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Milan, Teocoli: “Berlusconi pazzo di ‘Mai dire gol’. Volevo imitarlo, ma…”

Teo Teocoli
Teo Teocoli, noto comico e tifoso del Milan, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito a Silvio Berlusconi
Fabio Barera Redattore 

Teo Teocoli, noto comico e tifoso del Milan, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport', soffermandosi sul suo rapporto con Silvio Berlusconi. Di seguito le sue parole a riguardo.

Le parole di Teo Teocoli su Silvio Berlusconi

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Sul primo incontro:“La prima volta che l’ho incontrato, con Boldi, fu nella sua villa di Milano in via Rovani, ci propose di entrare nella sua famiglia televisiva. Ci ritrovammo qualche giorno dopo a villa San Martino, ad Arcore: eravamo io, Boldi, Gaspare, Zuzzurro e l’impresario Marangoni. Gli piacevano i nostri sketch, aveva capito che la gente ci voleva bene, ci propose subito 600 milioni di lire, io rilanciai a un miliardo e lui accettò. Ma per fare cosa? Un talk show prima e dopo Maurizio Costanzo: non era nelle mie corde. “Noi siamo come Stanlio e Ollio – obiettai – non siamo tagliati per un programma del genere, di Costanzo non mi interessa nulla”. Fatto sta che Boldi, Zuzzurro e Gaspare andarono a Mediaset, io tornai ad Antenna 3 con Giorgio Faletti e il mio amico Armando Celso, detto Ossario. In quel periodo molti artisti entrarono alla Fininvest, perfino Pippo Baudo, io venni chiamato cinque anni dopo il nostro colloquio, Berlusconi mi aveva capito e, nonostante il mio approccio un po’ rude, mi voleva. Accettai. Il programma comico era Emilio, anno 1989, inventai il tifoso rossonero Peo Pericoli. Per la verità, invece di Emilio, volevamo chiamarlo Silvio, ma non ci avevano dato il permesso”.


Ci racconti qualche dietro le quinte: “Una volta ci incontrammo a Roma, mi parlò del Milan che stava per nascere. “Liedholm rimane?” gli chiesi, “No, ho un’altra carta da giocare… arriva Sacchi” mi rispose, “Ma allena il Parma in Serie B!”, replicai, “Però è bravo, ci ha battuto in Coppa Italia …”: stavo insistendo, ma… ehm, non volevo entrare in contrasto un’altra volta, non era il caso”.

Un aneddoto allo stadio? “Una volta mi trovai al bar di San Siro vicino alla tribuna d’onore, per i tifosi vip, con Paolo Maldini, Baresi e altri giocatori, all’improvviso entrò il Cavaliere, lo salutammo, e qualcuno scattò una fotografia: con la coda dell’occhio osservai Salvini che in fondo, dal bar, allungava il collo, si capiva che aveva mancato il colpo in prima fila ma ormai la foto l’avevamo fatta”.

Com’era il vostro rapporto? “Divertente, parlavamo spesso del Milan e impazziva per “Mai dire gol”. Gli piaceva puntare sull’attaccante giusto, tanto la difesa ce l’aveva forte. Quando cantavo in qualche serata rossonera, veniva a trovarmi in camerino, ha sempre nutrito un debole per la musica e per gli artisti perché da ragazzo cantava anche lui, con Confalonieri e non solo. È sempre stato generoso con tutti, sono cresciuto alle case popolari di Niguarda, mai avrei pensato di guadagnare tanti soldi, gliene sono grato, anche se qualche volta non sono stato tanto educato… ho lasciato qualche programma all’improvviso”.

Ha imitato tanti personaggi, da Galliani a Confalonieri, da Armani a Cuccia, perché mai Berlusconi? “Io ce l’avevo pronto, ma la responsabile Fatma Ruffini lo bocciò. Mi avevano truccato benissimo, sembravo proprio lui. La gag era questa: raccontavo una barzelletta del cavolo, che non faceva ridere, ma nello studio campeggiava la scritta “Applausi” a caratteri cubitali, e tutti ridevano e applaudivano. E intonavo canzoni francesi che aveva cantato anche lui. L’autoironia non gli mancava, penso che gli sarebbe piaciuta”.

Una frase per ricordarlo? “Dopo di lui nessuno”. LEGGI ANCHE:Milan, Maignan rifiuta il Chelsea: ecco perché >>>

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