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Inzaghi: “Questo Milan mi entusiasma. United favorito? Non è così” | News

Filippo Inzaghi (ex attaccante AC Milan), oggi tecnico del Benevento | Mlan News (Getty Images)

Filippo Inzaghi, ex giocatore e allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco cosa ha detto

Salvatore Cantone

Milan, l'intervista a Inzaghi

Filippo Inzaghi, ex attaccante e allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco le parole di Inzaghi.

Pippo, qual è il primo ricordo di quel Milan-Manchester?

«Mi vengono in mente subito tre cose. Gli sguardi sul pullman: eravamo tutti concentratissimi. La pioggia: durante il primo tempo venne giù un temporale incredibile. La gente: San Siro è sempre speciale, ma quella sera lo fu ancora di più».

Old Trafford oggi e San Siro tra una settimana saranno deserti, per forza di cose. Chi ci perde di più: il tifoso che non può godersi dal vivo un match come questo o il calciatore a cui manca una componente fondamentale del suo lavoro?

«Bella domanda e difficile risposta. Io credo che alla fine ci rimetta di più il calciatore, perché il tifoso può almeno vedere la partita in tv mentre chi gioca non può godersi il sostegno della gente e nemmeno può immaginarselo in modo significativo».

Quel Milan e quel Manchester erano nettamente più forti delle versioni, comunque competitive, che scenderanno in campo stavolta. E quella era una semifinale di Champions. Però il fascino della sfida resta grande.

«Grandissimo. È il fascino delle maglie. In tutto il mondo conoscono il Milan e il Manchester United. Chiunque indossi quei colori sa che è atteso da un compito speciale e gratificante, ma anche da una notevole responsabilità. Quando giochi una partita come questa in uno stadio imponente, anche se vuoto, sai già che puoi vincere o perdere, ma di sicuro crescerai».

Milan secondo in Italia, United secondo in Inghilterra. Ma tutti danno per favorito il Manchester. Giusto?

«In questo tipo di incontri non esistono favoriti. E se esistono, il pronostico conta fino a un certo punto. Bisogna solo correre e lottare per 180 minuti e poi tirare le somme».

Manchester United-Milan è una finale anticipata di Europa League?

«Arriva troppo presto ed è un peccato. Di sicuro chi passa il turno avrà una grande spinta. Ai ragazzi del Milan auguro soprattutto di godersela: queste emozioni ti restano dentro e ti arricchiscono. Io tifo per loro».

Le piace questo Milan?

«Molto. Sta facendo un campionato strepitoso e sono colpito dall’entusiasmo che trasmette quando gioca. Si vede che i ragazzi hanno voglia di correre, di attaccare, di riportare in alto il club. Sono sicuro che l’anno prossimo il Milan ritroverà il palcoscenico della Champions».

Quali giocatori di questo Manchester United avrebbero giocato nel 2007?

«Difficile fare confronti, sono già passati quattordici anni che nello sport sono tantissimi. Però sicuramente Rashford è un attaccante di grandissimo livello e Pogba, nonostante qualche difficoltà, ha le qualità del campione».

Torniamo al 2007. All’andata perdeste 3-2 ma avreste meritato almeno il pareggio. La sconfitta vi diede una spinta in più per disputare la “partita perfetta”?

«Sicuramente ci diede una carica particolare, perché a Old Trafford avevamo dimostrato di non essere inferiori e volevamo confermarlo a San Siro giocando una partita eccezionale. Cosa che per fortuna ci riuscì».

E poi, la sera prima, arrivò un’altra grande motivazione...

«Eh sì, a qualificarsi per la finale ventiquattro ore prima di noi fu il Liverpool, ossia la squadra che ci aveva inflitto una delusione tremenda nel 2005 a Istanbul. Aspettavamo quella rivincita, la volevamo fortemente. E il Manchester United pagò anche il nostro desiderio di rivalsa sui Reds».

A proposito di finale: ad Atene lei si tolse l’enorme soddisfazione di fare una doppietta in finale.

«Quella sera contava solo vincere e non è un modo di dire. Però è chiaro che la doppietta al Liverpool resta nel mio cuore per tanti motivi. Ricordo bene che, appena dopo la vittoria con il Manchester, Berlusconi e Galliani mi dissero di cominciare a pensare solo alla finale di Atene perché avrei dovuto fare la differenza. Aver reso felici loro e i tifosi del Milan mi riempie di orgoglio ancora adesso».

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