Su come si costruisce una squadra e su quali elementi si deve puntare: «Prima qualità richiesta: l’affidabilità. A seguire, tutto il resto. Ma se non sei affidabile, se non hai il fuoco dentro, se non sei disposto a sacrificarti per il club e per i compagni, meglio che resti a casa».
Sull'idea che si è fatto del caso Hojlund: «Premessa: non stiamo parlando di Marco van Basten, né di uno dei centravanti più forti d’Europa in questo momento. E’ un discreto giocatore, niente di più. Quindi, mi sembra esagerata questa caccia al suo acquisto. Comunque, siccome c’è penuria di attaccanti, capisco il desiderio dei dirigenti rossoneri di assicurarsene uno. Ma che abbia voglia di venire in Italia, che non faccia i capricci ...».
Sul preferire il Manchester United al Milan nonostante l'allenatore non lo tenga in grande considerazione: «Io non capisco la sua scelta. Se ti chiama il Milan, devi fare la valigia e metterti sul primo aereo diretto a Malpensa. Quello del Milan, nel mondo del calcio, è un nome mitico. Io, a tutti i giocatori che vengono acquistati, farei fare un giro nella sala dei trofei perché capiscano bene dove sono capitati. Sono loro a dover ringraziare perché sono stati presi, e non il contrario. Mi sono spiegato? Prima viene la società, poi il calciatore. Certo, anche il Manchester United, per carità, è una squadra leggendaria, però da una parte c’è un club, il Milan, che ti offre il posto fisso, e dall’altra ce n’è uno che fa di tutto per cederti. Tu che cosa sceglieresti?».
Su Hojlund che, probabilmente, vuole dimostrare con orgoglio al Manchester United di non essere da meno degli altri giocatori appena acquistati: «Può essere una spiegazione, ma a volte seguire l’istinto non è un buon metodo per andare lontano. Io credo che per Hojlund sarebbe stato importante cogliere l’opportunità offerta dal Milan. Tentenna? Non è convinto? Nessun problema. Resta dov’è, e il Milan pensa a un altro giocatore che, possibilmente, abbia il desiderio di vestire la maglia rossonera».
"Modrić e Jashari esempi di giocatori utili al gruppo"
—Su Luka Modrić e Ardon Jashari che hanno voluto fortemente il Milan: «Modrić, a 40 anni, dopo tutto quello che ha vinto con il Real Madrid, ha deciso di vivere un’esperienza da protagonista al Milan, perché il Milan, per lui, è un club storico, famoso in tutto il mondo. E lui desidera far parte di questa storia. E lo stesso discorso vale per Jashari, che ha fatto di tutto per indurre i dirigenti del Bruges a cederlo. Questi sono esempi di giocatori che, anche con i loro comportamenti, sono utili alla causa del gruppo. E lo si è visto anche dalle loro prime apparizioni in campo: non saranno ancora in forma smagliante, ma hanno dimostrato voglia e determinazione, si sono calati nella parte. Hojlund, invece, storce la bocca quando sente pronunciare il nome Milan ... Eh no! Uno così non va bene».
Sul suo teorema che, nei giocatori da acquistare, bisogna guardare prima la testa poi i piedi: «I piedi, in un modo o nell’altro, con ore e ore di allenamenti specifici, li accomodi. La testa, no. Un giorno, al mio primo anno di Milan, parlai con Silvio Berlusconi e gli chiesi la cessione di un ragazzo che non aveva comportamenti corretti. Il Presidente mi rispose: “Ma è nel giro della Nazionale”. E io: «Non mi interessa. Non è affidabile. Lei, nelle sue aziende, vorrebbe un collaboratore non affidabile? Non credo, e nemmeno io ...”. Alla fine, quel giocatore fu ceduto e lo sostituimmo con la sua riserva, senza andare a spendere soldi».
Su cosa fare nel caso in cui peri il Milan dovesse sfumare Hojlund: «Ripeto: non stiamo parlando di van Basten. Ci sono altri centravanti che si possono andare a prendere. L’importante è che siano funzionali al gioco che l’allenatore ha in mente. Gli acquisti li fa la società, ma sempre in sintonia con le idee del tecnico, perché poi tocca a lui avere a che fare con i calciatori».
Sul centravanti che prenderebbe per il Milan: «Non mi permetto di dare consigli, ma invito tutti a una riflessione: il centravanti è un elemento fondamentale in una squadra perché con i suoi movimenti determina il gioco di tutto il gruppo. Quindi, la scelta va fatta con molta attenzione. Guardate Kylian Mbappé: considerato il miglior centravanti del mondo, è andato al Real Madrid dove non ha vinto nulla, mentre il PSG, che lo ha venduto, ha conquistato la Champions League. L’importante è che il centravanti sia funzionale al progetto».
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