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Mastour: “Al Milan mi sentivo un supereroe. Parlo con Leao. Cambierei…”

Hachim Mastour Milan
Hachim Mastour, ex talento delle giovanili del Milan, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport'. Il suo passato e cosa avrebbe cambiato
Emiliano Guadagnoli Redattore 

Hachim Mastour, ex talento delle giovanili del Milan, a 16 era il giovane più promettente del calcio italiano. Il Milan lo faceva allenare con la prima squadra. Mastour a 26 anni è senza squadra e l’ultima è stata l’Union Touarga, in Marocco. 'La Gazzetta dello Sport', in edicola questa mattina, ha intervistato l'ex talento rossonero. Ecco le parole più significative di Mastour.

Su come sta e la depressione

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«È tutto passato. La depressione è iniziata un annetto prima del Covid ed è arrivata fino a dopo il lockdown. Non trovavo più il piacere di andare in campo, soffrivo la pressione, è stata una fase molto difficile a livello personale e lavorativo, ma sono contento di esserci passato. Ora va meglio. Io ne sono uscito con fede e famiglia. Mi sono avvicinato a Dio e alla preghiera. Sono musulmano, leggo il Corano, prego. In Marocco mi sono avvicinato molto alla religione».


Sulle pressioni da giovanissimo

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«L’ho sempre detto, al Milan mi sentivo un supereroe, quella maglia mi faceva volare. Tutto mi veniva con una facilità assurda, io amo i palcoscenici importanti ed entrare a San Siro mi piaceva».

Se aveva paura

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«Al tempo no, zero paura. Mi allenavo con Kakà, Robinho, Mexes, De Jong. Ho vissuto anche Allegri e Ibrahimovic ma io venivo dal settore giovanile, avevo un mio stile di gioco e lo portavo anche in prima squadra. Dribblare con un tunnel o un sombrero poteva dare fastidio, ma non capivo che sarebbe stato meglio non farlo».

Su se parla con qualche ex compagno

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«No, nessun contatto. A volte però sento Leao, siamo amici».

Su Gattuso

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«Mi capiva, voleva da me il meglio, ha cercato di farmi giocare ma non è andata bene. Io ero anche penalizzato perché avevo Mino Raiola come agente e la dirigenza di quel Milan aveva problemi con lui. Mi è stato chiesto di cambiare procuratore, così avrei rinnovato più facilmente, ma non mi andava di lasciarlo. In questo mondo, a volte è complicato».

Cosa avrebbe cambiato?

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«Farei step più lenti, mi godrei ogni anno. Filippo Galli me lo diceva e aveva ragione. Io non avevo nessuno che mi guidasse e i social in quegli anni sono esplosi. Mancava una persona che gestisse la mia immagine e il mio marketing». LEGGI ANCHE: Juventus-Milan, le parole di Sergio Conceicao alla vigilia>>>

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