così, come facevo a dire di no? Doveva essere lui a farmi ragionare".

 "Dopo 10 anni di procura mi ha scaricato sulle rotaie del tram, a Milano, come un barile. Ormai ero diventato un pesce troppo piccolo per lui. Rispetto e valori mancavano anche nel calcio di allora".

Dopo l'addio al Milan, ecco la Reggiana e il Bari:"Alla Reggiana con Lucescu mi lesionai cinque volte. A Bari venivo visto come l'uomo di Fascetti, che litigò coi tifosi. A 28 anni non mi voleva nessun club di A e ci sta. Ma perché neanche uno di B? Qualcuno ha voluto tagliarmi le gambe. In molti se la sono legata al dito". 


L'accusa ad Allegri: "All'Aglianese, era alla sua prima esperienza mentre io ero il giocatore più anziano. Gli davo una mano, in campo si era creato un bel rapporto, era tutto un "Gianlu, Gianlu, Gianlu". Poi in un mese di terapia intensiva non si è mai fatto vedere o sentire. Tutti sapevano quello che mi era accaduto, ne avevano parlato tv, radio e giornali. Non ero andato in Groenlandia, stavo lì a pochi minuti d'auto da lui, una persona con cui avevo condiviso le giornate fino a qualche mese prima. Mai un lunedì dopo le partite che sia venuto a salutarmi". Il rimpianto più grande? "La traversa a un minuto dalla fine nella finale di Coppa Uefa contro l'Ajax. Colpo di testa di Mussi, mezza rovesciata, la prendo di collo pieno, passa sotto la gamba di De Boer, poi il legno, il terzo della nostra partita. Avrebbe cambiato la storia del Torino e anche la mia. I tifosi mi avrebbero fatto una statua di marmo". LEGGI ANCHEIl Brasile chiama, Ancelotti aspetta. Ma due italiane sperano ancora >>>