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Nesta a CB: “Il Milan era il top al mondo, Maldini era un leader silenzioso”

Alessandro Nesta (ex difensore AC Milan), qui durante Milan-Udinese (Serie A 2011-2012) | News (Getty Images)

Alessandro Nesta, ex difensore del Milan, è stato ospite di Calciatori Brutti: l'ex calciatore ha parlato anche del suo passato rossonero

Enrico Ianuario

Intervenuto durante una live su Twitch di 'Calciatori Brutti', l'ex difensore del Milan, Alessandro Nesta, ha rilasciato delle curiose dichiarazioni. Ecco cosa ha detto 'tempesta perfetta'.

Vita a Miami: "Ho comprato casa nel 2002. Maldini mi ha detto di comprarla, e l'ho comprata anche io. Ho finito con il Canada, sto lì. E' nata anche una delle due mie figlie, quindi è americana".

Sulla squadra del cuore del figlio: "Tifa Chelsea, è confuso. Il papà tollera o Lazio o Milan".

Sulla vita a Miami: "A Downtown giocavamo in un rooftop. Eravamo peruviani, italiani.. Con me giocavano Ferrari, Vieri, Marazzina. Dopo la partita andavamo a mangiare con i latini. Lì vincono con i latini. I miei figli vanno a cavallo, a danza. C'è anche un bar di siciliani, quindi è 'zona gazzetta'. Poi ci sono tutti i personaggi del bar".

Se lo riconoscono a Miami: "Si, soprattutto i latini. Mi chiedono cosa faccio nella vita, io rispondo 'niente' (ride, ndr).

La tifoseria più calda da affrontare in Italia: "La Roma. Giocare un derby all'Olimpico era duro. Anche Samp e Genova però era bello, campo piccolino ma è una figata. Mi piace la tifoseria, per come fa il tifo".

Su Esajas, l'amico di Seedorf: "Uno di quei calciatori che era consapevole di non fare una grande carriera. Ma è un ragazzo eccezionale. Lui sapeva benissimo cosa poteva fare, sapeva i suoi limiti. Grande ragazzo, lo rispetto. Clarence (seedorf, ndr) ha chiesto a Galliani di dargli una possibilità. Ogni società ha un suo stile, questa è una grande storia".

Su Gascoigne: "E' un grande giocatore e un grande personaggio. Come calciatore è un fenomeno. Con la vita che ha fatto è stato fortissimo. Ha fatto quello che ha fatto, con lui era uno scherzo con lui. Io ho un aneddoto. Ho spaccato tibia e perone a Gascoigne, sono dovuto rifugiarmi a Civitavecchia. Ho detto 'adesso m'ammazza', invece mi ha regalato due canne da pesca (ride, ndr). E' una grande persona, però non ho imparato a pescare. L'infortunio? C'era la gabbia. La palla era sempre in gioco, c'era una palla vagante. Ero buono, educato, ma si davano legnate. Io arrivai in corso, andai duro, e ho visto che la gamba non era al suo posto. Però poi è andata bene, soprattutto a lui. Adesso è uscito dall'isola dei famosi. E' molto generoso".

Su Rivas: "Taison è un ragazzo buono. Ho giocato contro di lui all'Inter e poi l'ho ritrovato a Montreal, però abbiamo giocato pochissimo insieme a causa degli infortuni. Un ragazzo di una bontà impressionante. Era anche veloce, all'Inter andava eh. Era forte".

Su Han: "Ragazzo forte, rapido. Lui era chiuso, educato, impostato. A volte insicuro, però è forte. Adesso è in Arabia Saudita, forse poteva andare meglio (ride, ndr)".

