Sul fatto che Ricci abbia scelto la “sua” maglia con il numero 4: «Molto felice perché è un ragazzo di grande prospettiva e gli auguro che il Milan non sia un punto d’arrivo, ma di partenza. Una chance per spiccare il volo. Un palcoscenico del genere, dei tifosi così, uno stadio tanto mitico e un club con una storia come quella del Milan sono fortune che non toccano a tutti».
Su Ricci che può ricordare il primo Albertini: «Per quel che riguarda l’opportunità che ha a disposizione sì. Quando sono arrivato al Milan, giocavo qualche metro più avanti, ma poi sono arretrato e sono diventato un metronomo come lui. Io forse avevo più lancio lungo e più filtranti, ma Ricci è bravissimo a dettare i tempi alla squadra».
"Promuovo l'operazione Modrić: aiuterà in spogliatoio e la squadra"
—Sull'eventuale promozione dell'operazione Luka Modrić: «Come potrei dire di no? Magari farà quello che ho fatto io quando sono andato a Barcellona, ovvero porterà esperienza all’interno dello spogliatoio, aiuterà i giovani talenti che ci sono e sarà pronto in qualunque momento per aiutare la squadra a vincere. Chi ha già alzato trofei importanti trasmette la mentalità giusta agli altri e ciò che ha chiesto ai dirigenti, ovvero se avrebbero costruito una rosa importante, fa capire che ha ancora fame».
Su Modrić che va verso i 40 anni: «Non credo che il problema sia questo. Paradossalmente penso che sia più complicato abituarsi a un calcio diverso da quello spagnolo, ma non ho dubbi sul fatto che sarà importante per il Milan: ha vissuto tanti spogliatoi vincenti, sa gestire i momenti chiave dei match e ha lampi di classe pura. Con lui il rendimento di Youssouf Fofana, Ricci e degli altri centrocampisti crescerà. È un ex Pallone d’oro. Uno da Milan».
Sui giocatori che ancora mancano al Milan in questo calciomercato: «Il tempo c’è. Non prendi un Pallone d’oro e un allenatore come Massimiliano Allegri se non vuoi puntare al top. Gli acquisti arriveranno».
Sul ritorno di Allegri: «Tra i tecnici che c’erano sul mercato era il più vincente, quello con più esperienza e che conosceva meglio sia la Serie A sia il Milan. Gli allenatori che in passato sono tornati a Milanello, ovvero due grandi come Arrigo Sacchi e Fabio Capello, non hanno avuto grande fortuna, ma Allegri ha tutte le carte in regola per disputare una stagione super. In lui ho grande fiducia: penso che possa ottenere risultati importanti e puntare al massimo».
"Se Vlahovic è messo nelle condizioni giuste, sono convinto che farebbe bene"
—Sull'obiettivo Scudetto per il Milan: «Il Milan deve avere grandi ambizioni. Non giocherà le coppe europee e questo sarà un vantaggio del quale io avrei fatto volentieri a meno. La cosa importante è il fatto che il Milan abbia iniziato a lavorare sul campo con un bel vantaggio soprattutto su Inter e Juve. Se Allegri, come credo, sarà bravo a farsi seguire, penso che la stagione sarà importante. Poi, ripeto, mancano quasi due mesi alla fine del mercato e tante cose possono cambiare».
Su Igli Tare: «È arrivato un direttore sportivo importante, che ha esperienza e negli anni alla Lazio ha preso talenti importanti».
Sul centravanti che deve prendere il Milan: «È un acquisto obbligatorio perché la differenza la fa avere una punta che segni con continuità. Presumo che il Santiago Giménez visto da febbraio in poi non sia quello “vero” anche perché è difficile inserirsi in pochi giorni in una nuova formazione. Detto questo un altro centravanti forte serve».
Su Dušan Vlahovic: «A me non dispiace. Il Vlahovic che ho visto alla Fiorentina lo prenderei a occhi chiusi. Ripeto: a occhi chiusi. Dopo l’esperienza alla Juventus, qualche dubbio in più mi è venuto, ma uno come Vlahovic, se messo nelle condizioni giuste, al Milan sono convinto farebbe bene. Ripeto, non so cosa possa essere successo a Torino. Le sue potenzialità, però, non sono in dubbio e mi sembra che possa cambiare squadra. I centravanti costano parecchio e quelli di valore che si muoveranno non sono tanti perché chi li ha o se li fa pagare tanto o non li cede».
Su Francesco Camarda andato in prestito al Lecce: «Io lo avrei tenuto e lo avrei fatto giocare. All’estero ai giovani di talento le grandi squadre danno fiducia: il Barcellona fa scuola con l’utilizzo di Andrés Iniesta, Xavi, Lamine Yamal e tanti altri. Noi invece preferiamo mandarli in squadre più piccole. Io mi domando: ma non sarebbe stato meglio se avesse giocato 15-20 partite al Milan?».
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