Sulle pressioni da giovanissimo
—«L’ho sempre detto, al Milan mi sentivo un supereroe, quella maglia mi faceva volare. Tutto mi veniva con una facilità assurda, io amo i palcoscenici importanti ed entrare a San Siro mi piaceva».
Se aveva paura
—«Al tempo no, zero paura. Mi allenavo con Kakà, Robinho, Mexes, De Jong. Ho vissuto anche Allegri e Ibrahimovic ma io venivo dal settore giovanile, avevo un mio stile di gioco e lo portavo anche in prima squadra. Dribblare con un tunnel o un sombrero poteva dare fastidio, ma non capivo che sarebbe stato meglio non farlo».
Su se parla con qualche ex compagno
—«No, nessun contatto. A volte però sento Leao, siamo amici».
Su Gattuso
—«Mi capiva, voleva da me il meglio, ha cercato di farmi giocare ma non è andata bene. Io ero anche penalizzato perché avevo Mino Raiola come agente e la dirigenza di quel Milan aveva problemi con lui. Mi è stato chiesto di cambiare procuratore, così avrei rinnovato più facilmente, ma non mi andava di lasciarlo. In questo mondo, a volte è complicato».
Cosa avrebbe cambiato?
—«Farei step più lenti, mi godrei ogni anno. Filippo Galli me lo diceva e aveva ragione. Io non avevo nessuno che mi guidasse e i social in quegli anni sono esplosi. Mancava una persona che gestisse la mia immagine e il mio marketing». LEGGI ANCHE: Juventus-Milan, le parole di Sergio Conceicao alla vigilia>>>
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