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Mancini si difende: “Non ho ucciso nessuno. Volevo i Mondiali, ma …”

Intervista Mancini Italia
Roberto Mancini, dimessosi domenica dall'incarico di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, si è sfogato al 'Corriere dello Sport'
Daniele Triolo Redattore 

Roberto Mancini, dimessosi domenica dall'incarico di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, ha parlato al 'Corriere dello Sport' oggi in edicola. 'Mancio' si è sfogato: «Non sono scappato da nessuna parte. Non ho ucciso nessuno. Non credo di meritare tutto il fango che mi stanno buttando addosso. Non ho ammazzato nessuno, merito rispetto. E l’Arabia Saudita non c’entra nulla. Proprio nulla». Ecco, dunque, le dichiarazioni di Mancini sull'addio - improvviso - agli Azzurri.

Le verità di Mancini sulle dimissioni dalla Nazionale Italiana

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Sul motivo per cui lascia la Nazionale: «Perché dopo cinque anni e mezzo può succedere, ne mancavano altri due e mezzo di contratto, era da mesi che ci stavo pensando, forse era arrivato il momento di lasciare, perché quando certe cose, certe situazioni, cambiano all’interno, vuol dire che comunque si sta andando verso la fine. Lo ripeto, non credo di aver ammazzato e di aver mancato di rispetto. Non ho ucciso nessuno. Mi dispiace aver letto e sentito certe cose. Ho sperato di poter andare avanti perché allenare l’Italia mi piaceva moltissimo, però, quando poi le situazioni cambiano e capisci che è arrivato il momento di lasciare, devi anticipare i tempi delle tue decisioni e, ripeto, con grande dispiacere, l’ho fatto. Lo so, il momento, ma c’è anche una squadra che ha fatto la Nations League a giugno, non la lascio per la strada e non parte il campionato domani mattina, anche se c’è poco tempo. Quando prepari una Nazionale hai una sola settimana di allenamento. Questo è il nostro lavoro purtroppo, ma non mi sembra giusto tutto quello che ho sentito. Era il momento di lasciare».


Sulla F.I.G.C. che si ritiene offesa, oltre che parte lesa, per l'addio a Ferragosto: «È dal 7 agosto che parlo con la Federazione. La decisione è stata presa adesso, ci sono venticinque giorni agli impegni con Macedonia del Nord e Ucraina. Mi dispiace, certo. Potevo anticipare di una settimana la mia scelta, questo sì. È quanto mi rimprovero. Le nomine delle Nazionali erano state ufficializzate il 4 agosto. Non è passato troppo tempo da allora».

Sul riordino dei quadri tecnici con il coordinamento delle Under 21 e Under 20 affidato a lui: «Non è che non fossi d’accordo con la nomina a supervisore: in quanto allenatore della Nazionale A, avevo dato indicazioni riguardo l’Under 21 e l’Under 20 e i giocatori che la massima rappresentativa avrebbe potuto attingere da queste due squadre. Potevo essere il coordinatore, ma la faccenda non era così importante ...».

Sulle motivazioni che l'hanno portato all'addio all'Italia: «Le motivazioni sono un po’ tutte. Quando si inizia a parlare di cose che comunque competono al nostro lavoro, è il mio parere, penso sia giusto cambiare. Quando si cambiano delle cose e non si è sempre sul pezzo, è meglio per tutti cambiare. Quindi ... Ho cercato di andare avanti perché ci tenevo tanto, purtroppo le cose finiscono. Quando le cose cambiano o iniziano a cambiare, secondo me non si è più sulla stessa lunghezza d’onda e prima che accada qualcosa di più grave è sempre meglio anticipare, sebbene l’abbia fatto con grande dispiacere. Alla Nazionale tenevo moltissimo».

Sulle dimissioni via pec nella serata di sabato dopo il contatto di venerdì con Gravina: «Vero. La prima volta ci siamo scambiati dei messaggi il 7 agosto. Ci siamo risentiti al telefono. E dopo altri due giorni ho mandato la Pec. Un atto dovuto, l’unico possibile dal punto di vista formale, solo così avrei potuto dimettermi. Punto. Dovevo fare questo, mandare una Pec, avendo maturato la decisione di lasciare. Poi dopo le cose potevano cambiare. Se mi aspettavo che Gravina potesse trattenermi? Certo. Se uno vuole, le cose può farle cambiare. Ma non è più una possibilità. Penso stiano prendendo Spalletti, al quale faccio tanti auguri».

