Massimo Maccarone, ex calciatore, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla sua parentesi al Milan, con cui non ha mai esordito
Massimo Maccarone, ex calciatore, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista, ai microfoni del quotidiano 'La Gazzetta dello Sport', soffermandosi in modo particolare sulla sua parentesi al Milan. 'Big Mac', infatti, ha militato nel Settore Giovanile rossonero dal 1993 al 1998, senza però mai fare il proprio esordio con il Diavolo in carriera. Ecco, dunque, un estratto delle sue parole.
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Quanto le è servita la gavetta? "È stata fondamentale. I miei lavoravano in fabbrica, poi papà ha fatto il rappresentante. Ho iniziato a giocare in un campetto sgangherato. Per segnare dovevi alzare il pallone perché il terreno era troppo duro. E per affinare la tecnica c’era la “forca”, dove la palla era sospesa e dovevi impegnarti per riuscire a colpirla. Uno dei miei vecchi allenatori mi diceva sempre di migliorare il sinistro e io passavo le ore a provare e a riprovare. Se non l’avessi fatto, forse non avrei segnato al volo, a San Siro, col mancino…".
Il Milan come la scovò? "Grazie a un provino a Bormio. Mi voleva anche il Parma, ma i rossoneri erano più vicini a casa. Io simpatizzavo per Napoli e Milan".
Com’è diventato il “figlioccio” di Capello? "Mi massacrava: mi correva dietro nei giri di campo o quando sbagliavo un passaggio. All’inizio non capivo, poi Rossi, Patrick Kluivert e gli altri compagni mi dissero che mi voleva bene".