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INTERVISTE

Barbara Berlusconi: “Il Milan di mio papà Silvio. Sul nuovo stadio …”

Papà Silvio, il Milan, il nuovo stadio e San Siro: parla Barbara Berlusconi
Barbara Berlusconi, figlia di Silvio ed ex dirigente del Milan, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' di oggi
Daniele Triolo Redattore 

Barbara Berlusconi, figlia di Silvio Berlusconi ed ex dirigente del Milan, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola (LEGGI QUI LA VERSIONE INTEGRALE). Ecco, dunque, qui di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Ex Milan, le confessioni di Barbara Berlusconi alla 'rosea'

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Sul 'Meazza' come un posto del cuore suo e di suo padre: "Ovviamente sì. Ogni volta che entravamo insieme, lui si emozionava e si trasformava".


Sulla prima volta a 'San Siro' con papà Silvio: "Ero piccola, avrò avuto 6 anni. Ricordo il frastuono, i colori, la sua mano sulla mia spalla. Mi spiegava ogni dettaglio, come se mi stesse facendo entrare in un mondo magico".

Su che parole usò per chiederle di entrare nel Milan: "Con un sorriso e con queste esatte parole, che ricordo come fosse ieri: 'Hai il cuore rossonero, ora ho bisogno che tu ci metta anche la testa'. È stato un passaggio naturale, come se avessimo sempre saputo che prima o poi avremmo condiviso anche questo".

Su cosa ha lasciato Silvio Berlusconi al Milan: "Una filosofia di gioco, un'identità vincente, un modo di stare in campo che ha cambiato la storia. Ma soprattutto ha lasciato un'eredità emotiva: il Milan del cuore".

Dopo il Milan, il Monza: sul significato del calcio per suo padre Silvio: "Era la sua linfa. Il calcio per papà non era solo sport, era emozione pura. Il Monza è stato un atto d'amore: la voglia di continuare a sognare e costruire".

Sul possibile ritorno di Barbara Berlusconi nel Milan o su un suo sbarco in politica: "No, non mi ci vedo. Sono orientata e proiettata su altro".

Sul rito del pranzo in famiglia il lunedì ad Arcore: "Era un momento sacro. Ognuno raccontava la sua settimana, lui ascoltava, interveniva, a volte scherzava, altre dava consigli, decideva. Si parlava di politica, progetti aziendali ma, spesso, gran parte del pranzo era dedicata al Milan. Con lui parlavo tantissimo di pallone".

Sullo stadio al Portello, suo grande sogno dieci anni fa e sul momento attuale per farne uno nuovo: "Il dibattito non può più essere se fare o non fare lo stadio. Si deve fare. Rimanere a 'San Siro' non è più un'opzione. Non ci sono alternative se si vuole tenere il passo con i grandi club europei. Sono felice di aver posto il problema dieci anni fa. Allora i tempi non erano maturi, ma ora avverto un nuovo clima positivo. Finalmente amministrazione comunale e club dialogano in maniera costruttiva".

Sui tempi non maturi dell'epoca: "Nella mia mente in realtà erano maturissimi. Il nuovo stadio sarebbe servito già vent'anni fa, altro che dieci. Credo non fossero maturi in termini di percezione collettiva, è stato questo che per me ha un po' sabotato quel progetto. Io ci credevo molto, era un progetto che a tutt'oggi secondo me resta di grande interesse, a partire dalla collocazione e dalla riqualificazione del quartiere. Ancora oggi faccio molta fatica a capire perché le istituzioni e il Comune sono stati così restii a portare avanti il cambiamento. Se la cosa fosse andata a buon fine ne avrebbe beneficiato non solo il Milan, ma anche l'Inter".

Sui tanti contrari all'addio al 'Meazza' per motivi affettivi: "Bisogna guardare al futuro. Milano ha sempre sacrificato una parte della propria storia e conformazione urbanistica in nome del progresso e della modernità. Per questo Milano è la città che è oggi".

Su chi dice che non si può rinunciare ad uno stadio così iconico: "È una struttura fatiscente. Chi frequenta il 3° e il 2° anello lo sa bene. Seggiolini piccoli e scomodi, rampe faticose. Bar e servizi igienici non all'altezza, corridoi affollati che impediscono il movimento. La struttura vive solo per i 90' della gara ed è un luogo desolato per gran parte della settimana. Con un progetto nuovo si svilupperebbe pure il quartiere".

"Il nuovo stadio serviva già prima. Meglio in città, ma è essenziale una cosa"

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Sull'ipotesi di ristrutturazione di 'San Siro': "No, perché è antieconomico. Sotto la mia direzione l'abbiamo in parte già ristrutturato in occasione della finale di Champions. Ma non basta. Non bisogna avere paura del futuro, né vivere nel passato in una sorta di decrescita felice solo italiana".

Sui prezzi dei biglietti destinati a lievitare nel nuovo stadio: "Già oggi il costo del biglietto è troppo alto per il servizio offerto".

Sull'ipotesi di un nuovo stadio tutto del Milan a San Donato Milanese: "Per me lo stadio deve essere costruito in città, ma se non si può fare altrimenti va bene anche fuori dal centro urbano. L'essenziale è che sia un impianto nuovo".

Sui botta e risposta, in passato, con il Sindaco Giuseppe Sala sulla questione stadio: "Se abbiamo fatto pace? Certamente. Il confronto fa parte della vita. Con lui ho un rapporto assolutamente cordiale, anche perché lavoriamo insieme alla Scala. Non è sicuramente un rapporto di tensione".

Su come vive lo sprofondo sportivo del Milan: "Mi spiace molto, ma sono fiduciosa per la prossima stagione".

Sul progetto Monza dopo la retrocessione in Serie B: "Milan e Monza sono nel mio cuore. Non voglio svicolare dalla domanda ma, come noto, non me ne occupo personalmente".

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