Sul Milan che ha poco da chiedere domani in campionato: «Vedendo la classifica verrebbe da dirlo, ma pochi giorni prima di una finale nessuno ha voglia di perdere né tanto meno di fare brutte figure. Il Milan ha la necessità di una buona prova e di confermare il momento positivo di forma».
Su Sérgio Conceição che, con il 3-4-3, ha trovato il modulo giusto: «Più che il modulo giusto, secondo me adesso ci sono più disponibilità e consapevolezza da parte di tutti i calciatori: nel gruppo è passato il concetto che certi risultati si possono raggiungere solo sacrificandosi per la squadra e facendo una corsa in più».
Sul rendimento di Theo Hernández e Rafael Leão cresciuto: «Che siano due dei giocatori di maggior qualità non ci sono dubbi. Leão in particolare deve trovare la continuità che gli è spesso mancata. Ha fatto passi in avanti, ma deve confermarsi».
Se lui farebbe turnover domani in Milan-Bologna di Serie A se fosse al posto di Conceição: «Non mi permetto di dare consigli. A proposito di Conceição però molti sottovalutano quanto sia difficile prendere una formazione in corsa: soprattutto se fai le coppe europee, non hai il tempo per conoscere il gruppo e per lavorare. Così trasmettere la tua idea di gioco è complicato. Valutare il suo lavoro guardando la classifica di Serie A è riduttivo».
Su come giudicherebbe la stagione del Milan in caso di vittoria della Coppa Italia: «Faccio un discorso che va oltre l’esito della finale. Questa è stata un’annata che ha portato con sé problemi e difetti. Penso che i dirigenti se ne siano resi conto e faranno tesoro di ciò che è successo. In futuro gestiranno diversamente certe situazioni».
Sul Bologna che si è confermato nonostante le partenze di Thiago Motta in panchina, poi Riccardo Calafiori, Alexis Saelemaekers e Joshua Zirkzee in campo: «I risultati sono frutto del lavoro che Joey Saputo, Giovanni Sartori, Claudio Fenucci e i dirigenti hanno impostato da tempo. Nelle ultime due stagioni è però innegabile che i passi in avanti siano stati enormi. In particolare dopo l’addio di Motta, Vincenzo Italiano ha dato la sua impronta di gioco ed è stato davvero bravo».
"I rossoblu punteranno sul gioco, i rossoneri sulle individualità"
—Sul Bologna che gioca un calcio migliore rispetto al Milan: «Sì, ma Italiano, che anche alla Fiorentina attuava un gioco propositivo fatto di pressing per togliere tempo e spazi agli avversari, lavora da questa estate. Conceição no. Di questo bisogna tener conto».
Sul gioco che pende dalla parte rossoblu e le individualità dalla parte rossonera: «Vero. Il Bologna proverà a fare la differenza con la sua filosofia di gioco; il Milan con i suoi singoli».
Su chi può essere decisivo nella finale: «Nel Milan dico Christian Pulisic e Tijjani Reijnders. Nel Bologna sarebbe importante il pieno recupero di Dan Ndoye che è cresciuto molto. E poi c’è Riccardo Orsolini, che ho allenato proprio a Bologna: sta facendo una stagione super e si è reso appetibile per la Nazionale».
Sulla crescita di Orsolini: «Sarei stato stupito del contrario perché “Orso” ha qualità importanti. È intelligente e ha lavorato tanto, ma può migliorare ancora».
Su chi sarà favorito a Roma tra Milan e Bologna: «Non c’è una favorita. Il Milan ha più tradizione ed è abituato a giocare le finali, cosa che al Bologna non accade da tempo. La voglia di alzare quella coppa nello spogliatoio rossoblù però sarà tanta».
Su chi avrà più pressione: «Il Bologna può conquistare la qualificazione alle prossime coppe europee attraverso il campionato, il Milan solo grazie alla vittoria della Coppa Italia. E per i rossoneri stare un anno fuori dall’Europa sarebbe un peccato enorme». LEGGI ANCHE: Rinnovo Maignan, manca la firma con il Milan. Monitorati quattro portieri >>>
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