Sulla F.I.G.C. che ritiene che si sia dimesso perché allettato dalla ricchissima offerta dall'Arabia Saudita: «Guardate, di offerte ne ho sempre avute, ne ho avute dopo l’Europeo, durante l’Europeo, prima e dopo l’eliminazione dal Mondiale. Ne ho sempre avute e ne ho, perché faccio questo lavoro. Sono un allenatore e nel momento in cui mi capiterà la proposta che mi piace la accetterò. Il motivo per cui ho lasciato la Nazionale non è sicuramente questo, altrimenti lo avrei fatto prima. Per me l’Italia è venuta sempre prima di tutto. Poi, dopo tanti anni, ho ricevuto diverse proposte che valuterò nelle prossime settimane, ma al momento non c’è niente di concreto. Faccio l’allenatore, non è che possa stare fermo. Certo, se capita qualcosa che m’interessa... Però l’Arabia Saudita non c’entra nulla».

Sul fatto che avrebbe voluto sentire maggiore fiducia: «Se mi avessero dimostrato che mi volevano comunque… Ho pensato una cosa che non mi è stata poi dimostrata. Io avevo bisogno di tranquillità per lavorare perché secondo me si è iniziato a toccare un po’ di cose, sono venute meno certe situazioni. Questo è il mio dispiacere».

Su Mancini che ha spiazzato tutti con l'addio alla Nazionale: «Ma non è successo niente... Cambia l’allenatore. Ho vinto l’Europeo, è la cosa più bella che abbia vinto e che resta lì. Ho deciso di lasciare, non mi sentivo più di andare avanti, non perché abbia ricevuto altre offerte, lo ripeto».

Sul sogno di fare i Mondiali 2026: «Eh... Molto, mi pesa molto non poterci arrivare, perché ci tenevo, ma la vita è così».

Sulle contraddizioni della sua scelta: «La decisione è mia, come ho detto prima. Il presidente Gravina non c’entra nulla, sicuramente credo che quando inizi a cambiare certe situazioni si rovina qualcosa. Tutto qui. Le cose poi finiscono, basta. Non c’è bisogno di buttare o far buttare addosso da altri della spazzatura, diciamo della rumenta, per forza. Sono state scritte cose assurde, come è successo in queste ore».

Sul fastidio provato nel leggere che lascia l'Italia per l'Arabia: «Non mi dà fastidio niente, io faccio l’allenatore di professione, quindi... Ma le motivazioni sono state altre, il resto non conta».

Su quando lo rivedremo in panchina: «Mi sono dimesso dalla Nazionale, tornerò prima o poi a lavorare, faccio l’allenatore. PSG a settembre? Chissà».

Sugli Azzurri che l'hanno contattato nelle ultime ore: «Quasi tutti ... Ma è successo da poche ore, quindi qualcun altro chiamerà. Voglio ringraziare tutti i giocatori dell’attuale gruppo, sono stati meravigliosi, e tutti gli altri che hanno giocato con me in questi cinque anni».

Sull'amarezza che prova nell'andare via: «Sono molto amareggiato, perché mi piace, mi piaceva fare il C.T. della Nazionale, ci tenevo, è normale mi dispiaccia. Neanche io lo immaginavo, forse avrei potuto deciderlo una settimana prima, questo sì. Però sarebbe cambiato poco nella sostanza».

Su una presunta discussione con Chicco Evani sull'impiego di Leonardo Bonucci nella semifinale di Nations League contro la Spagna: «Non è vero. Sono balle, sono tutte balle, tutte quelle cose che sono uscite sono balle».

Su Bonucci: «Ci siamo scambiati messaggi, ma io a Bonucci come a tutti i giocatori voglio un gran bene. Si è scritto che vado via perché è arrivato Buffon, non è vero, ho grande stima di Gigi, non c‘entra assolutamente nulla il suo arrivo nel ruolo di capo-delegazione, è stata una mia scelta lasciare la Nazionale, come ho detto domenica».

Su Gravina: «Dopo la pec con le dimissioni non l’ho sentito».

Su cosa faranno ora i suoi collaboratori: «Non lo so, non li ho ancora sentiti, molti di loro non sapevano niente». Milan, per la difesa un colpo inaspettato >>>

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