INTERVISTE

Rabiot al Milan? Il francese non dimentica Allegri: dichiarazioni importanti

Daniele Triolo Redattore 
Milan, senti Rabiot: 'Allegri? 'Mio papà'! Se mi chiama ...'Milan, senti Rabiot: 'Allegri? 'Mio papà'! Se mi chiama ...'
Uno stralcio dell'intervista di Adrien Rabiot, centrocampista dell'Olympique Marsiglia, a 'La Gazzetta dello Sport': parla anche di Milan!

Adrien Rabiot, classe 1995, centrocampista francese in forza all'Olympique Marsiglia, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Rabiot, ex Juventus, parla alla 'rosea'. Sul Milan e Allegri ...

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Sugli anni trascorsi in Serie A nella Juventus: «Sono stati anni fondamentali, perché se oggi posso gestire queste responsabilità lo devo al fatto di aver potuto maturare in un club come la Juve, dove alla fine ero uno dei capitani».

Su chi l'ha ispirata per il ruolo di leader che, attualmente, ricopre nell'OM: «Preferisco dare l’esempio in campo, ma ho sicuramente imparato molto da Zlatan Ibrahimović quando ero al PSG e da Gianluigi Buffon e Giorgio Chiellini poi alla Juventus».

Sulla sua trasformazione in trequartista a Marsiglia con Roberto De Zerbi: «Posso ormai giocare in diverse posizioni, ma tutto è partito dall’esigenza di rispondere a specifiche richieste in particolari momenti della stagione. Ho iniziato in mediana, poi De Zerbi mi ha spostato a destra, quindi a sinistra e alla fine da “10”, ma sempre dandomi le giuste indicazioni. De Zerbi è un allenatore attento al dettaglio e mi ha aiutato a sentirmi sempre a mio agio».


Sul perché ha lasciato la Juventus: «C’era un interesse perché si continuasse insieme. Anche Thiago Motta mi aveva chiamato, ma Cristiano Giuntoli non ha fatto il necessario per convincermi. E non ho avuto la sensazione che volesse costruire qualcosa di importante. Vista la loro stagione caotica, forse ho avuto ragione. Già da qualche anno non erano stati fatti acquisti all’altezza della Juve e questo mi frustrava perché avevo l’impressione che in campo fossimo in pochi a fare il necessario. Non volevo continuare in quelle condizioni così ho preferito rimettermi in gioco altrove e ho scelto il Marsiglia».

Sul nuovo progetto Juve che necessitava di maggiore pazienza: «Non conosco i dettagli, e anche se nel calcio non c’è mai tempo e alla Juve c’è l’esigenza del risultato, è incomprensibile andare a prendere un ottimo allenatore come Motta per poi mandarlo via subito. Dicevano che era l’anno zero, alla fine è bastato qualche risultato negativo per azzerare tutto di nuovo. Ma Thiago ha un grande futuro davanti».

Su cosa gli rimane dei suoi anni alla Juventus: «Ho amato giocare alla Juve e vivere a Torino, in Italia: è stata una svolta in termini di mentalità e professionalità. Ho ricevuto tantissimo affetto da tutti, nel club e dai tifosi, e ne sono riconoscente. Per questo è stato difficile lasciare una squadra dove mi sentivo importante. Portare la fascia di capitano alla Juventus non è una cosa da niente».

"Apprezzo molto Allegri come persona. Ha una mentalità vincente"

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Su cosa farebbe se lo chiamasse Massimiliano Allegri, oggi tornato al Milan: «Scegliere Marsiglia senza la Champions non era scontato. Adesso che ci siamo qualificati, sarebbe importante poterla giocare in quello stadio e in quell’ambiente. Con Allegri in realtà ci parlo spesso. Giovanni Rossi, il consigliere di De Zerbi, lavora anche con lui e quando lo chiama mi dice: 'Vieni che ti passo tuo papà'. Con Allegri posso parlare di tutto e non solo di calcio. Lo apprezzo molto come persona. Ha una mentalità vincente. Ed è chiaro, se mi chiama io sarò sempre disponibile a parlarci».

Su Khéphren Thuram suo successore nella Juventus: «Ha grande potenziale. Alla Juve si cresce lavorando con umiltà e lui ha tutto per imporsi. Ma serve pure alzargli il livello intorno».

Su PSG-Inter 5-0, ultima finale di Champions League: «Non c’è stata partita. Tutti qui ci siamo chiesti dove fosse l’Inter che ha eliminato il Barcellona. Forse Lautaro Martínez non era al top e solo Marcus Thuram si è salvato. Poi il PSG ha fatto una grande partita che premia una grande stagione. Ma perdere 5-0 è umiliante: l’Inter non ha giocato la sua finale».

Sulla sua battaglia per il rispetto negli stadi: «È assurdo tifare con insulti e violenza, oppure festeggiare una Champions League spaccando tutto e cercando lo scontro con la polizia. Si può vincere o perdere, nella rivalità. Ma è importante che il calcio torni a essere un gioco e una passione condivisi pacificamente da tutti».