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L'intervista di Marco Parolo a 'La Gazzetta dello Sport' sull'arrivo di Igli Tare al Milan come direttore sportivo | AC Milan News (Getty Images)
Marco Parolo, ex centrocampista di Hellas Verona, Cesena, Parma e Lazio, attualmente commentatore per 'DAZN', ha parlato dell'approdo di Igli Tare al Milan come direttore sportivo: lo conosce bene, visto che fu proprio il manager albanese a portarlo nella Capitale nel 2014. Ecco, dunque, le dichiarazioni di Parolo.
Su cosa può dare Tare al Milan: «Il Milan si assicurerà un professionista che ha grande voglia di ripartire e di tornare nel mondo del calcio. Sarà un plus per il club: arriverà con una grande carica di energia dopo aver studiato e continuato ad aggiornarsi in queste due stagioni in cui è stato fermo. Dopo aver lavorato quindici anni a Roma, ha allargato i suoi orizzonti e si è costruito un’esperienza approfondendo il calcio europeo».
Sulle migliori doti di Tare: «Carisma, autorevolezza e idee chiare».
Su com'è Tare nello spogliatoio: «Cerca il dialogo, vuole capire i giocatori, conoscerli anche fuori dal campo ed entrare nella loro testa. È uno da bastone e carota, ma quando usa il bastone, te lo dà forte nei denti (ride, n.d.r.). E soprattutto ha lo stesso modo di comportarsi con tutti, compresi i senatori. Mi ricordo discussioni anche con Miroslav Klose e con Luis Alberto quando facevano qualcosa che non gli piaceva».
Sulle sfuriate al gruppo che ricorda: «Sfuriate no, ma sapeva come farsi sentire. Alzava la voce quando voleva farti capire chi stavi rappresentando o quando notava atteggiamenti da correggere».
Su eventuali arrabbiature avute con lui: «Certo. Quando ho avuto una flessione, ha saputo toccare le corde giuste e farmi ripartire. C’era un rapporto di stima reciproca e insieme abbiamo sempre cercato un modo per migliorare la squadra, ma quando doveva dirmi qualcosa, me lo diceva».
Su come lavora Tare con l'allenatore: «Gli fa sentire costantemente la sua presenza e con lui ha un confronto continuo. È sempre presente a guardare l’allenamento e i suoi sono due occhi in più, utili per capire il momento che attraversano i singoli. Quando arrivavi a Formello lui c’era già e quando andavi via, era sempre lì».
Sui colpi di mercato fatti alla Lazio: «Ha avuto tante intuizioni importanti: giocatori pagati poco e valorizzati negli anni. Ha scommesso su Luis Alberto che la prima stagione ha fatto i conti con problemi di ambientamento e a gennaio voleva andarsene. Lo ha convinto a rimanere e pochi mesi dopo è esploso. Sergej Milinković-Savić lo ha strappato alla Fiorentina ed è diventato il suo ‘figlioccio’. A Tare piacciono i calciatori che hanno fisico, forza e qualità».
Su come fa Tare ad arrivare per primo sui talenti sconosciuti: «Guarda tanti video e segue tutti i campionati, senza tralasciare niente. Alla Lazio prima e durante le sessioni di mercato si chiudeva ogni giorno in una stanza con un match analyst per valutare le caratteristiche dei possibili acquisti. Una volta, prima di prenderlo, mi fece vedere un video di Felipe Caicedo spiegandomi come lo vedeva nella Lazio».
Sul fare mercato al Milan senza le coppe europee: «Dovrà cambiare la prospettiva perché in un top club è necessario confrontarsi con chi fa scouting per individuare il profilo giusto. A lui piace basarsi sulle sue intuizioni, sul suo ‘occhio’, ma ci sono anche i meta dati».
Sulla sfida più grande che aspetta Tare al Milan: «Dovrà essere bravo a costruirsi un rapporto con i giocatori e guadagnarsi la loro stima. Alla Lazio ha vinto qualche trofeo, ma il suo palmarès non è ricco di Scudetti. Ciò premesso, ha tutto per farsi ben volere dai leader dello spogliatoio rossonero, proprio come succedeva alla Lazio».
Su cosa farà Tare con Theo Hernández e Rafael Leão: «Di certo avrà dei colloqui con loro e farà chiarezza. Per lui la priorità è sempre il club: se un giocare prova a mettersi al di sopra di tutti, è difficile che vada d’accordo con Tare e che resti. Se lo conosco bene, si sarà già fatto un’idea sui calciatori da prendere e quelli da cedere: lui il calcio lo conosce. Anche il Milan …».
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