Sui Tso: "Ho 21 anni ma è come se avessi vissuto tre vite: non ricordo più quante volte sono finito in comunità, quanti tentativi di scappare. Non mi rendevo conto che quando cerchi di fuggire poi gli infermieri ti prendono sempre. Ma è il passato e per me ora è chiuso come un ricordo in una scatoletta. Ciò che è successo non si può più cambiare. Ciò che abbiamo davanti dipende da noi".
Sugli amici scomparsi: "Jonis, 55 anni, uomo di famiglia benestante, che però aveva scelto di vivere da barbone e aveva fatto anche rapine in Germania, era con me a Parma. Mi ha insegnato le regole. Ho saputo che il giorno prima di uscire è morto: abuso di sostanze alla sua festa di compleanno. Ma anche Tatiana, la fidanzata di un mio amico in Svizzera, non c’è più. Aveva ricominciato col crack. Io che in passato ho assunto dosi cento volte superiori sono vivo".
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A che punto è del suo percorso? "Non lo so. Ogni volta è come se chiudessi un cerchio. Fumo ancora sigarette e dovrò smettere prima o poi. Il percorso finisce quando finisce il tempo, quando muori"
Sul suo futuro: "Sono iscritto all’ultimo anno di liceo per la maturità, poi sogno di aprire un centro per ragazzi disabili". Dove vivrebbe? "In Australia, lavorare lì quattro cinque mesi all’anno nei campi e frequentare l’università. Ti pagano sa? Cinquemila euro al mese".
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