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INTERVISTE

Milan-Feyenoord, van Bommel scommette su Leao: “Ecco chi mi ricorda”

Milan-Feyenoord Champions League 2024-2025 van Bommel
Mark van Bommel, ex centrocampista rossonero e oggi allenatore, ha parlato di Milan-Feyenoord di questa sera in Champions League
Daniele Triolo Redattore 

Mark van Bommel, ex centrocampista del Milan e oggi allenatore, ha parlato in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' della partita di ritorno dei playoff della Champions League 2024-2025 contro il Feyenoord in programma stasera a 'San Siro', ma non soltanto. Ecco, dunque, le dichiarazioni del 'Generale' olandese.

Milan-Feyenoord, van Bommel così alla 'rosea'

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Sul più bel ricordo in maglia Milan: «Il derby vinto 3-0 resta il mio ricordo più bello di quegli anni».

Sul figlio Ruben van Bommel, calciatore nell'AZ Alkmaar: «È un’ala sinistra alla Rafa Leão, veloce e tecnico. Un ragazzo semplice».


Sul Milan visto a Rotterdam: «Condivido in pieno quello che hanno detto Conceição e i giocatori a fine partita. È stato un Milan poco intenso, a cui è mancata aggressività. Dispiace perché parliamo di un gruppo molto competitivo, di altissima qualità, che però fatica a esprimersi da squadra. Presi singolarmente i giocatori sono molto, molto forti. Ma se manca la determinazione è come giocare da “6”. Non dico che devi essere sempre da 10, ma almeno da 8. Se non ti esprimi al massimo rendi la vita facile all’avversario e così è successo in Olanda».

Su Milan-Feyenoord di questa sera a 'San Siro': «L’atmosfera del 'Meazza' è incredibile, può fare la differenza. La ricordo perfettamente, la Curva canta per tutta la partita. Giocare la seconda gara in casa è sempre un vantaggio, in questo caso a maggior ragione. Il Milan deve sfruttare la chance: andare avanti in Champions è una necessità».

Sul Milan super offensivo dell'andata in Olanda: «In questo caso è fondamentale l’aiuto di ognuno. Anche gli attaccanti devono pressare gli avversari per non mettere in difficoltà i compagni».

"Leão come Robben e Ribéry. Reijnders, giocatore intelligente"

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Su Rafael Leão: «È un giocatore straordinario. Ha velocità, fisico, credo che nemmeno lui abbia davvero la consapevolezza di quanto sia forte. Deve innanzitutto trovare continuità: la consideri una sfida con se stesso. E poi, come dice l’allenatore, essere di supporto alla fase difensiva. Sapete chi mi ricorda? Arjen Robben e Franck Ribéry, con cui ho giocato nel Bayern Monaco. All’inizio non erano troppo coinvolti in difesa: quando invece hanno iniziato a dare una mano, quella squadra è diventata imbattibile. Univa la cattiveria agonistica alla loro qualità».

Sul suo connazionale, Tijjani Reijnders: «È un giocatore molto intelligente. Difende, attacca, si inserisce, segna. È un “team player”, un uomo a tutto campo. Sapevo che sarebbe arrivato al top anche se non era assolutamente facile. Passare dall’AZ al Milan è un gran bel salto e lui si è calato subito nella nuova realtà. Anche se credo che proprio la Serie A si adatti perfettamente alle sue caratteristiche».

"Ibra cerca sempre il successo. Conceição fanatico del lavoro"

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Su Zlatan Ibrahimović, suo ex compagno di squadra, come dirigente: «Insieme abbiamo vinto lo Scudetto, ha un carattere fortissimo che lo spinge a cercare sempre il successo e questo combacia con il DNA Milan. Il ruolo di oggi è diverso, verso ma ho visto che nelle ultime due sessioni di mercato, tra l’estate scorsa e gennaio, ha cercato di costruire una squadra che rispecchiasse la sua idea di calcio. Spero e credo ci sia riuscito: il Milan, per la storia che ha, non può restare fuori dalle prime quattro del campionato italiano e dalla Champions, anche se oggi in Serie A sono in sei o sette a competere per i primi posti».

Su Sérgio Conceição allenatore giusto per questo Milan: «Oggi faccio il suo stesso mestiere per cui è ingiusto parlare del lavoro di un collega. Ma ha iniziato benissimo con la vittoria in Supercoppa, ha cambiato e riadattato la squadra: in più non è mai semplice entrare a stagione in corso. È vero, a volte la squadra non ha in tutto e per tutto il suo carattere, ma non è una trasmissione così immediata: servono tempo e allenamenti. È un fanatico del lavoro, quanto fatto al Porto lo dimostra».

Sulla possibilità, per lui, di allenare in Italia: «Per tutti gli allenatori la Serie A è una grande sfida: il livello è molto alto. Anche a me ovviamente piacerebbe mettermi alla prova: cerco un calcio dominante. Milano poi la considero casa: sono arrivato a 34 anni, tardi, ma con i tifosi si è subito creata una grande connessione. So che in estate si è parlato di me come allenatore rossonero ma confesso che nessuno mi ha cercato: non ho avuto alcun contatto con Ibra». LEGGI ANCHE: Milan, calciomercato ‘Made in Italy’: Moncada punta il forte giocatore azzurro >>>