Sulla partita più bella in rossonero: "La finale a Barcellona contro la Steaua Bucarest".
Sul primo gol in rossonero che gli viene in mente: "Per me il primo gol che ho fatto con il Milan, contro il Pisa".
Sull'esercizio che odiava di più durante gli allenamenti: "Io odiavo tutto, non avevo voglia di correre senza la palla. Odiavo la gabbia (un esercizio, ndr.)".
Sulla sua migliore qualità in campo: "Per me l'allegria in campo. Dovevo divertirmi, se non lo facevo era difficile per me. Poi ovviamente ti diverti di più quando vinci".
Sul suo peggior difetto in campo: "Ci sono così tante partite che ogni tanto ce ne sono alcune in cui pensi che puoi fare un po' meno. Quando c'è la Champions League e devi giocare la domenica prima sei un po' meno concentrato, ogni tanto".
Sulla musica che ascoltava prima di entrare in campo: "Amavo la musica reggae, ma ai nostri tempi non avevamo le cuffie per la musica".
Su un coro della curva che ricorda: "All'inizio non capivamo molto bene l'italiano e sentivamo "Ugo Lasagna" e ci chiedevamo 'ma chi è Ugo Lasagna?', ma era tutto lo stadio".
Sulla parola italiana preferita: "La prima parola che abbiamo imparato era abbastanza. Una bella parola"
Su chi era il più puntuale: "Marco Van Basten. Ma lui deve essere puntuale, perché quando faccio un cross e lui non c'era poteva non fare gol".
Su chi era il più competitivo: "Marco Van Basten".
Su chi era il più forte: "Tutti e tre, penso che tutti e tre avevamo un'abilità e un talento diverso, ma insieme eravamo completi. I magnifici olandesi".
Una parola o una frase per descrivere Arrigo Sacchi: "Penso fanatico".
Una parola o una frase per descrivere Fabio Capello: "Vincente e muso, ma quando rideva era una cosa molto speciale".
Una parola o una frase per descrivere Carlo Ancelotti: "Una grande persona. Mi piace come persona".
Una parola o una frase per descrivere Silvio Berlusconi: "Il miglior presidente che ho avuto. Ha ispirato la squadra, dando il buon esempio per vincere, per comportarsi. Era un filosofo anche nello stile del gioco, sia in campo che fuori".
Sull'avversario che lo ha impressionato di più nel suo periodo al Milan: "Per me Maradona, ma anche l'Inter. Mi sono sempre piaciuti i derby contro una squadra che era molto forte".
Sul cibo italiano preferito: "Bucatini all'amatriciana".
Sul luogo di Milano preferito: "Zona Brera".
Su chi, tra i tre, era più attento al look: "Per me Lentini. Quando noi tre siamo arrivati eravamo i peggiori per modo di vestire. Però dopo un anno abbiamo imparato. Quello più stravagante era Lentini".
Sul lavoro che avrebbe voluto fare se non fosse diventato calciatore: "Non lo so. Penso qualcosa in televisione".
Sull'attività preferita fuori dal calcio: "Golf".
Sul rapporto tra i tre: "Siamo in un'altra fase della nostra vita. In momenti come questi sono molto fiero di avere avuto l'opportunità di giocare insieme per così tanti anni, di vincere tante cose. Quest'avventura insieme è stata una cosa incredibile. Frank lo conosco da quando avevo 12 anni, Marco da quando ne avevo 17. Non potevamo mai pensare di essere qui, a parlare di un'epoca piena di trofei. Il complimento più bello viene dai tifosi che, dopo tanti anni, parlano di un calcio che è piaciuto in tutto il mondo".
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