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Shevchenko: “Vi racconto i miei anni al Milan. Porto l’Italia sempre con me”

25 marzo 2006, Milan-Fiorentina 3-1: ultima rete in Serie A per Andriy Shevchenko (credits: GETTY Images)

Il Milan, attraverso il proprio profilo Twitter, ha postato una lunga intervista di Andriy Shevchenko, che ripercorre i suoi splendidi anni in rossonero

Renato Panno

ULTIME NEWS MILAN - Il Milan, attraverso il proprio profilo Twitter, ha postato una lunga intervista di Andriy Shevchenko, che ripercorre i suoi splendidi anni in rossonero. Ecco le sue dichiarazioni:

Sull'arrivo al Milan: "Il Milan mi seguiva da due anni prima che tutto iniziasse e avevo la chiara concezione di come le cose funzionassero. La polarità del calcio italiano in quel periodo era enorme, soprattutto per squadra come Juventus, Milan, Roma e Napoli, le squadra al comando in quegli anni e con i giocatori migliori. Avevo 22 anni ed ero pronto per la fase successiva della mia carriera. Mettermi alla prova nel campionato più impegnativo, giocare contro le migliori squadre del mondo".

Sugli inizi: "All'inizio ho fatto fatica ad adattarmi. L'allenatore di allora, Alberto Zaccheroni, fu molto importante per iniziare la mia carriera al Milan. Era molto intelligente e un ottimo allenatore con cui avevo un grande rapporto. Mi ha introdotto nel calcio italiano in maniera perfetta, non ero sempre tra i titolari ma ho sempre giocato. Col tempo ho acquisito più sicurezza e una delle mie prestazioni migliori durante la mia fase iniziale in Italia è stata contro Lazio e Roma. Avevamo pareggiato 4-4 e io ho segnato un tripletta. Non potevo chiedere di più alla mia prima stagione. Ho puntato in alto. Anche se non avevamo fatto un grandissimo campionato visto che la squadra era in fase di ricostruzione. Stavo benissimo e sono diventato subito il miglior marcatore nella mia prima stagione. Vincere la classifica cannonieri nel giorno dell'esordio è molto difficile, ovviamente ero felice ma volevo qualcosa in più insieme ala squadra, non vedevamo l'ora che cominciasse la stagione successiva.

Sulla stagione successiva: "La seconda stagione fu molto difficile per noi, perché avevamo un nuovo allenatore (Cesare Maldini ndr). Nonostante questo ho avuto una stagione fantastica. Mi sentivo al top e giocavo bene e ho segnato di nuovo 24 gol. L'unico problema era che alla fine non avevamo vinto niente".

Sull'anno del Scudetto: "L'anno in cui vincemmo lo scudetto fu una lotta tra Milan, Juventus e Roma. Alla fine del girone d'andata penso fossimo secondi a 7/8 punti dalla Roma. Avevamo una gara fondamentale all'Olimpico e siamo riusciti a vincerla. Poi nel giro di una settimana abbiamo crociato le distanze, eravamo dietro di un solo punto e nel giro di un mese li staccammo di 4/5 punti. Quei due mesi di gennaio e febbraio furono estremamente positivi per noi. Vincere lo Scudetto a San Siro contro la Roma che era una diretta concorrente fu semplicemente un giorno indimenticabile. Ricordo quanto fosse speciale vedere i tifosi del Milan allo stadio, festeggiare quella grande squadra. E' stato uno dei momenti più belli della mia carriera".

Sul Pallone d'Oro: "Puntavo al Pallone d'Oro da molto tempo, ci ero andato vicino e alla fine me lo sono meritato. Mi avevano votato per quello che avevo fatto vedere in quella stagione, quindi è stato un anno speciale per me. E' stato veramente emozionante, ma ancora di più quando la partita successiva in casa, dopo aver vinto il Pallone d'Oro, mi fu consegnato davanti ai tifosi a San Siro. Milano è molto speciale per me, la mia seconda casa, perciò gli otto anni che ho passato lì mi hanno avvicinato al popolo italiano. Porterò l'Italia sempre con me non solo per quello che ho vinto, ma in generale per il mio rapporto con gli italiani e i tifosi, soprattutto i tifosi del Milan".

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