Su Totti: "Da quando avevano 8 anni che giocavamo contro. Anzi, ancora prima. Lui già al Lodigiani era fortissimo, io invece un portatore d'acqua. Uno che faceva la legna, per lui era più facile portare a casa la pagnotta. E' un ragazzo divertente, fantastico. A Roma non potevamo uscire. Io capitano della Lazio, lui della Roma: non potevamo andare a cena fuori. C'è sempre stata grande amicizia, volevo portarlo a Miami. Il presidente del Miami lo voleva, dissi a Francesco: 'Che famo?'. Forte, grande personaggio".

Sul figlio: "Io spero che faccia il cantante. Non parlo mai di calcio in assoluto, non voglio che abbia la pressione del 'figlio di'. Come ad esempio il figlio di Totti. Mio figlio gioca, si diverte nell'accademia a Miami. Se poi vorrà fare il calciatore o il cantante va bene uguale. Cantante tipo Ultimo (ride, ndr)".

Sui fratelli Inzaghi: "Ho giocato con entrambi e contro. Sono calciatori e persone diverse, però sono entrambi malati di calcio. Più Pippo che Simone. Anche da calciatore studiava tutti i difensori, Simone era un po' più distaccato anche se da allenatore sta volando in alto".

Se vede le partite da allenatore o calciatore: "Da allenatore. Prima vedevo più il gesto tecnico, ora vedo più l'idea. Che impronta può dare l'allenatore, adesso bisogna ragionare. Ora è tosta".

Idea di calcio: "Mi piace il City. Ha un'idea importante, in Italia c'è anche qualche bella realtà. Ad esempio De Zerbi con il Sassuolo, ma anche Gattuso fa giocare bene il Napoli. Mi piace la costruzione dal basso, va insegnato quando e come, non sempre. Bisogna avere anche i giocatori giusti".

Sulla sua eleganza: "Avevo due chance. Avevo Pirlo e Ibrahimovic. O giocavo corto con Andrea o lanciavo lungo ad Ibra".

Su Dhorasoo: "Ragazzo particolare. Anche da calciatore, arrivava con il giornale 'particolare'. Era un ragazzo che leggeva. Dopo si è messo a scrivere, è diventato giornalista. Si era candidato come sindaco di Parigi, ma Kaladze ad esempio lo è diventato".

Com'era marcare Di Natale: "Era un fuoriclasse. Ha fatto una scelta di vita: ha deciso di rimanere all'Udinese. Poteva fare una carriera più importante, ma era un fuoriclasse. I giocatori piccolini fanno cose diverse, hanno una tecnica diversa. I numeri 10 fanno altre robe. Ho giocato con giocatori troppo forti, di altra categoria. Io ero un difensore forte, ma era appunto un difensore".

Su Ronaldinho: "Era sempre felice, rideva sempre. Si allenava una volta a settimana ed era il più forte del mondo. Se io non mi allenavo 20 minuti facevo fatica la domenica".

Se si va forte anche in allenamento: "Bisogna avere l'intensità alta anche in allenamento. Bisogna solamente stare attenti a non spaccare la gente, alcuni si mettono paura (ride, ndr)".

Sul giocatore difficile da marcare oggi: "Mbappé. E' troppo veloce. Io soffrivo più i piccoli. Ho giocato contro Messia a 37 anni. La cosa che mi faceva deprimere è che lui partiva 10 volte in 10 minuti. Io faticavo, vedevo le stelle. Gli avevo dato un calcio e lui era già in piedi a farmi alzare".

Se fa parte del team Messi o team Ronaldo: "Sono team Messi. Il talento conta, ma Ronaldo è anche tanta roba. Però preferisco Messi".

Sulle sfide alla PlayStation con Pirlo: "Ero io più forte di lui. Giocavamo a Pro Evolution. Giocavamo Juventus contro Juventus. Thuram era un fenomeno, non si poteva sostituire. Adesso non gioco più, senno mi uccido con mio figlio".

Sull'infortunio agli Europei: "Mi infortunai contro lo Schalke 04. Chiesi al dottore, ma non era nulla disse. In Nazionale mi cadde il pollo e mi si è staccato il pollice della mano. Mi sono dovuto operare. E' una delle prime fake news del calcio".

Sui centrali del Milan: "Credo che sono forti. Sono diversi, hanno caratteristiche diverse. Tomori è veloce, Romagnoli è più testa, Kjaer ha esperienza. Sono tutti forti":

Su Stam: "Un fuoriclasse assoluto. Un armadio, una personalità fortissima. Non ha mai sbagliato un allenamento, sempre sul pezzo. Guai a farlo arrabbiare".

Com'è stato arrivare al Milan con tutti quei difensori: "Al primo anno non è stato difficile. C'era Billy, Maldini Roque Junior. Abbiamo vinto anche la Champions. L'anno seguente è arrivato anche Stam, ma è stato uno stimolo. Il Milan era il top al mondo. Berlusconi arrivava in elicottero, era un grandissimo":

Su Maldini: "Parlava poco ma quando ti guardava era assurdo. Una personalità non comune, era un lider silenzioso, bastava solo il suo sguardo".

Sullo spogliatoio: "C'era il gruppo italiano forte. Anche l'allenatore lo era. I senatori spingono gli altri, se senti sempre l'allenatore diventa una voce che stufa. Se c'era il gruppo era tutto buono, ma se ti abbandonavano eri finito. Se tu non porti a casa quello che non richiede la società te ne andavi a casa. Quindi qualcuno doveva mettere a posto la situazione se le cose non andavano bene".

Sui ritiri: "Mi piaceva andare al ritiro, giocavo con Pirlo (ride, ndr). Tornavamo a casa 2-3 giorni a settimana. Ho fatto un'estate Europeo U-21, Olimpiadi e Nazionale maggiore. Dissi 'chiamo la Lazio e vado in vacanza'. Invece c'era Zeman e ho dovuto fare i gradoni. E' stata un'estate pesantissima".

Sull'alimentazione: "Non la seguo (ride, ndr). Quando mi spavento vado a correre. Avevo male dappertutto, ho fatto 10 operazioni. Da quando ho smesso sto bene, sono rinato".

Sul finale di carriera: "All'ultimo anno al Montreal mi presentai con le scarpe e il Voltaren".

Se è un ragazzo competitivo: "Lo sono sempre stato, anche in allenamento. Non faccio vincere nemmeno mio figlio (ride, ndr)".

Sull'ansia da finale: "Io non dormivo, Andrea (Pirlo, ndr) mi diceva sempre 'dormi, dormi'".

Su Manchester 2003: "Emozioni? Incoscienza. In Under 21 avevo tirato un rigore. Poi eravamo lì contro la Juve, non un Tottenham qualsiasi. Volevo tirare il rigore per non fare il solito lavoro del difensore. Dissi 'se sbaglio io, non se ne accorge nessuno in mezzo a tutti questi fenomeni'. Roque Junior giocò infortunato, un eroe".

Sulle scivolate: "Quando vai in scivolata o la prendi, o non ti rialzi più. Stessa cosa il cucchiaio: se segni bene, se non segni sei un cretino. La scivolata bisogna avere tempo, se non prendi la palla non prendi più l'avversario. Se c'è una tecnica? Ogni tanto si. Avevo paura di farmi male. Con il tempo cambia il modo di giocare, non puoi lasciare più il campo agli altri. Con gli infortuni perdi velocità, tempismo. Costacurta mi diceva sempre che correvo troppo, lui sapeva bene di essere economico".

Differenza tra i giocatori di ieri e oggi: "Oggi ci sono i social. Prima si giocava alla PlayStaion, a carte, a biliardo. Rimanevano a tavola per ora, parlavamo tra di noi. Arrivavamo a colazione, si scherzava. Oggi è diverso, non c'è più quello che si faceva prima, ognuno sta per i fatti suoi. Poi i calciatori della Lazio e del Milan per me sono come fratelli. Quando andavamo in campo eravamo affiatati".

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